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Il Tribunale di Lucca ha decretato il fallimento della Lucchese, travolta da una crisi economica profonda e ormai reiterata. È il quarto tracollo in diciassette anni per il club rossonero. Intanto, a Reggio Calabria si osserva la situazione con rispetto ma anche con rinnovata speranza: il vuoto lasciato in Serie C potrebbe rientrare nella riorganizzazione dei gironi prevista dalla FIGC. E la Reggina, con un progetto solido e ambizioso, potrebbe essere tra le candidate al ripescaggio.
Il Tribunale di Lucca ha ufficializzato il fallimento della Lucchese, nominando come curatore il commercialista Claudio Del Prete. Una figura già coinvolta nella gestione della precedente crisi del 2019 e ora chiamata a un compito tanto urgente quanto complicato: salvare il titolo sportivo della squadra, evitando la definitiva cancellazione dal calcio professionistico.
Il countdown è già partito: entro il 6 giugno a mezzanotte dovrà nascere una nuova società disposta a rilevare i debiti sportivi e parte del passivo fiscale, stimato attorno ai due milioni di euro. Solo in presenza di un imprenditore solido e affidabile si potrà aprire una procedura competitiva per salvare il club. Ma il tempo a disposizione è davvero poco e le possibilità di salvezza si assottigliano ogni giorno di più.
Non è una novità, purtroppo, per la Lucchese. Quattro fallimenti in appena diciassette anni raccontano di una fragilità strutturale che ha colpito duramente una delle piazze storiche del calcio toscano. È il segno di un malessere profondo, che da tempo attraversa le categorie inferiori del nostro calcio, dove i bilanci fanno più paura dei risultati sul campo.
E mentre a Lucca si fanno i conti con l’ennesima ripartenza, a Reggio Calabria si accende una piccola fiamma. Perché il fallimento della Lucchese e di eventuali altre società in difficoltà, potrebbe innescare un effetto domino che rimescola le carte in Serie C. E tra le squadre in attesa, con i documenti pronti e un progetto credibile, c’è proprio la Reggina.
Nel 2025 la FIGC ha introdotto nuovi criteri più stringenti per l’iscrizione in Serie C, con fideiussioni raddoppiate a 700.000 euro e scadenze anticipate al 6 giugno. Allo stesso tempo, si va verso una ristrutturazione dei gironi su base geografica, per ridurre i costi e migliorare la sostenibilità delle trasferte.
In questo contesto, il fallimento della Lucchese non comporta una sostituzione diretta da parte di un’altra squadra nel girone centrale, ma apre uno spazio nell’organico complessivo della Serie C. La Lega Pro, salvo enormi riforme strutturali, deciderà successivamente la composizione dei tre gironi, tenendo conto di criteri territoriali ed equilibrio numerico.
Tra le squadre pronte a candidarsi in caso di ripescaggio figura anche la Reggina. Tuttavia, è bene precisare che l’accesso alla Serie C segue una graduatoria federale ben definita: prima le seconde squadre di Serie A, con l’Inter già pronta a subentrare, poi la vincitrice dei playoff di Serie D con il punteggio più alto, quindi una delle squadre retrocesse dalla Serie C. Sarà inoltre determinante capire se il Milan, retrocesso in D, intenderà proseguire il proprio progetto con una seconda squadra e presentare regolare domanda di iscrizione per il prossimo campionato di Serie C. Solo dopo aver chiarito questo scenario potrà eventualmente entrare in gioco anche la Reggina.
A Reggio nessuno gioisce per il fallimento altrui. Chi ha vissuto la scomparsa del proprio club sa bene cosa significhi perdere un pezzo di identità collettiva. Ma proprio per questo, il popolo amaranto osserva con rispetto e con la compostezza di chi ha conosciuto il dolore, ma anche la forza della rinascita.
Oggi, la Reggina sogna un ritorno in Serie C. Non per caso o fortuna, ma per merito e visione. E in questo calcio ferito ma vivo, il fallimento della Lucchese potrebbe segnare, paradossalmente, l’inizio di un nuovo capitolo per un’altra città, per un’altra storia. Quella amaranto.

