«Lei è Annalisa, quando un giorno la bufera sarà alle nostre spalle, di lei parleranno i libri di storia. Racconteranno di lei, Annalisa, che nasce a Cremona, madre umbra e padre reggino, del suo amore per lo studio, per le lettere, della sua passione per il calcio. Annalisa non va semplicemente allo stadio, le piace scendere in campo in prima persona, giocare. Forse per questo, finito il classico, sceglie medicina. Studia e tira calci ad un pallone».

A raccontare la storia di una giovane donna, dal sangue reggino, in prima linea in questo momento di emergenza è il giornalista Piero Gurrieri.

«Laurea con lode a 25 anni, altri 5 ed è specialista in Anestesia e Rianimazione. Che fortuna, un incarico vicino casa, in fondo la nostra, quella dei medici è una gavetta, anche Codogno può andar bene, lì mi farò le ossa.

Passano i giorni, gli anni, Annalisa sempre attenta, scrupolosa, puntuale. Succede qualcosa dall’altra parte del mondo ma chissà. È il 18 febbraio 2020, un ragazzo cremonese al pronto soccorso. Ho una polmonite da giorni, ho preso questo e quello, non mi lascia più. Cremona è fredda, son da poco trascorsi giorni della merla, ci può stare. Invece no, non passa neppure un giorno, lui è ancora li. Sto male, non riesco a respirare. La mandiamo dalla dottoressa Malara. Ora è davanti a lei. Che strano, cremonese come me e della mia stessa età, 38 anni. Che strani questi sintomi, non ho mai visto nulla di simile.

Sta male, cosa posso fare, per me non è polmonite ma non so cosa sia. Potrei fare un tampone diagnostico ma anche no, il protocollo dice che non posso. Me ne frego del protocollo, non posso lasciarlo così, sta male. Più lo guardo, più sento altro, sarà l’inesperienza, magari mi rideranno in faccia. Io lo faccio.

Oggi è il 19 febbraio, il mostro è qui, Annalisa la prima guerriera a guardarlo in faccia, a sfidarlo. Eccoti qui, brutto bastardo. Subito l’allarme, scattano le procedure epidemiologiche, un esercito di medici scende in campo contro il Covid-19, sono ancora in trincea a combattere. Lei, Annalisa, con la sua follia, di una trentottenne abituata a non dare nulla per scontato, non ha solo salvato il paziente 0 ma milioni di persone in Italia, in tutta Europa. Per questo, la sua storia ha fatto la storia di tutti noi».