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‘Ndrangheta stragista, Lombardo: «Attentato a Scopelliti? Una pagliacciata»

Nel vaglio dei rapporti tra politica e criminalità organizzata, il procuratore ha ricostruito l’episodio che nel 2004 vide una bomba a Palazzo San Giorgio

‘Ndrangheta stragista, Lombardo: «Attentato a Scopelliti? Una pagliacciata»

«Parisi fa riferimento all’episodio di Palazzo San Giorgio dicendo che era un’operazione che serviva a fare riacquisire peso a Giuseppe Scopelliti ed era, quindi, una pagliacciata».

Tramite le parole del collaboratore di giustizia, il procuratore Giuseppe Lombardo, durante la sua requisitoria in corso alla Corte d’appello di Reggio Calabria in seno al processo ‘Ndrangheta stragista, ha ribadito i legami tra mafia, politica, massoneria e servizi segreti deviati.

«Parisi fa riferimento a un incontro sopra Archi sempre tra Berlusconi, componente dei servizi e ‘ndrangheta». Ma il passaggio serve a collegare quanto accaduto Reggio e spiegare come «Scopelliti una volta eletto si voleva discostare da determinate logiche che erano le stesse che lo avevano messo li. Loro stessi gli hanno creato la crisi per poi, quando si è riallineato, farlo recuperare con il finto attentato. Infatti, divenne il sindaco più acclamato negli anni successivi».

Il ruolo di Schirinzi

E Lombardo, per dare senso al «finto attentato» richiama il ruolo dell’esponente di estrema destra Giuseppe Schirinzi che «da Scopelliti ha ricevuto un finanziamento di 700 mila euro per una regata. Soldi che, però, non ha mai destinato alla manifestazione ma li ha prelevati. La domanda è: per cosa è stato pagato Schirinzi? Magari per aver piazzato l’esplosivo che ha portato Scopelliti alla ribalta nazionale?».

Ma il legame tra ‘ndrangheta, servizi e politica Lombardo lo sottolinea anche evidenziando il ruolo di chi ha rinvenuto la bomba: «Chi cercava l’ordigno sapeva esattamente dove cercare. Il questore Vincenzo Speranza non aveva poteri divinatori. Successivamente, quando Scopelliti arriverà alla Regione, Speranza riceverà un importante incarico fiduciario. Ci muoviamo all’interno di un circuito che sì auto riscontra. Un sistema che va oltre le componenti tipicamente mafiose».

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