venerdì,Marzo 29 2024

Reggio, i familiari di Domenico e Chiara: «Una ferita che non si rimargina»

Furono uccisi a Brescia 11 anni fa, vittime indirette di un femminicidio. Avevano solo vent’anni

Reggio, i familiari di Domenico e Chiara: «Una ferita che non si rimargina»

«Il tempo passa e anche se la vita va avanti, riservandoci grandi gioie, resta il dolore di una perdita. È una ferita che non si rimargina». Nuccio e Marisa Tortorici sono ritornati a Catona, nella periferia nord di Reggio Calabria, dove vivono. Erano andati a Firenze perché il loro primogenito Tony è di recente diventato padre per la seconda volta. Sara ha dato alla luce Giona. Ad attenderlo c’era già il fratellino Enea. La famiglia cresce e l’amore pure perché la vita va avanti anche dopo averci strappato il cuore dal petto. Essa procede, incalza e riserva altre emozioni questa volta di gioia. Emozioni che non restituiscono quanto strappato via con ferocia ma che certamente aiutano, sostengono.

«Qui c’è Domenico»

Nuccio e Marisa sono tornati perché qui a Catona, dove restano a vivere nonostante due dei loro figli vivano ormai fuori, Anche Palmiria che ha sposato Fortunato, vive da tempo a Milano. Sono tornati a Catona, a Reggio Calabria, perché qui c’è un altro loro figlio Domenico, la cui vita è stata spezzata la notte tra il 3 e il 4 marzo del 2012 a Brescia. Domenico se n’è andato con Chiara l’amore della sua giovinezza e che sarebbe certamente stata, se il destino avesse assunto un’altra direzione, l’amore della sua vita.

Sempre insieme, ma il vuoto resta

«Andiamo avanti. Ci facciamo sostenere dai nostri figli e andiamo avanti. Ma il vuoto resta. Ed è un incolmabile. Dovevamo essere qui oggi anche se non c’è luogo dove noi potremmo andare in cui lui non fosse con noi. Sarebbe stato felice per suo fratello Tony e per sua sorella Palmiria. Erano molto legati. Noi siamo sempre stati una famiglia molto unita e, anche se ancora siamo l’uno accanto all’altro nonostante le distanze, la nostra famiglia ha subito uno strappo che sarebbe inutile negare. Ci conviviamo. Ci sono giorni meno difficili di altri e certamente siamo grati ai nostri figli per l’amore che portano ancora nelle nostre vite», raccontano Nuccio e Marisa, i genitori di Domenico.

«Chiara è rimasta nella nostra quotidianità»

«Il ricordo per noi non è oggi ma sempre. Con le mie figlie adolescenti, Enza e Giulia, che solo di recente hanno capito cosa fosse successo alla sorella maggiore, parliamo sempre di Chiara. Ricordiamo la sua simpatia quando tentava di parlare in dialetto. Ricordiamo i suoi bronci come i suoi sorrisi. Abbiamo sempre l’impressione che sia di là, in un’altra stanza, ma sempre con noi. Adesso Giulia ed Enza sono cresciute e iniziano a indossare i vestiti di Chiara. Io ho conservato tutto. Questo mi emoziona. Come se Chiara vivesse anche attraverso questi gesti», racconta Dino Matalone, papà di Chiara.

La storia

Nati e cresciuti a Reggio Calabria, Domenico e Chiara sarebbero rimasti insieme. Erano innamorati con la profondità di cui solo a vent’anni si è capaci e con il coraggio che a volte non basta una vita per trovare. Loro lo avevano già trovato.  Il sogno di una vita insieme li aveva condotti fuori dalla Calabria, a Brescia. Lì c’erano più opportunità di lavoro e inizialmente avrebbero vissuto a casa della mamma di Chiara, Francesca Alleruzzo, maestra di origini reggine, separata dal padre di Chiara, Dino Matalone, ed anche dal suo secondo marito Mario Albanese con cui aveva avuto tre figlie.

La tragedia

Una sistemazione provvisoria, in attesa di una vita insieme, anche se lontano dalle famiglie e dai luoghi in cui si erano conosciuti. Ma in una notta tutto cambiò per sempre. Mario Albanese, ex marito di Francesca che non aveva accettato la nuova vita dell’ex moglie, ha atteso fuori casa che lei tornasse con la persona che stava frequentando, Vito Macadino. Li ha attesi per ucciderli e poi, entrando in casa, ha ucciso anche Chiara, figlia nata dal primo matrimonio dell’ex moglie con altro uomo, e il suo fidanzato Domenico. Ha risparmiato la vita soltanto alle tre figlie, avute con l’ex moglie che aveva appena ucciso.

Vittime indirette di un femminicidio

A Francesca non è stato consentito di iniziare una nuova vita senza l’ex marito e il progetto di annientamento messo in atto dall’uomo per ostacolare quella libertà e quella felicità, ha travolto anche i due giovani, in realtà vittime indirette di un femminicidio. Mario Albanese, arrestato subito dopo i fatti, è stato definitivamente condannato all’ergastolo nel 2014 per omicidio plurimo e volontario.

Il dolore inascoltato

«Le cronache oggi denunciano che siamo ancora lontani dal riuscire a contrastare efficacemente la violenza sulle donne. Nonostante le tante storie tragiche, come quella che travolto la famiglia mia e di Nuccio e Marisa, tutto pare indicare che tutto sia accaduto invano, purtroppo. Non si impara e nulla cambia anche se il dolore che si sparge è immenso», ha concluso amaramente, il papà di Chiara, Dino Matalone.

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