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di Pablo Petrasso – Un reticolo di rapporti societari ha portato i magistrati della Dda di Milano da Africo, terra del “Tiradritto”, agli Stati Uniti, dove le finanziarie collegate a Giovanni Morabito, figlio dello storico boss, avrebbero appoggi e referenti. L’inchiesta – culminata in 18 arresti nello scorso mese di ottobre – si spinge fino alle porte della Borsa di New York e, con la sponda di una fondazione onlus, addirittura nell’edificio delle Nazioni Unite. Sarebbero due gli strumenti utilizzati dal gruppo Morabito (non si può parlare di clan perché il gip nel mese di ottobre non ha contestato l’associazione mafiosa), con base a Milano e radici in Calabria, per lavorare sui mercati finanziari. Nel caso ricostruito dagli inquirenti, lo scopo sarebbe quello di una “banale” tentata truffa ai danni dello Stato. Il meccanismo, che punta sull’utilizzo di onlus ed enti benefici per ottenere aperture creditizie, torna in varie inchieste antimafia. Segno che si tratta di una delle (nuove) frontiere esplorate – è l’ipotesi investigativa – dalla criminalità organizzata per creare profitto e riciclare i proventi delle proprie attività.

