‘Ndrangheta, per i pm Falcomatà ebbe l’appoggio degli Araniti grazie al rapporto con Daniel Barillà
La Procura non ha chiesto alcuna misura cautelare per il sindaco in quanto non vi è prova sufficiente della consapevolezza del primo cittadino dell'influenza degli Araniti su Barillà
Per la Procura di Reggio Calabria l’attuale compagine amministrativa del comune, con in testa il sindaco Giuseppe Falcomatà, avrebbe ottenuto l’appoggio da parte della cosca Araniti di Sambatello. In particolare è stata richiesta la misura cautelare per il consigliere regionale Giuseppe Neri e il consigliere comunale Giuseppe Francesco Sera ma non nei confronti del sindaco della città di Reggio Calabria.
Le misure cautelari
«La scelta – spiegano i pubblici ministeri – riposa sul differente gradiente probatorio apprezzabile in relazione alla tre posizioni, nel pur convergente orientarsi verso la ricerca e lo sfruttamento del sostegno elettorale che Daniel Barillà garantiva loro in qualità di grande elettore, capace di far convergere sui candidati un numero significativo di voti nell’area geografica tra i quartieri di Sambatello e Gallico. L’ulteriore dato comune che caratterizzava i tre candidati predetti era la conoscenza del legame di affinità che legava il Barillà alla famiglia Araniti, la cui universale fama, negli ambienti reggini, quale espressione della ‘ndrangheta di Sambatello è circostanza che può ritenersi pacifica. Che Barillà fosse affine di Domenico Araniti, poi, rientrava nella sicura consapevolezza di tutti e tre i citati candidati alla luce della intimità relazionale (sia pure meno intensa proprio per il Falcomatà) che ne caratterizzava i rapporti con il Barillà».
Per gli inquirenti, dunque, Neri e Sera avevano la «piena consapevolezza in ordine alla decisiva influenza che Domenico Araniti aveva per la capacità di raccolta del consenso a loro favore, da parte del Barillà, su quei territori», mentre «la prova di una simile consapevolezza non è sufficiente» per Falcomatà.
La posizione di Falcomatà
Considerando che per il sindaco non è stata richiesta alcuna misura cautelare si ipotizza una minore gravità indiziaria rispetto alle altre posizioni degli indagati. Per la procura reggina Barillà agiva per nome e conto della cosca Araniti mentre il Gip ha escluso questa ipotesi. Dalle carte, emerge come Sera, candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria del 2020 nel raggruppamento di liste in appoggio all’elezione a sindaco di Giuseppe Falcomatà «accettava la promessa di procurare voti in suo favore da parte di soggetti appartenenti all’associazione mafiosa Araniti, operante prevalentemente all’interno del territorio urbano di Reggio Calabria e, in particolare, a Sambatello e nelle aree limitrofe, e comunque da parte di soggetti che ne rappresentavano la volontà poiché autorizzati dal capocosca “il Duca”».
L’accordo
L’accordo sarebbe stato raggiunto tra Sera e “il Duca” il 6 settembre 2020 quando il candidato e Daniel Barillà si sono recati a casa del capocosca. Barillà, infatti, per gli inquirenti è «il rappresentante politico e intermediario per conto della cosca Araniti, su mandato e con la supervisione del “Duca”, che, con l’ausilio di Paolo Pietro Catalano, attuavano la promessa di raccolta voti». In particolare lo scambio avveniva in cambio dell’erogazione e della promessa di varie utilità. «La promessa di inserire Antonino, figlio del “Duca”, nella struttura politica comunale del Partito Democratico, con il contestuale impegno a spostarlo dall’ufficio comunale Settore Patrimonio ed ERP cui apparteneva, cercando di evitargli le sanzioni disciplinari derivanti dalla sua condotta negligente nello svolgimento dei compiti connessi al suo rapporto lavorativo (sanzione tuttavia comminatagli, con licenziamento disciplinare).
La proposta di nominare il Barillà amministratore/liquidatore della Leonia s.p.a., poi non realizzatasi, poiché detto incarico risultava incompatibile con la nomina del medesimo a componente dell’organo interno di valutazione del Comune di Reggio Calabria, avvenuta con decreto n. 40 datato 21.12.2020. Nonché in cambio della più ampia disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa e della sua articolazione territoriale. Fatto aggravato, poiché il candidato Sera risultava eletto nelle consultazioni per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria del 2020».
I rapporti con la cosca
Effettivamente, come è stato evidenziato nelle carte, Barillà risulta essere genero di Araniti, è stato presidente del Circolo del Partito Democratico di Gallico e Sambatello, è stato assegnatario, tra gli altri, di numerosi incarichi in seno ad enti pubblici locali tra i quali spiccano quelli di: «Membro dell’organismo indipendente di valutazione della Città Metropolitana di Reggio Calabria (nomina effettuata dal Sindaco Metropolitano Falcomatà). Nomina di professionista esterno per la redazione di un progetto di piano per lo sviluppo infrastrutturale e della mobilità nell’area dello stretto. (Nomina effettuata dal Presidente dell’ente partecipato dalla Regione Calabria, Neri)».
In merito al ruolo svolto dal Barillà «al servizio della cosca e sotto le direttive del reggente “il Duca” sono numerose le conversazioni cui lo stesso interloquisce con gli altri membri della consorteria mafiosa, dimostrando piena conoscenza delle dinamiche interne e molo di spicco del “Duca”». La competizione elettorale comunale, difatti, segnerà il ritorno al voto a favore del centrosinistra, con «l’appoggio al candidato del consiglio comunale Sera scelto da Barillà e “il Duca”, con il sugello dell’incontro tra i due, considerato un vero e proprio dovere da parte del Sera. D’altro canto, lo storico rapporto personale tra il Barillà e Sera trovava un primo riscontro nella presenza di quest’ultimo alle nozze dei coniugi Barillà/Araniti celebrate nel maggio del 2019».
Le intercettazioni
La riconferma del Sindaco Falcomatà, come sostenuto nelle captazioni relative alla fase iniziale della campagna elettorale comunale, non appariva scontata, sia per via della vicenda giudiziaria” che lo aveva riguardato sia e soprattutto per la netta vittoria del centrodestra alle regionali del 2020. Circostanze che, unitamente all’emergenza rifiuti e alla spinosa questione” delle ecoballe che aveva creato frizioni nel comprensorio di Sambatello, «avevano in parte compromesso l’ascesa politica del Sindaco uscente e, per quanto qui maggiormente rileva, i rapporti tra quest’ultimo e il Barillà». Per la Procura «La tesi è emblematicamente confermata dalla conversazione di poco successiva all’inizio della campagna elettorale durante la quale Barillà, parlando delle prossima tornata elettorale dichiarava: «io voto Falcomatà perché se sale lui sale un amico mio: Peppe Sera … che fa l’assessore all’urbanistica».
La strategia
Barillà e la cosca Araniti iniziavano, conseguentemente «ad attivare i loro consueti canali per favorire l’elezione di Falcomatà che, dal suo canto, per l’evidente timore della sconfitta elettorale, accoglieva volentieri le strategie elettorali del pupillo degli Araniti, superando la ritrosia iniziale che fino a questo momento aveva caratterizzato il loro rapporto. Ebbene, i prodromi del futuro accordo tra i due erano già evidenti dalle conversazioni intercettate in prossimità della comunicazione dei risultati del primo turno elettorale, nella mattinata del 21.9.2020, allorquando era già chiara la necessità di ricorrere al ballottaggio per l’elezione del sindaco reggino, conversazioni in cui Barillà indicava a Falcomatà la strada da percorrere insieme: «Se al ballottaggio si arriva con Minicuci dovremmo vincere facile», suggerendo al contempo di «chiudere le piccole frazioni», per accrescere il consenso elettorale».
Ma le intercettazioni telefoniche tra i due diventano fondamentali per la tesi accusatoria della procura. L’attuale sindaco contattava Barillà chiedendo espressamente il suo aiuto: «che vogliamo fare»…«ho bisogno di una grande, grande mano» per ottenere la vittoria al ballottaggio, ricevendo garanzie in tal senso e una piano di pronta attuazione.
«Dobbiamo vincere», «noi ci dobbiamo vedere… ti dico quello che penso io, poi nei prossimi giorni…facciamo due incontri e via e poi non dobbiamo vederci più». La scelta, «sicuramente opportunistica», di Barillà, è condensata in una frase pronunciata dallo stesso quando «dopo aver definitivamente sciolto ogni riserva sul suo appoggio a Sera affermava: “… comunque devo dirti … se vince Minicuci, io me ne fotto! … perché a me … tanto Peppe Sera viene eletto … me ne fotto … ma il problema non è il fatto di Minicuci o di Falcomatà, il problema è che tutti votano Falcomatà … alla fine a chi cazzo devi votare».
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