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«Sua eccellenza il Prefetto era impegnato in una riunione molto importante quindi non ha potuto riceverci di persona. Abbiamo lasciato il nostro documento in segreteria insieme ai nostri recapiti in modo tale che in seguito si possa avere un contatto».
È stata Rossella Bulsei del comitato Ti Tengo Stretto di Villa San Giovanni ad essere stata delegata alla consegna in prefettura del documento condiviso. Documento che è stato lasciato, data l’impossibilità di essere ricevuti come richiesto per via di una riunione urgente in corso, presso la segreteria del prefetto Clara Vaccaro.
Saranno, dunque, ricevuti in un secondo momento i rappresentanti di comitati e associazioni che oggi pomeriggio hanno protestato in piazza Italia a Reggio Calabria proprio davanti alla Prefettura contro il disegno di legge in materia di Sicurezza. Secondo i gruppi manifestanti tante sono le minacce alla democrazia contenute nel testo in discussione, come l’inasprimento delle pene per chi si oppone alla realizzazione delle opere strategiche.
La criminalizzazione del dissenso
«La preoccupazione per il progetto Ponte – ha spiegato Rossella Bulsei del comitato Ti Tengo Stretto di Villa San Giovanni – aumenta per via della presentazione dell’emendamento da parte del deputato Iezzi. Egli ha proposto di inasprire le sanzioni a carico di chi si oppone alla realizzazione delle opere strategiche. Sicuramente le infrastrutture sono necessarie a tutti. È giusto, tuttavia, che queste opere diano piene garanzie, quelle che in questo momento il progetto del ponte non dà ad alcuno. L’unica garanzia è la minaccia vera e propria ai territori. Noi vorremmo essere ascoltati e vorremmo che anche la posizione del dissenso non fosse demonizzata, piuttosto fosse accolta per quello che effettivamente è cioè per un pensiero altro che non per forza deve essere positivo ma può essere anche costruttivo».
Il terrorismo della Parola
«Siamo preoccupati – ha spiegato Peppe Marra, movimento No Ponte Calabria – per la permanenza del diritto a manifestare e a dissentire nel nostro paese. È stato proposto di introdurre una sorta di terrorismo della parola per colpire il terrorismo islamico religioso. Tuttavia, come abbiamo visto già accadere in tante altre situazioni nel nostro paese, pene introdotte contro il terrorismo vengono negli anni estese anche a tutto quello che è l’opposizione sociale e politica. Ricordo i no Tav ai quali è stato applicato il 41 bis. È dunque fondato il nostro timore che quanto proposto possa scardinare completamente quello che è l’articolo 21 della nostra Costituzione.
All’indomani della bella e partecipata manifestazione No Ponte a Villa dello scorso 18 maggio, l’onorevole Iezzi della Lega ha, infatti, proposto un emendamento. Esso tenta di quadruplicare queste pene per chi si oppone delle opere ritenute strategiche da un governo. Opere rispetto alle quali c’è il diritto di qualsiasi cittadino italiano di dissentire rispetto a quelle stesse scelte politiche. Da quando c’è il governo Meloni purtroppo assistiamo all’approvazione di varie leggi che limitano la libertà, come la recente autonomia differenziata. Occorre sensibilizzare e informare l’opinione pubblica su quanto sta accendendo, perché tali scelte sono atti che riteniamo pericolosissimi». Così ancora Peppe Marra, movimento No Ponte Calabria.
Strane coincidenze…
Una legge la cui discussione si intreccia con la vicenda Ponte per la concomitanza di un altro intervento normativo. Ma non è l’unica coincidenza a preoccupare.
«È in corso un attacco alla libertà di pensiero, alla libertà di manifestare pacificamente le proprie idee come fa il movimento No Ponte ormai da trent’anni. La cosa che ci preoccupa è anche la concomitanza di più provvedimenti. Non è un caso che questo provvedimento che limita la possibilità di opporsi a questo progetto inutile e scriteriato sia discusso contemporaneamente all’approvazione del decreto-legge sulle materie prime critiche. Di fatto quest’ultimo imprime un’accelerazione pazzesca al progetto. Esso dà la possibilità di realizzare la mega opera per tranches quindi anche in mancanza di un progetto complessivo.
Un enorme favore alle società che avranno l’appalto delle costruzioni e che in qualsiasi momento potranno rivendicare delle cifre incredibili per la realizzazione di tutta la struttura o di parti di essa. Ribadiamo che non è un caso che tutto questo avvenga contemporaneamente e dia veramente un’accelerazione a questo intervento». Così Lidia Liotta del circolo Legambiente Reggio Calabria.
«Non pensiamo sia un caso che questo Ddl sicurezza sia stato presentato proprio in questo frangente segnato anche da una serie di insorgenze sociali. Lavoratori rivendicano, infatti, giuste condizioni di lavoro e salari adeguati. Ci sono in discussione adesso numerosi rinnovi dei contratti collettivi nazionali. Il governo non ha i fondi nemmeno per adeguare questi contratti all’inflazione arrivata fino al 18%. Pensiamo che il Ddl Sicurezza sia un tentativo per tappare la bocca anche al mondo del lavoro». Così Vittorio Sacco, Usb Calabria.
Il funerale della Libertà
La protesta è stata anche affidata a una performance che ha messo simbolicamente in scena il funerale della libertà, uccisa dalla repressione e dall’autorità.
«Con una sorta di Filippica abbiamo decretato la morte della Libertà e l’innalzamento di muri in cui imprigionare, come una torre di Babele, i sentimenti del popolo». Così l’attivista e attrice Valentina Albanese che ha interpretato il Consiglio dell’Autorità Suprema.
Il documento condiviso
Il documento oggi lasciato presso la segreteria del prefetto è stato sottoscritto da No Ponte Calabria, Ti Tengo Stretto, circolo del cinema Cesare Zavattini, Csc Nuvola Rossa, circolo Reggio Calabria Città dello Stretto di Legambiente, Usb Calabria Piccola Biblioteca sul Mare, No Rigass Calabria, Potere al Popolo Calabria, Reggio Non Tace, associazione culturale Metropolis, I cittadini e le cittadine dello Stretto.

