«Sto rivivendo un’esperienza che è stata drammatica. In questi momenti più che paura, c’è uno stato profondo di depressione perché capisci che quel sogno su cui hai costruito una navigazione e l’impegno, viene frantumato. Io mi sono sentito stuprato quella notte». La testimonianza dell’attivista messinese di Freedom Flotilla Italia, Antonio Mazzeo, è stata al centro dell’incontro molto partecipato svoltosi a casa Eutopia a Reggio proprio mentre iniziava l’abbordaggio da parte di Israele della Global Sumud Flotilla.

A bordo della nave Handala della Freedom Flotilla Italia, lo scorso luglio in viaggio verso Gaza e fermata dalle autorità israeliane, era stato arrestato.

«È stata dura ma rifarei tutto. È un dovere»

«Lo scorso luglio eravamo a bordo dell’Handala e, come sta accendo in queste ore, Israele ci ha bloccati e noi attivisti siamo stati deportati. Sono passato da tre celle in Israele – ha raccontato Antonio Mazzeo – e sono stato espulso dopo 36 ore dall’arresto. Nessuno di noi attivisti ha firmato alcuna dichiarazione. Abbiamo rifiutato assolutamente lo stato di arresto. Abbiamo subito denunciato che si trattava di sequestro non di arresto e che tutto avveniva in violazione del diritto internazionale.

Una esperienza dura, che resta dentro e quanto sta accadendo adesso mi riporta indietro di due mesi. Rifarei subito tutto perché dobbiamo guardare in faccia il popolo palestinese, pensare ai bambini palestinesi, ai quali sono negati infanzia e futuro. Dobbiamo portare un pezzo di umanità, dove l’umanità è stata cancellata. Dobbiamo farlo».

Durante l’incontro, introdotto da Rosalba Marotta, attivista del centro sociale Angelina Cartella, anche la telefonata di Nando Primerano. Ad accoglierla l’abbraccio di un applauso del pubblico presente. Nando è in viaggio da alcune settimana verso Gaza a bordo della Blucaliffo della Freedom Flotilla Italia con l’amico Dario Liotta. «Dobbiamo raggiungere Creta e andremo oltre. Non ci fermeremo».

Impunità e complicità intollerabili

Un’occasione per una riflessione corale su quanto sta avvenendo sulla e davanti alla Striscia e che riconosce anche nei governi altri da Israele enormi responsabilità di aver tollerato e di continuare a tollerare che Israele violi ogni convenzione internazionale. Anche adesso con la sua azione “terroristica” verso le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla in acque internazionali che bagnano la Striscia di Gaza, territorio palestinese che nessun atto ufficiale ha mai assoggettato al governo di Tel Aviv.

Un’azione di controllo della costa arbitrario, dunque, e messo in atto con l’abuso e la forza dell’esercito israeliano. Ma per i Governi, compreso quello italiano, gli irresponsabili sono gli attivisti hanno deciso, rischiando anche l’arresto, di non cedere e di solcare quelle acque e di raggiungere Gaza e denunciando queste assolute e gravissime complicità e impunità. Un tentativo necessario e coraggioso di ristabilire un diritto internazionale da decenni indisturbatamente violato.

«Siamo tutti responsabili del popolo palestinese»

«A Gaza è in atto una pulizia etnica. Israele vuole liberare tutta la Striscia di Gaza dalla presenza del popolo palestinese. Sogna una grande Israele. È soltanto il primo passo – ha spiegato Antonio Mazzeo – perché negli obiettivi strategici, di Israele non nuovi ma vecchi di sessant’anni, c’è stato sempre quello di impossessarsi di tutta la Palestina, con o senza i Palestinesi dentro.

La principale responsabilità è di Israele e di partner come gli Stati Uniti, come il governo italiano che continuano a legittimare il genocidio. Continuano a sostenere politiche, ad armare, a finanziare, ad addestrare le forze armate israeliane e, ripeto, a legittimare la polizia etnica della presenza palestinese e Palestina. Siamo tacciati di essere irresponsabili ma credo, invece, che sia un atto di grande responsabilità esserci e agire, ritengo che sia un atto doveroso rispetto al popolo palestinese».

Il dovere di testimonianza: «Noi non siamo rappresentati dai nostri governi»

Antonio Mazzeo sta, in questo frangente, declinando il suo impegno nella testimonianza e nel racconto della sua esperienza.

«Dobbiamo dimostrare che l’Occidente, l’Europa, gli Stati Uniti, l’Australia non sono rappresentati dai loro Governi. Sono, piuttosto, quell’umanità che sente il popolo palestinese, sorelle e fratelli. Sento il dovere morale di farlo, sento l’urgenza di dire anche noi abbiamo delle responsabilità in questo senso e che non sono soltanto Netanyahu e il governo israeliano responsabili di quello che sta accadendo in Palestina. Non avremmo dovuto fare quello che ancora non facciamo: fare rispettare il diritto internazionale umanitario. Dovremmo ricordare a Israele che ci sono delle regole, che non si può occupare un territorio, non si può affamare la gente, non si può bombardare la gente». Così ha concluso l’attivista della Freedom Flotilla Italia, Antonio Mazzeo.