di Pablo Petrasso – La contestazione della Guardia di finanza risale al 2021 e riguarda la gestione dei centri di accoglienza dei migranti nella Regione Calabria per il periodo che va da aprile 2011 e dicembre 2012. A 13 anni dai fatti evidenziati nel primo provvedimento di “invito a dedurre” arrivano condanne per 26 persone e diverse società cooperative impegnate in quegli anni nella gestione dell’accoglienza. Tutti condannati a risarcire la Presidenza del Consiglio dei ministri per una cifra complessiva che supera i 4 milioni di euro. Il danno erariale ipotizzato in partenza era di oltre 5 milioni, derivante da presunte irregolarità negli affidamenti. Erano coinvolti funzionari, amministratori locali e cooperative. Figura chiave dell’indagine contabile era Salvatore Mazzeo, ai tempi dirigente del settore Protezione civile della Regione Calabria, nominato soggetto attuatore, cioè delegato alla gestione dell’emergenza profughi. E poi sindaci e componenti delle giunte dei Comuni di Acquaformosa, Riace e Caulonia. Tra questi anche Mimmo Lucano, tornato di recente sindaco del borgo dell’accoglienza ed eletto al Parlamento Europeo. Anche Lucano, così Ilario Ammendolia (all’epoca sindaco di Caulonia), è stato condannato – in solido con Mazzeo, componenti della sua vecchia giunta comunale e rappresentanti delle cooperative – a risarcire la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Non si ipotizzano illeciti arricchimenti da parte degli amministratori locali. Il nodo dell’analisi della magistratura contabile è l’affidamento di servizi per l’accoglienza a operatori esterni (passaggio obbligato visto le difficoltà in cui versavano e versano i piccoli Comuni) a cifre troppo elevate. O, quantomeno, più elevate rispetto a quelle decise da precedenti delibere di giunta.

Continua a leggere su LaC News 24