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È una narrazione che lascia addosso un senso di incompiuto. Passano le ore. Aumenta la conta dei morti. E tutto procede come se nulla fosse. Come se quei numeri fossero pedine di una scacchiera della quale al mondo non importa nulla. No, non è così. Sono uomini, donne e, soprattutto, bambini. Una strage in mare, l’ennesima. Eppure il paese intero è distratto dal decreto del giorno e continua ad ignorare quelle vite che potevano essere le nostre. Infondo siamo solo maledettamente fortunati ad essere nati nel lato del mondo che è “perfetto”. Ma ci stiamo lentamente trasformando in qualcosa di molto più simile all’intelligenza artificiale e sempre meno umani.
L’ennesima strage del mare
Si sarebbe dovuto fermare il mondo di fronte all’ennesima strage del mare. Ci saremmo dovuti indignare. Avremmo dovuto piangere. E, invece, nulla ha scosso le coscienze e un silenzio assordante a tutti i livelli continua a fare a pugni con la morte di tante, troppe anime che avevano come unica colpa quella di voler sopravvivere. Ancora poco o nulla è chiaro. Dati lanciati e poi smentiti. Video che lasciano solo tanta incertezza. Ma, soprattutto, cosa abbiamo sbagliato ancora una volta. Il soccorso in mare sarà sempre un’incognita ma esistono responsabilità che non possono essere ignorate.
Non hanno un nome, documenti, un volto. Ma sono morte oltre 60 persone tra cui quasi la metà sarebbero bambini. Tanti i dispersi per i quali si sono perse ormai le speranze. Un naufragio a 120 miglia dalla nostra costa che ha seminato l’orrore dopo giorni di lotta. Un giorno, forse, qualcuno racconterà questa triste storia. Diventerà una pellicola e forse guardando un film qualcuno verserà una lacrima pensando che quelle vite erano reali e non finzione.
Il momento di dolore
Domani Roccella non festeggerà per il traguardo della Bandiera Blu. Un segno di rispetto nei confronti di chi in quel mare ha incontrato la fine peggiore. Sabato una fiaccolata proverà a riscaldare cuori gelati dal silenzio che in questi giorni ci ha sconfitto. Abbiamo perso ancora. Si è persa l’occasione di restare umani. Di guardare all’altro come simile. E, invece, il “diverso” ancora una volta non merita la nostra attenzione. Erano genitori, insegnati, commercianti, bambini erano semplicemente bambini. Come i nostri figli e nipoti. Ma il paese non si è fermato.
Eppure dalla strage di Cutro è passato poco, troppo poco tempo. Fare i conti con l’incapacità di affrontare un fenomeno tristemente noto non era contemplato. Non è la prima volta e non sarà l’ultima se non si ripensa a come salvare chi non ha i nostri stessi diritti. Gli sbarchi continueranno. Il mercato della morte in morte non si arresterà neanche questa volta. E noi siamo tutti responsabili di ogni vita non salvata, di ogni bimbo che non potrà crescere. Restano zone d’ombra che nonostante l’ostinata volontà di far calare il silenzio su questa strage dovranno trovare la luce per dare un senso a così tante vite distrutte mentre erano alla ricerca di una vita migliore, della libertà.

