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«Se sei a sinistra bene o male non ti escono un cazzo di queste cose, perché tutti i giornalisti sono giornalisti comunisti del cazzo, Musolino, Candido eh quell’altro di LaC, tutti comunisti del cazzo». Era fermamente convinto Daniel Barillà di essere dalla parte corretta. L’uomo, ritenuto dalla Procura vicino alla cosca Araniti, al centro dell’ultima operazione della Procura reggina sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica nella tornata elettorale del 2020, in uno sfogo con il consigliere regionale Giuseppe Neri, fa riferimento a diversi cronisti, apostrofandoli come “comunisti del c…”.
Tra loro anche “quell’altro di LaC”, ossia il nostro giornalista Consolato Minniti che, all’epoca, si occupò con diversi servizi dell’inchiesta “Eyphemos”, cui temporalmente l’intercettazione si riferisce. Il nome di Neri emerse con riferimento alle elezioni regionali 2020 e alla campagna elettorale portata avanti dallo stesso e da Domenico Creazzo.
È proprio Neri, infatti, poco prima a dire a Barillà: «Perché appena io esco da una parte, c’è sempre qualcuno che mi tira fuori qualcosa, cioè sistematicamente e non mi pubblicano le cose, quelli di LaC, del Corriere della Calabria e del Dispaccio (…) Perché se no non mi pubblicano niente, oppure mi tirano contro».
Non vedevano bene, Neri e Barillà, le verità che emergevano dalle carte giudiziarie. I due, pur autoproclamandosi dei “signori” rispetto a quella “brutta razza” dei giornalisti, non risparmiavano chi, lavorando in piena autonomia e libertà intellettuale, avrebbe avuto l’ardire di raccontare di quei rapporti spesso troppo ambigui tra ‘ndrangheta e politica.
È un paradosso, ma sono proprio loro a smentirsi nel corso della stessa conversazione. Perché, mentre da un lato etichettano il giornalista di LaC come “comunista del c…”, dall’altro confermano come “IlReggino.it”, all’epoca diretto proprio da Consolato Minniti, fosse stato l’unico giornale a pubblicare notizie “scomode” anche per il centrosinistra: «Non attaccano mai un consigliere di…cioè gli hanno buttato per dire una cazzata, tre anni e quattro mesi a Peter? Non è uscito nulla. Solo “IlReggino” ma così diciamo… ha scritto “fratello dell’onorevole Domenico Battaglia” e basta, per dirti, perché? Perché è un mondo diverso, il centro sinistra da questo punto di vista è più pulito, nel senso no? Che per me sono quattro sporchi».
Era convinto Barillà, e trovava nel suo interlocutore, Neri una ferma convinzione: «E certo, se avessero condannato mio fratello penso che a me, usciva su tutti giornali d’Italia». Va precisato che il riferimento che i due facevano era a Peter Battaglia, poi assolto in secondo grado da ogni accusa con formula piena nel processo “Thalassa”.
Rimane però il dato dell’idea che certa politica ha del mondo del giornalismo, specie di quello che, non guardando a schieramenti di destra o sinistra, fa emergere quel mondo sommerso che molti preferirebbero rimasse tale.

