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di Pablo Petrasso – L’inchiesta della Dda di Milano, che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di 30 persone, illumina le tensioni tra gli Erba e i Canzo, locali divise dagli interessi sul business della droga. Su quel ramo del lago di Como, dove si è stati vicini a una guerra di ‘ndrangheta, i clan non sparano più, soprattutto le loro propaggini settentrionali. Gli affari di droga, però, rischiano ancora di scatenare faide.
Da un lato c’è Vincenzo Milazzo, definito dagli inquirenti «braccio operativo» di Luigi Vona, nato a Roccabernarda 71 anni fa e già capo del locale di Canzo (reduce da quasi 10 anni di carcere per l’operazione Infinito e nuovamente arrestato martedì scorso); dall’altro Michele “U pentitu” Oppedisano, 55 anni, e Pasquale Oppedisano, 25 anni, entrambi originari della Piana di Gioia Tauro. Milazzo vuole gestire l’affare per conto suo: spiega al capo che «la proposta degli “erbesi”, e di Pasquale Oppedisano in particolare, è irricevibile perché lui, dopo 7 anni di “duro lavoro”, non è disposto a cedere “quote di mercato”». La conversazione avviene dopo un summit (quello dell’8 marzo 2020): ce ne saranno diversi per appianare le divergenze.
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