di Vincenzo Imperitura

In un primo momento ospitati nell’oratorio di Roccella, poi trasferiti in un paio di strutture alberghiere cittadine e, da una manciata di giorni, spostati nelle strutture della Caritas di Locri. La via crucis dei parenti delle vittime del naufragio di metà giugno, arrivati in Calabria per le procedure di riconoscimento delle salme, va avanti da giorni e resta, finora, totalmente sulle spalle della Diocesi di Locri-Gerace. Che si è sobbarcata i costi di vitto e alloggio per la trentina di persona arrivate a Roccella da buona parte d’Europa e che, grazie ad una catena di solidarietà intessuta con il resto delle diocesi regionali, si sta facendo carico anche dei biglietti aerei per consentire ai parenti che non possono permettersi di raggiungere, dai loro Paesi di provenienza, i quattro diversi luoghi (Reggio, Polistena, Locri e Gioia Tauro) dove sono custodite le vittime. Un impegno gravoso che si sta estendendo, in completa solitudine, anche alle pratiche per il rimpatrio delle salme nei Paesi d’origine. Continua a leggere su LaCnews24.it