La pioggia che cade incessantemente da ieri sera su Reggio Calabria non ha fermato i lavoratori metalmeccanici calabresi che oggi, dopo gli scioperi dei mesi scorsi, hanno aggiunto altre otto ore di sciopero alla protesta finalizzata alla riapertura del tavolo della trattativa per rinnovare il contratto nazionale sulla base della piattaforma unitaria di Fim Cisl-Fiom Cgil-Uilm, rappresentati rispettivamente da Pino Grandinetti, Umberto Calabrone e Antonio Laurendi.

«Federmeccanica e Assistal stanno impedendo la ripresa della trattativa – dicono all’unisono i tre segretari – negando il diritto fondamentale delle lavoratrici e dei lavoratori al rinnovo del contratto che, mai come in questa fase, è necessario per aumentare il salario e migliorare le condizioni di vita e di lavoro».

Fim, Fiom e Uilm si sono dati appuntamento nel piazzale antistante la sede del Consiglio regionale della Calabria determinati a superare l’intransigenza di Federmeccanica e di Assistal, anche coinvolgendo la politica. E non a caso una delegazione di lavoratori è stata ricevuta da Domenico Macrì, capo di Gabinetto del presidente Filippo Mancuso, e dai consiglieri Giuseppe Gelardi e Giuseppe Mattiani che hanno promesso di farsi carico della questione provando a portarla sui tavoli governativi.

Lo sciopero d’altra parte ha coinvolto le maggiori città industriali del Paese, visto che il rinnovo del Ccnl riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori del settore. I sindacati hanno chiesto un aumento medio a regime per il livello C3 (ex quinto livello) di 280 euro lordi per il triennio luglio 2024-giugno 2027. Le imprese offrono un aumento salariale medio allo stesso livello di 173 euro, sulla base dell’indice Ipca, ma allungando la vigenza del contratto di un anno (fino a giugno del 2028).

«In assenza di una ripresa della trattativa per i rinnovi dei contratti – hanno scritto in una nota unitaria i segretari generali della Fim, Ferdinando Uliano, della Fiom, Michele De Palma, e della Uilm, Rocco Palombella – i primi giorni di aprile metteremo in atto ulteriori azioni più incisive ed estese di manifestazioni e scioperi. Con oggi – spiegano – sono 24 le ore di sciopero complessivamente realizzate dalle lavoratrici e dai lavoratori per riaprire la trattativa».

I tre rappresentanti locali di Fim, Fiom e Uilm sono sulla stessa lunghezza d’onda e sottolineano come da Federmeccanica e Assistal sia arrivata una controproposta inaccettabile rispetto a quello che era stata avanzata dai sindacati, che abbracciava anche la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Grandinetti, Calabrone e Laurendi si dicono comunque soddisfatti per gli ottimi risultati raggiunti in termini di adesioni con maestranze che arrivano allo sciopero da aziende come Hitachi, Baker Hughes e Hilti, e sottolineano come il coinvolgimento del Consiglio regionale riguarda anche una questione più ampia che riguarda le politiche generali del lavoro e quelle industriali in particolari che secondo il loro parere sono assenti oppure sono limitate rispetto ad alcune piccole eccellenze.

«Noi vogliamo che ci sia un’idea complessiva di politica industriale, per quanto riguarda la regione, sapendo che – ha argomentato Calabrone della Fiom – comunque anche il governo Nazionale non sta facendo delle politiche utili per quanto riguarda l’industria italiana. I dati della produzione industriale degli ultimi 25 mesi sono sempre al ribasso, i dati sul potere d’acquisto dei salari in Italia dimostrano che comunque, non solo questo governo, ma anche questo governo continua sulla linea di non dare risposta ai lavoratori, alla parte debole del paese».