Pregiudizi, servizi insufficienti e contratti precari frenano l’accesso al lavoro: diffusi i primi dati dell’indagine Fondazione Studi – ANFFAS
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Alla vigilia della Giornata internazionale della disabilità, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e ANFFAS anticipano i risultati di una ricerca che sarà presentata nel 2026: solo il 40% delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo potenzialmente occupabili ha un lavoro.
Turismo e commercio i settori più ricettivi, ma prevalgono contratti precari e part time. Tra le priorità indicate dalle famiglie: più servicespecialistici e la figura del Disability Manager.
Resta complesso il percorso di piena inclusione lavorativa delle persone con disabilità, nonostante alcuni progressi registrati negli ultimi anni. È quanto emerge dall’anticipazione dell’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con l’Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (ANFFAS), realizzata su un campione di quasi 500 famiglie e destinata a essere presentata integralmente nei primi mesi del 2026.
I dati fotografano una realtà ancora segnata da difficoltà strutturali: tra le persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo che potrebbero lavorare, solo il 40% risulta occupato, mentre il 30% è alla ricerca di un impiego. A ostacolare l’inserimento lavorativo restano pregiudizi, scarsa conoscenza delle disabilità e un sistema di servizi ancora insufficiente nel facilitare l’incontro tra domanda e offerta.
Dal quadro emerge che, nonostante un livello di istruzione medio-alto — il 43% possiede un diploma e il 15% una laurea — sono soprattutto le attività manuali e artigiane a offrire le principali opportunità di assunzione. I settori più ricettivi risultano il turismo (25%) e il commercio (20%).
Sul fronte contrattuale prevale la precarietà: solo il 28,5% degli occupati può contare su un contratto a tempo indeterminato; il 13% lavora a termine, mentre il 30,8% è inserito in un tirocinio. Anche l’orario di lavoro restituisce un quadro articolato: il 95% svolge attività part time, nel 55% dei casi per scelta, nel 40% per decisione aziendale.
Tra coloro che sono in cerca di lavoro, il 55,3% utilizza servizi pubblici e privati per il collocamento, gratuiti nel 64% dei casi, ma a carico delle famiglie nel 20%. Una quota significativa degli intervistati — il 49% — indica come prioritario il potenziamento di figure specializzate come il Disability Manager, ritenuto essenziale per accompagnare e sostenere i percorsi di inclusione professionale. Seguono la richiesta di maggiori opportunità lavorative, anche attraverso strumenti contrattuali più flessibili (38%), e il rafforzamento dei servizi dedicati (37%).
«I dati che emergono confermano che c’è ancora molta strada da fare per garantire un accesso equo e dignitoso al lavoro delle persone con disabilità», dichiara Rosario De Luca, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
Un quadro che invita a riflettere sulla necessità di politiche più mirate, investimenti strutturali e un cambio culturale che riconosca il lavoro come diritto e come leva di autonomia e partecipazione sociale.

