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«Lo scorso anno eravamo a casa mia a seguire insieme Sanremo. Ancora come i mondiali questo festival catalizza l’attenzione dell’Italia e ferma il Paese. Quest’anno no, e per ovvie ragioni. Dario è sul quel palco. Dunque è per entrambi tutta un’altra emozione».
Canta anche mentre scorrono le immagini del videoclip interpretato da lui stesso e dalla sua famiglia, diretto dal regista Giacomo Triglia, reggino laureatosi all’Accademia di Belle Arti adesso residente a Cosenza, è il regista del videoclip della canzone L’albero delle noci, con cui Dario Brunori sta calcando il prestigioso palco dell’Ariston.
Anche lui, regista pure del videoclip Fango e paradiso di Francesca Michelin e che con Jovanotti, il superospite della serata d’esordio del festival, nel 2022 ha girato lo straordinario videoclip “Alla Salute” tra Scilla e Gerace, è tra coloro che hanno portato la Calabria a Sanremo.
Per Giacomo Triglia non è il primo Sanremo in cui gareggiano canzoni di cui ha diretto il videoclip, avendo collaborato con Maneskin, Luciano Ligabue, Levante, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, Samuele Bersani, J-Ax, Annalisa, Irene Grandi, Eugenio Finardi e molti altri.
Ma per questa edizione è tornato a girare nella sua regione e sempre con il contributo della Calabria Film Commission, a Carolei nel cosentino, rigorosamente su pellicola, Giacomo Triglia ha girato il videoclip de L’albero delle Noci, la canzone con cui Brunori Sas sta emozionando e convincendo il pubblico dal palco più ambito della canzone italiana.
Un affresco intenso sulla paternità e anche un tributo emozionante alla Calabria. Questa la canzone che diviene una ballata corale e al contempo intima in uno spazio che diventa lo spazio in cui il sistema solare si anima. «Il sole è Fiammetta, la figlia di Dario, e tutti gli altri, il papà, la mamma, la nonna, gli zii, sono i pianeti che ruotano attorno lei, il sole, la nuova arrivata al centro della vita di tutti», sottolinea Giacomo Triglia.
È come accade, o dovrebbe accadere, in ogni famiglia, non solo quelle di sangue come in questo caso. Quando nasce un bambino, in questo caso una bambina, tutto il resto ne viene attratto e ruota intorno. È una rinascita collettiva.
L’amore e la magia di un sole che non smette di splendere
Un sole che splende e illumina i pianeti che danzano intorno. Poi alla fine, la poesia alla quale è consentito per un attimo di stravolgere persino le regole del cosmo. È il sole a correre in mezzo ai pianeti, a muovere tutto e in un momento a compiere un salto nel tempo.
Quella bambina è già una giovane donna alla quale cede la scena il dolce sguardo paterno che mai sarà distolto. Lei con il tutto, il tanto che evidentemente resta di quel ricordo così importante, torna in quel luogo. Un finale di nostalgia mista a tenerezza.
«Quello è un attimo magico – commenta il regista Giacomo Triglia – che abbiamo creato a chiosa di un pezzo importante che meritava un pizzico di magia, a chiosa di un racconto che, come sempre, è frutto di un lavoro comune. Arrivano le idee, le condividiamo, diamo forma. Dario è sempre molto attento e partecipe senza mai essere invasivo, in ogni fase del lavoro. Praticamente nelle fasi di montaggio si trasferisce da me».
La ricerca di un’idea
Si rinsalda, dunque, il sodalizio tra Giacomo Triglia e Dario Brunori, con il quale il regista reggino ha iniziato a dedicarsi ai videoclip nel 2009 occupandosi di trasporre in immagini il suo brano “Come stai?”. Da lì è stato un crescendo con oltre una decina di videoclip e, nel 2017, anche la regia del docufilm prodotto da Sky Arte, “BrunoriSas – A casa tutto bene”.
«Girare questo video è stato molto emozionante, forse perché anche io sono padre e la canzone di Dario parla davvero a tutti. Noi l’abbiamo voluta raccontare in un modo semplice ma la canzone era importante e abbiamo pensato a lungo a come rappresentarla.
Poi un giorno mi è venuta in mente la scena di un film piuttosto sconosciuto e di nicchia che a me piace molto di Béla Tarr, “Le armonie di Werckmeister” in cui una persona ubriaca inscena la rappresentazione vivente del sistema solare. La scena è piaciuta subito a Dario che l’ha immaginata con tutta la sua famiglia. Il sole, naturalmente, sarebbe stata sua figlia Fiammetta», spiega Giacomo Triglia che tiene a sottolineare che per quanto sia positivo «un sano campanilismo in occasione di questo festival, la musica di Brunori merita, e in realtà ha già conquistato, la ribalta e il pubblico nazionali».
«Tutta la Calabria…»
«Tutta la Calabria, tutta la Calabria, tutta la Calabria». Così potremmo intonarlo, prendendolo in prestito, il nuovo jingle di Sanremo 2025 firmato da Gabry Ponte, «Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia», se volessimo racchiudere in poche parole l’abbraccio con il quale la nostra regione sta accompagnando la a Sanremo il cantautore cosentino Brunori Sas.
Quell’Albero di Noci a pochi metri dalla sua casa a San Fili, nel cosentino, è ormai entrato nella casa e del cuore degli italiani e delle italiane che seguono la 75^ edizione del festival di Sanremo alla quale Brunori approda, con la sua immancabile ironia, dopo oltre 20 anni di piazze, teatri, palasport concerti e album.
Sul palco dell’Ariston ad emozionare è l’intensità di un racconto intimo racchiuso nella sua canzone “L’albero di noci” in cui a mescolarsi sono le speranze e le paure di essere padre, quell’amore che dilata le pareti del cuore come gli orizzonti.
«E nel mio cuore di padre il desiderio adesso è chiuso a chiave. E tu sei stata bravissima all’esame di maturità. Ad unire i puntini fra la mia bocca e la verità. Che tutto questo amore io non lo posso sostenere. Perché conosco benissimo le dimensioni del mio cuore».
A mescolarsi sono anche la consapevolezza di vivere in una terra di struggente bellezza e al contempo di irriducibile durezza come la Calabria. «Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele. E le persone buone portano in testa corone di spine. Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino. E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane». Con Brunori a Sanremo arriva la Calabria, arrivano la profondità di una terra di persone perbene che conoscono la fatica dell’essere onesti e la dolcezza e la leggerezza della scirubetta.
La Calabria, la paternità e le radici
La Calabria e la paternità, insomma le radici che nel percorso umano e artistico di Brunori non hanno smesso di essere alimentate. Quelle radici che sono per un albero l’unica garanzia di chiome rigogliose e frutti copiosi e saporiti.
Radici sempre ben piantate anche mentre studiava a Siena Economia e già scriveva canzoni. Quando è rientrato in Calabria senza smettere di scrivere canzoni, nonostante per un frangente si fosse dedicato all’azienda di famiglia dopo la prematura scomparsa del padre. Radici che segnano la sua strada.
Quel concerto per Domenico e Chiara a Reggio nel 2013…
Una strada passata anche per Reggio Calabria in diverse occasioni. Tra queste nel 2013 per il concerto in memoria di Domenico Tortorici e Chiara Matalone, due fidanzati di Reggio Calabria vittime della strage di San Polo di Brescia, avvenuta nel marzo del 2012. Un concerto unplugged sotto il cielo estivo al Lido dello Stretto di Catona per ricordare i due giovani nei luoghi in cui si erano conosciuti e innamorati e sostenere l’associazione di familiari e amici che all’indomani della strage era stata costituita.
La strada continua e adesso sta facendo tappa nella Città dei fiori dove Brunori è tra i favoriti di questa 75^ edizione del festival di Sanremo.