Tutti gli articoli di Eventi
PHOTO
Una chiusura con il botto. Una pagina nuova, bella e futuristica quella chiusa ieri al Forte Siacci a Campo Calabro con la Biennale dello Stretto. E a tracciare un bilancio senza alcun dubbio positivo è stato il sindaco Sandro Repaci che già dalla prima edizione ha creduto fortemente nel potenziale di un evento che apre il territorio a prospettive future.
«Ci aspettavamo nei fatti questi numeri. Diverse migliaia di visitatori solo nei giorni in cui qui ci sono stati i talk. Poi ci sono stati gli eventi gli altri giorni e sono stati dedicati alla visita esclusiva perché il cuore della biennale, con i talk con i dibattiti e con le riflessioni si erano spostati a Reggio Calabria e a Messina. Noi chiudiamo questa parte iniziale. La biennale continua ancora nell’ottica di una biennale diffusa per cui si sposta in varie parti della Calabria, in alcune parti della Sicilia. Rimane forte Sciacci il cuore della parte espositiva della Biennale che sarà aperta in tutti i fine settimana. Daremo l’occasione, a tutti gli istituti superiori, di visitare ancora le installazioni.
Un bilancio che noi prevedevamo comunque positivo si è arricchito di una serie di elementi valoriali sui quali occorre fare una riflessione. Questo evento ci ha insegnato la fatica del progettare in comune però ci ha insegnato anche la bellezza di darci visioni e prospettive, di declinare in maniera nuova problemi secolari prospettandone soluzioni innovative. Questa estate reggina ha portato ad una grande concentrazione di folla. Noi abbiamo il record di non avere procurato disagi e non avere lasciato immondizia ma solo bellezza e cura del territorio.»
Una seconda edizione che è andata forse anche meglio delle prospettive e delle previsioni. E lo ha confermato uno tra i direttori della Biennale Alfonso Femia. Non è una questione di numeri ma di risultati. «Era complesso e articolato. Possiamo ancora una volta dire che la biennale stupisce anche noi stessi per le risposte che abbiamo avuto in questi cinque giorni da parte di tutti le persone che sono intervenute. Per la capacità che la Biennale ha di creare delle dimensioni empatiche, dialettiche, tali per cui abbiamo visto questa volta dialogare sui temi della città. Abbiamo visto dialogare procuratori, prefetti e professionisti legati al tema della salute, Designer, trasportisti. Una maniera di confronto ampio e totale dove ha prevalso sempre la volontà di provare a trovare delle domande giuste per il futuro al quale poi magari tutti insieme dare risposte».
Ed Ilario Tassone, presidente dell’ordine di architetti di Reggio Calabria, ha guardato ancora una volta al futuro. «Stiamo parlando dell’area metropolitana quindi dell’intero territorio. Parliamo del futuro dell’ambito urbano territoriale che coinvolge un’area vasta quindi anche uno degli obiettivi principali era quello di non guardare un’area geografica limitata dai confini comunali ma di guardare, invece, a quella che è una generazione, una collettività. Su questo gli architetti ovviamente hanno la visione di guardare al futuro e di progettare.
La capacità di questa Biennale e quella di trasmettere questa capacità di visione degli architetti anche alle persone comuni a tutta la generazione soprattutto ai nuovi, ai bambini che erano parte integrante anche di questo nostro progetto. In qualche modo i risultati li vediamo. Penso che ci siamo riusciti. Era una grande sfida dopo la prima edizione che ha avuto un successo straordinario con la seconda edizione bisognava alzare un po’ di più il livello. La risposta di oltre 1000 persone che sono presenti questa sera alla chiusura di questa prima sessione ne è una testimonianza. Penso che abbiamo scritto una pagina di storia del nostro territorio, una pagina bella della storia del nostro del nostro territorio perché si parla di noi e in tutti i giornali in tutta in tutti i social per la cultura, per i progetti, per la visione del futuro. E quindi questa è un’azione che riteniamo sia fondamentale importante per noi per i nostri giovani per la nostra nuova generazione».

