Il cuore dello Stretto ha battuto più forte sotto le luci dell’Altafiumara Fest, trasformando una serata qualunque in un evento memorabile. A incendiare il palcoscenico è stato Gennaro Calabrese, il comico reggino capace di portare in scena non soltanto uno spettacolo, ma un viaggio dentro il mondo dello spettacolo stesso. Il suo “Gennaro Calabrese Show” ha travolto il pubblico con un turbine di applausi, risate e suggestioni, regalando un mosaico di personaggi che spaziano dalla televisione ai social, dalla cultura all’attualità, con la freschezza di chi sa reinventarsi ogni volta.

Uno spettacolo che “innova e si rinnova”, come sottolineato sul palco, e che negli anni ha saputo cambiare pelle, vestiti, parrucche e persino vite. Calabrese, con la sua poliedricità rara nel panorama nazionale, ha dato vita a una galleria di volti che ha saputo unire tradizione e modernità, televisione e TikTok, comicità classica e linguaggi digitali. Un azzardo che lui stesso, con ironia, ha ricordato di aver pensato rischioso, inizialmente apprezzato soltanto dal suo fonico Giuseppe. La risposta del pubblico, però, è stata un’ovazione: la platea ha accolto con entusiasmo questo incrocio di generi e codici, dimostrando che l’arte dell’imitazione, se nutrita di intelligenza e ironia, sa sempre parlare al cuore.

Sul palco hanno preso corpo figure come Paolo Crepet, che in chiave comica ha riflettuto sull’importanza di crescere i figli; un professor Vincenzo Schettini rinnovato nei suoi contenuti e capace di far sorridere e pensare; un Alberto Angela inedito alle prese con l’“involuzione della specie umana”. Personaggi che, seppur trasfigurati dal talento mimetico di Calabrese, hanno reso tangibile un intreccio fra satira e attualità, fra risata e riflessione.

L’atmosfera è stata quella delle grandi occasioni. Gioia, allegria e risate hanno illuminato per una notte lo Stretto di Messina, rendendo l’Altafiumara Fest un crocevia di emozioni condivise. L’artista, figlio di una terra che lo ha sempre amato e che lui stesso continua ad amare senza riserve, ha dimostrato ancora una volta che il legame con le radici è la vera forza di ogni percorso artistico.

Sul palco, con la sua ironia pungente e affettuosa, Calabrese ha spezzato un luogo comune che troppo spesso accompagna gli artisti di provincia: «Mi fa piacere sapere che il nemo propheta in patria… già facevo fatica a tradurlo in latino a scuola, figuriamoci se invece posso pensare che sia una cosa reale. Non esiste: dovunque vado la gente di Reggio, della provincia, arriva. Quindi bene!». Parole che hanno fatto vibrare il pubblico, perché racchiudono la consapevolezza di un successo condiviso, di una comunità che si riconosce nei suoi talenti e li sostiene con orgoglio.