«Da una parte il bisogno di chi fugge di essere accolto, integrato e sentirsi parte attiva nella terra che lo ospita, dall’altra l’evidente e sempre più crescente bisogno della parte produttiva del nostro Paese di "risorsa umana”». Maria Paola Sorace è una di quelle imprenditrici che quando parla sa di quello che parla. Da anni è presidente della cooperativa Pathos, che si occupa dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti in fuga da situazioni difficili che arrivano nella Locride.

«L’andamento della accoglienza in questo momento storico è caratterizzato da una crisi profonda, economica e sociale – ha rimarcato nel corso dell’intervista in studio - un pretesto per non affrontare seriamente tanti altri problemi che oggi ci sono in Italia. In tv si parla di un fenomeno di cui noi dobbiamo avere paura, un nemico da combattere e se possibile anche da abbattere. Tuttavia l’Italia detiene il primato di un sistema d’accoglienza invidiato tutti paesi europei, quindi bisognerebbe in qualche modo dare la possibilità agli italiani di leggere realmente il fenomeno per quello che è, invece di quello che ci appare a causa dei famosi decreti sicurezza che hanno cambiato davvero la modalità e il sistema dell’accoglienza».

Sorace ha quindi aggiunto: «Le persone che arrivano da noi arrivano già da un centro di prima accoglienza quindi non si fa una gran fatica ad accogliere. Basta dare loro un alloggio dignitoso e garantire alcuni servizi. Cosa chiedono? Principalmente il diritto alla salute e le pratiche per avere un permesso di soggiorno che gli permette di rimanere stabilmente nel nostro territorio. La sfida più grande è quella dell’integrazione, non facile anche perché non abbiamo a disposizione tanti fondi da permetterci di fare quello che realmente serve per integrare un migrante, che ha bisogno di prendersi la propria identità di uomo attraverso il lavoro, non prima di un periodo di formazione per evitare di ricadere in un altro sistema che quello dello sfruttamento».

Tra le varie attività della cooperativa, lo stato di disagio dei soggetti svantaggiati, al fine di garantirne l’inserimento sociale con il maggior grado possibile di autonomia. «Noi non abbiamo grosse difficoltà perché siamo riusciti a trovare delle abitazioni dignitose e quindi creare un clima sereno – ha evidenziato Sorace - Da una c’è parte il bisogno di chi fugge di essere accolto, integrato e sentirsi parte attiva nella terra che lo ospita, dall’altra l’evidente e sempre più crescente bisogno della parte produttiva del nostro Paese di "risorsa umana”, di forza lavoro in un territorio che si sta spopolando completamente. L’altra sfida è quella di farli rimanere sul nostro territorio. Se i nostri amministratori si rendessero realmente conto dell’opportunità che i nostri migranti potrebbero dare alla realtà economica di questo paese allora potremmo andare in una direzione giusta, se invece l’idea è quella di continuare a guardare allo straniero come un nemico, come colui che viene a rubare il lavoro agli italiani, allora purtroppo non ci sarà nessuna prospettiva rassicurante».