martedì,Aprile 23 2024

Reggio, la verità sulla crisi idrica. Dove e quando mancherà l’acqua. Rubinetti a secco tutte le sere

LA MAPPA | Ecco la suddivisione delle zone cittadine con tutti gli orari. La Sorical riduce la portata, il Comune è costretto a correre ai ripari. L'amarezza di Brunetti: «Vigileremo per capire se per tutti ci sarà lo stesso trattamento»

Reggio, la verità sulla crisi idrica. Dove e quando mancherà l’acqua. Rubinetti a secco tutte le sere

Una Città metropolitana che la sera è senz’acqua. Una storia che ha dell’incredibile nel 2019, nemmeno fossimo nelle più povere favelas. L’acqua, bene pubblico per eccellenza, diventa liquido da dosare, con disagi enormi per i cittadini soprattutto con l’arrivo delle festività natalizie, dove cenoni e conviviali sono all’ordine del giorno e dove persino all’interno del teatro cittadino si rischia di non poter utilizzare i bagni. Sul tema ne abbiamo ascoltate davvero tante. È per questo che abbiamo deciso di fare chiarezza una volta per tutte. E, per far il punto sulla situazione, abbiamo chiesto spiegazione a Paolo Brunetti, delegato dal sindaco Falcomatà per il servizio idrico e rappresentante nell’Aic (Autorità idrica della Calabria). 

Avevate annunciato la fine della grande sete con l’acqua del Menta. Quali zone sono raggiunte dall’acqua della diga del Menta?

«Partendo da Nord verso Sud: c’è il serbatoio di Santa Caterina, il serbatoio di Condera che serve tutta la zona Reggio Campi, San Cristoforo, Spirito Santo, Villini Svizzeri e Sant’Antonio; il serbatoio del Trabocchetto che fornisce acqua a Tremulini e Centro Storico; il serbatoio di San Sperato che manda acqua a tutta la parte bassa di San Sperato, appunto, e a Modena Ciccarello; il serbatoio di Modena che fornisce tutta l’area compresa tra il Calopinace e il Sant’Agata ossia la parte bassa di quest’area, circa 40mila abitanti». Nei serbatoi però, ricorda Brunetti, non scorre solo l’acqua del Menta ma «un’ottima percentuale significa l’80% dell’acqua della Diga, mescolata all’acqua buona dei pozzi che sono ancora attivi fornisce circa 90/100mila persone».

È vero che Sorical ha diminuito la portata dell’acqua erogata?

«Dopo 50 anni si era ricominciato a non chiudere l’acqua in alcune zone, una su tute Santa Caterina, dove l’acqua veniva chiusa verso le 20 ogni sera. Entrando a regime non c’era stata più questa necessità. Ad oggi, a causa delle difficoltà economiche che non ci consentono di pagare Sorical, ci è stato ridotto il quantitativo di acqua erogata: agli uffici è stato comunicato che si è passati da 450/500 litri/secondo a circa 300 litri/secondo». 

È vero che l’amministrazione provvede alla chiusura dei serbatoi di sera?

«Sì, siamo costretti a chiudere la sera i serbatoi per garantire al mattino un accumulo tale da poter distribuire acqua anche nelle zone più alte, dove altrimenti non arriverebbe con la pressione minima». 

Tale diminuzione è conseguenza del debito del Comune con Sorical. A quanto ammontano le rate da pagare?

«Le rate costano ma non per il corrente, piuttosto per il debito che ci trasciniamo da oltre dieci anni. Era previsto un piano di rientro per colmare questo debito che non è stato rispettato per i noti problemi economici di cassa che come ente abbiamo. In più non è stata pagata qualche rata corrente e, di fatto, Sorical ci ha sollecitato, ma non c’erano le risorse. Così ha deciso di diminuire l’erogazione dell’acqua».

In quali zone è la chiusura dell’acqua e a che ora?

«Verranno chiusi i serbatoi di Condera, Centro storico, Modena e a volte anche San Sperato. A Santa Caterina stiamo cercando di non chiudere perché essendo più piccolo il serbatoio l’acqua ci basta. Per quanto riguarda l’orario non è mai preciso, dipende da quando gli operatori riescono a constatare, visivamente, le condizioni del serbatoio e li si decide se chiudere o meno. Ci sarà una riunione col sindaco per fornire orari certi in modo tale che la gente si possa organizzare. Orientativamente l’orario è la sera, verso le 19. Vorremmo procrastinarlo, almeno alle 21, fino a che non si risolve questa situazione. Al danno però aggiungiamo la beffa perché l’apertura e la chiusura dei serbatoi provoca nuove perdite causate dagli sbalzi di pressione: quindi può succedere che se l’acqua viene data al mattino ed esplode la perdita siamo costretti a chiudere per poterla riparare. Anche perché le condotte in cui, in questi 3 anni non siamo intervenuti, sono molto vecchie».

Quando sarà l’incontro con Sorical e cosa sperate di ottenere?

«Mercoledì è previsto l’incontro con Sorical per trovare una soluzione immediata al problema, di fatto l’acqua della Diga c’è: è solo una questione di rapporti economici tra i due enti. Il Comune non è riuscito a pagare alcune rate, Sorical ha inviato il preavviso, rispettando le norme previste per la riduzione in questi casi. Tuttavia se non ci fosse stata la componente privata in Sorical, il discorso sarebbe stato molto più tranquillo tra gli enti. Se, ad esempio, fosse stato gestito dalla Regione Calabria ci sarebbe stato un rapporto istituzionale diverso. Oggi parliamo di una società al 49% privata che deve far quadrare i profitti sull’acqua e questa è una cosa inammissibile. In Italia c’è stato un referendum che dice che l’acqua è pubblica. La Regione Calabria tramite l’Aic (Autorità idrica della Calabria) di cui la Regione Calabria fa parte, io sono il rappresentante del Comune, ha espresso la volontà di scegliere il gestore di carattere 100% pubblico, l’acqua è un bene primario, non si può né lucrare, né fare speculazioni, né fare attività politica con l’acqua».

L’Aic è un’assemblea di comuni calabresi, in cui partecipano i 5 capoluoghi di provincia di diritto più altri 35 comuni eletti dagli altri sindaci. L’Assemblea ha il compito di gestire il servizio idrico integrato per la Regione. Le altre regioni lo hanno costituito da tempo, la Calabria è partita solo con la giunta Oliverio, adesso c’è da decidere sul sistema di gestione dell’acqua in Calabria. «Se si decide per un gestore pubblico – spiega Brunetti – la Sorical, o chi per lei, deve gestire in maniera pubblica senza possibilità di fare lucro, si deve autosostenere coi costi di gestione. È la scelta che la Città metropolitana ha sponsorizzato dal primo momento. E anche il resto dei comuni provati da precedenti esperienze. Questo non significa che i comuni non devono pagare la società che andrà a gestire ma che ci sarà un rapporto diverso, un ente che parla con un altro ente, senza interessi economici dei privati da difendere».

Cosa pensa di fare l’amministrazione comunale? Continuerà a non pagare?

«Come tanti altri debiti che abbiamo onorato, cerchiamo di onorare anche questo. Non è che il Comune dice che non può pagare. Personalmente voglio rilevare che, dal primo momento in cui ci siamo insediati, abbiamo intrecciato rapporti eccezionali con il compartimento Sorical di Reggio Calabria, rapporti che prima non c’erano, c’erano litigi continui. I problemi dell’acqua a Reggio non sono nati con Falcomatà. A vicenda abbiamo collaborato col dipartimento per risolvere i problemi. Il Comune non ha mai contestato a Sorical eventi come rotture di tubi e simili, perché essendo sul territorio anche noi abbiamo visto che non avevano responsabilità e abbiamo deciso, forse sbagliando, di avere rapporti di collaborazione perché come era successo a noi che siamo subentrati dopo i commissari, trovando il disastro, anche loro hanno trovato altrettanto a Reggio. Oggi gli uffici di Sorical di Catanzaro, cioè chi non ha idea della gestione dell’acqua a Reggio, da dietro una scrivania mette una firma per togliere l’acqua alla nostra città vanificando tutti i sacrifici non solo del Comune ma anche dei loro dipendenti Sorical di Reggio. Intanto in riunione chiederò se lo stesso trattamento è stato fatto a tutti gli altri comuni di Reggio Calabria, compreso quello in cui abita qualche dipendente Sorical. Se c’è disparità di trattamento il comune non resterà a guardare stavolta».

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