Reggio, Bandecchi inaugura la sede regionale di Alternativa popolare: «Vogliamo diventare una setta»
Il segretario nazionale insieme a Massimo Ripepi difende la sua creatura e rilancia il progetto rivoluzionario per la città e il Paese. Finisce a Vibo la sponsorizzazione da 100mila euro, dopo il “no grazie” della Lfa
«Bandecchi fa politica perché si è rotto i co… di essere bersagliato da persone che oltre a non capire una mazza, prima o poi lo perseguiterà, ma tanto lui camperà grazie a quello che sa fare nella vita. Male che vada, spalle grosse, andrò a scaricare la frutta al mercato». Così, nel suo stile verace – ma non diteglielo, perché per lui «è normale» – Stefano Bandecchi chiude il suo tour elettorale in riva allo Stretto, dove questo pomeriggio ha inaugurato la seconda sede regionale – la prima è a Terni, in Umbria – di Alternativa popolare. Il suo partito che, da oggi, complice il coordinatore regionale Massimo Ripepi, aspira a diventare una «setta» che diventi ossessione per i settari, che poi per lui è anche il desiderio di ogni partito politico che vuole raggiungere percentuali tra il 30 e il 40%.
Un partito che in Calabria prova a fare proseliti anche grazie al connubio di «idee, valori e principi» con il movimento di Ripepi, quella “Rivoluzione Rheggio” che aspira a guidare la città, oggi governata da Giuseppe Falcomatà, in un rapporto di mutuo soccorso elettorale che vuole trascinare i cittadini alle urne per cambiare il Paese. Il sindaco di Terni si dice pronto al confronto con ogni onorevole, ministro e finanche con il capo del governo, facendo leva sulla sua formazione, e sulla sua forza di volontà che l’ha cacciato dalla strada per farne un imprenditore «imballato di quattrini» per dirla con lui, che giustifica così i suoi guai giudiziari: «sono indagato perché faccio l’imprenditore rispettando le leggi italiane».
Ecco, quindi, che le elezioni europee diventano trampolino di lancio per un partito, come Alternativa popolare, che si colloca «a pieno titolo» nell’alveo del Partito popolare europeo, in una corsa solitaria che ai politici di professione fa scappare un sorriso.
Ma è proprio contro di loro, e il loro modo di intendere la politica, che Bandecchi si scaglia in maniera anche veemente e con il suo linguaggio diretto e colorito, per usare un eufemismo. Un linguaggio che poi, è proprio quello che fa presa tra la gente comune, stanca di essere tartassata, delle pastoie burocratiche e delle «supercazzole» impartite da chi governa oggi il Paese. Ma anche tra una classe imprenditoriale che si avvicina, si confronta, propone e si vede accolti progetti che non avrebbero potuto avere miglior sorte. Così succede – lo raccontano in conferenza stampa sia Ripepi che lo stesso Bandecchi – che quella famosa sponsorizzazione offerta alla Lfa Reggio Calabria, adesso troverà spazio nelle casse dei cugini vibonesi. «Un gruppo di imprenditori di Vibo – ha detto Ripepi – nel chiuso di una stanza hanno voluto incontrare Stefano Bandecchi chiedendogli di aiutare la squadra di calcio con una sponsorizzazione che il segretario nazionale ha concesso subito».
Non una trovata elettorale ha assicurato Bandecchi poi. «Ho saputo che i tifosi della Reggina sono gemellati con quelli della vibonese, e davanti alla richiesta di quegli imprenditori, visto che qui l’attuale società mi ha detto no, ho deciso di dare questa sponsorizzazione per la fine di questa stagione e per la prossima». Una società, quella de La Fenice, che avrebbe detto no anche agli imprenditori che si erano proposti di fare da intermediari, provando a superare lo scoglio dell’incompatibilità tra gli sponsor E-Campus e Unicusano, per aiutare gli amaranto che non sembra stiano attraversando un periodo del tutto florido. Ma Bandecchi per chiudere il cerchio ha voluto sgombrare il campo da facili illusioni calcistiche future: «Ho detto che sono disponibile ad acquistare il marchio, ma non posso e non prenderò la Reggina. Comprerò il marchio, se serve, e lo consegnerò al sindaco».