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«Io penso che dobbiamo essere molto soddisfatti di come è stata portata avanti la trattativa per arrivare a una coalizione ampia. Una coalizione che così ampia non si vedeva da almeno due tornate elettorali e che vede in campo tutte le forze realmente di centrosinistra. Questo è un dato importantissimo. Il Partito Democratico calabrese ha dimostrato serietà, determinazione ma anche una grande generosità. Il nome di Tridico è un nome che ci soddisfa perché è un presidente che può parlare alla gente, a tutta la gente, a qualsiasi ceto, a qualsiasi latitudine della Regione Calabria.

Ha un percorso importante alle spalle, ed è sostenuto da noi tutti. Ritengo che sia anche una personalità adatta a contrastare il Governatore Occhiuto che nel frattempo, continuando con i suoi slogan ai quali ci ha abituato durante la presente campagna elettorale, ma anche e soprattutto durante questo suo Governo regionale, ha venduto fumo con i suoi slogan e quindi Tridico è una personalità concreta che gode del supporto di tutti noi. Io ritengo che dobbiamo anche essere soddisfatti per la composizione delle liste».

Negli studi di Corso Garibaldi de ilReggino.it è Tania Bruzzese, presidente dell’Assemblea provinciale del Partito democratico reggino. Con lei, reduce dall’assemblea regionale (l’intervista è stata registrata venerdì scorso, ndr) abbiamo provato a fare una prima analisi rispetto ad una campagna elettorale che si è aperta nel momento stesso in cui Occhiuto ha annunciato la volontà di dimettersi.
Il Pd ha presentato due liste, quella del partito e Democratici progressisti, che secondo Bruzzese sono «forti» e abbracciano tutti i territori dell’area metropolitana.

Partiamo da Pasquale Tridico, alcuni hanno sottolineato il ritardo dell’ufficialità ma il segretario regionale irto ha detto che il tempo è servito a non ripetere gli errori del passato, con il Pd che si fa garante dell’unità. Ecco quanto può incidere la figura di Tridico nella eventuale vittoria e come si garantisce l’unità?

«Premesso che già il Partito Democratico al suo interno esprime ed è portatore sano di intelligenze diverse, di anime, di energie, quando il segretario regionale richiama alla responsabilità e porta tutti noi alla responsabilità, invita anche i partiti della coalizione alla responsabilità, e lo fa in maniera seria. Si poteva anche battere i pugni sul tavolo e richiedere la candidatura, che la Presidenza della Giunta aspettasse al Partito Democratico, ma non ritengo che questo avrebbe portato dei risultati. Noi dobbiamo sempre chiederci che cosa sia realmente utile alla causa.

Siccome noi veniamo da due legislature, la prima sicuramente sfortunata della defunta Iole Santelli, e poi quella di Occhiuto, noi necessariamente dobbiamo imparare dai nostri errori. Quindi, la responsabilità è stata nel condurre con pazienza la trattativa. Questi 15 giorni sono serviti a portare al tavolo tutte le forze, questo è il risultato, e noi con questa coalizione abbiamo i numeri, gli argomenti e i contenuti per poter battere una narrazione di Occhiuto assolutamente favolistica che non esiste da nessuna parte».

Bruzzese poi raffigura le scelte di Occhiuto come un dipinto a tinte fosche, non disdegnando critiche taglienti al presidente dimissionario e fornendo indicazioni sul tipo di campagna elettorale che affronterà il Pd e la coalizione.

«Le dimissioni del governatore Occhiuto del 31 di luglio, non sono “le gesta eroiche”, ma è l’ultimo atto di un uomo disperato, braccato dalla sua stessa maggioranza, dal suo stesso partito. Lui si dimette lasciando la Regione Calabria nel caos più totale, perché lui è un Presidente di Regione che è un uomo di potere e di governo, e come governatore della Regione Calabria ha assunto anche le funzioni di commissario straordinario alla sanità, e all’edilizia sanitaria.

A questo punto noi dobbiamo dire ai calabresi, perché la campagna elettorale noi la dovremo fare sul piano politico, e non su altri piani che a noi non interessano. Le vicende giudiziarie, questo lo voglio dire a gran voce, si discutono nei tribunali, noi dobbiamo affrontare la campagna elettorale sul tema politico, sui gravi obiettivi che il Presidente Occhiuto ha mancato, contrariamente ai suoi spot, e sul fatto che lui lascia una regione nel caos la cui macchina organizzativa non riprenderà prima di novembre, quindi è tutto bloccato perché lui l’ha bloccato.

Quindi noi dobbiamo condurre la battaglia elettorale sul piano politico, sul piano delle questioni. Ho visto un video pubblicato dal Governatore Occhiuto, fatto da alcuni giovani e mi ha colpito profondamente la frase di un ragazzo che a un certo punto del video dice “ora in Calabria c’è tutto quello che prima mancava”; io mi sono sentita profondamente triste, perché io vorrei chiedere a questo ragazzo che cos’è che noi come calabresi ora abbiamo, che prima non c’era. Io vengo dalla provincia, vengo dalla Locride quindi sono abituata a prendere la macchina, a spostarmi.

Io ritengo che invece siamo assolutamente impoveriti, che i social e quindi i messaggi sono stati forvianti, perché hanno dato una narrazione favolistica che non esiste, e allora noi oggi dobbiamo dire che l’alternativa c’è, che questa coalizione costruita con grande pazienza, si presenta con un programma di governo che mette la Calabria al centro, per una Calabria che sia protagonista, libera, giusta, e che sia sviluppata e che sia progredita»

Nelle ultime settimane ha tenuto banco l’idea partita dalla federazione di Cosenza di una sorta di selezione tra gli uscenti per rinnovare il parco consiglieri del Pd. Una idea che ha avuto vita brevissima…

«La linea della direzione provinciale e della direzione regionale precedente era quella di tutelare gli uscenti, all’indomani delle dimissioni del Presidente Occhiuto. Noi abbiamo scelto sicuramente di tutelare gli uscenti, se poi si voleva fare un discorso differente, cioè quello di entrare nel merito, nel giudizio politico, allora quella era un’altra storia. Il capogruppo Bevacqua sicuramente ha fatto un gesto di generosità.

Il tema del ricambio generazionale è un tema delicato, noi abbiamo bisogno di una classe dirigente nuova, che possa essere protagonista anche e soprattutto nelle istituzioni, però io le voglio dire anche che non esiste il partito degli amministratori, esiste un partito, un grande partito che detta la linea politica, che dà la direzione politica, questo è il nostro partito, quindi noi dobbiamo impegnarci quanto più possibile alla formazione di una nuova classe dirigente, che sia pronta a fare l’ingresso nelle istituzioni. E poi dobbiamo anche dare un segnale, quindi sui giovani, ma anche un segnale, di sostanza, sulle donne».

Così come tra schieramenti diversi, anche nel centrosinistra e segnatamente nel Pd ci saranno delle vere e proprie sfide nelle sfide, qui da noi su tutti, quello che si può definire un derby, tra Falcomatà e l’uscente Muraca. La competizione tornerà utile ai fini elettorali?

«Giovanni Muraca è un consigliere regionale uscente, un consigliere che entra a legislatura iniziata, conosciamo bene le dinamiche, è un consigliere regionale che si è fatto carico di alcune situazioni, soprattutto inerenti alla sanità. Giuseppe Falcomatà è il sindaco metropolitano, sicuramente una personalità politica prestigiosa, come lo è Giovanni Muraca.

È utile che ognuno dia il proprio contributo, quindi Giovanni Muraca lo fa come consigliere regionale uscente, che l’ha meritato, seguendo la linea del partito, validata in direzione regionale all’indomani delle dimissioni di Occhiuto, di tutelare gli uscenti, quindi Giovanni Muraca è della partita. Giuseppe Falcomatà fa bene a candidarsi perché può dare un contributo importante a tutta la coalizione e quindi ogni contributo è ben accetto ed è utile alla causa».

Infrastrutture, sanità, viabilità, porto e retroporto di gioia tauro, aree interne. C’è una priorità tra le priorità per il Pd?

«Guardi, io penso convintamente che il tema dei temi, la priorità sia la salute, la sanità, è un diritto che a noi manca. I dati sulla migrazione sanitaria sono devastanti. Qualche mese fa, ma non voglio che la campagna elettorale si basi sul terreno delle inchieste, lessi di una intercettazione che mi fece un po’ rabbrividire, se fosse vera, io mi auguro che non sia del tutto come io l’ho letta, magari ho capito male io, ecco, voglio concedere il beneficio del dubbio: ma se è vero che si è chiesto di alterare i dati sulla migrazione sanitaria è davvero gravissimo.

Nella mia zona l’ospedale di Locri, versa in condizioni incivili, da terzo mondo, e l’ospedale di Polistena non sta meglio. Lei mi parla per esempio di infrastrutture, ora le dico che noi siamo ostaggio delle chiusure della Limina, dalle 22 alle 6; abbiamo chiesto a gran voce che fosse realizzata una seconda canna per dare la possibilità di creare una viabilità alternativa perenne, ma non c’è stata data neanche risposta, e i nosocomi di Locri e Polistena si trovano esattamente all’estremità della strada Grande Comunicazione.

Allora, non abbiamo la viabilità, non abbiamo il servizio sulle ambulanze, le ambulanze spesso e volentieri sono sprovviste di medici, io lo so bene perché di mestiere mi occupo di socio assistenziale; poi abbiamo la questione dell’alta velocità, ora io mi chiederei un po’ prima che da militante del Partito Democratico da cittadina, quando sono stati tagliati 9,4 miliardi di euro per l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il Presidente Occhiuto dov’era? Che cosa ha detto? Che cosa ha fatto? Quindi noi l’alta velocità non è più un miraggio, ma è oltre il miraggio perché noi non l’avremo mai.

E intanto il Ministro Salvini promuove questo fantomatico ponte sullo Stretto. Però a me farebbe piacere che domani, se io avessi il ponte sullo Stretto, che non ritengo assolutamente sia un’opera prioritaria, che io abbia una viabilità decente, non da terzo mondo».

Parliamo di quote di genere. La legge impone la presenza delle donne nelle liste, ma lei crede che i partiti siano maturi per farle rispettare anche nel risultato? In fondo all’interno del consiglio regionale che si è sciolto c’erano solo 5 donne su 31 consiglieri…

«È un dato abbastanza triste, credo che all’indomani delle elezioni regionali, il Pd calabrese e reggino debba porre un problema di sostanza rispetto al tema di genere, perché non può rimanere un tema a mezz’aria, ma deve essere concreto. Allora noi dobbiamo lavorare affinché ci sia sempre un’alternanza di genere anche e soprattutto nelle istituzioni già in essere: laddove vi è un sindaco maschio, il vice sindaco deve essere necessariamente donna e viceversa.

Noi non possiamo permetterci di rimandare questo tema e dobbiamo anche farci promotrici e promotori come partito di una campagna che miri a delle politiche di genere ad hoc, che permetta alle donne di esprimere la propria condizione, di essere il motore trainante di un’economia reale calabrese, ma hanno bisogno di politiche attive, abbiamo bisogno di politiche di genere. Chiaramente, abbiamo bisogno di asili nido, non possiamo contare sempre e solamente su una rete familiare che caratterizza tutto il Mezzogiorno, però noi abbiamo bisogno di viaggiare ad una sola velocità, non a quattro velocità, perché una donna milanese sicuramente viaggia a una velocità differente rispetto a una donna reggina, ma una donna grotterese, gioiosana, viaggia ancora ad una velocità inferiore.

Abbiamo assistito ad una cristallizzazione delle disuguaglianze. Se il Partito Democratico non si fa promotore in maniera seria di questioni di sostanza sulle politiche di genere, da chi ci aspettiamo che venga fatto? Non possiamo contare sugli altri, ma noi abbiamo anche e soprattutto questo tipo di responsabilità e non è una responsabilità o un discorso campanilista perché sono donna, ma lo dico a maggior ragione perché so bene che lavorare, portare avanti una famiglia e fare anche politica, diventa complicato se non si ha una rete sociale e in questo caso noi abbiamo solo quella familiare e quindi noi dobbiamo puntare molto sulle politiche per le donne».

Ma è possibile che nel 2025 ci sia bisogno di leggi che stabiliscano queste cose?

«Purtroppo sì perché noi veniamo da una cultura fondamentalmente misogina, veniamo da una cultura molto patriarcale. Le donne fanno fatica ad entrare sia nei mondi professionali e sono anche meno pagate rispetto agli uomini che nel mondo politico.

Sicuramente c’è bisogno che venga legiferato sulle politiche di genere, però c’è bisogno anche di donne che si vestano di responsabilità, che si vestano di autodeterminazione e che si vestano di orgoglio e quindi rivendichino il loro diritto di essere donne, di essere mamme e lavoratrici e di avere un ruolo nella società civile a tutti i livelli, così esattamente come gli uomini».