«Si tratta in realtà non di una questione amministrativa, di una scelta legislativa, ma di un fatto e di una scelta politica. Questo provvedimento mina le basi dell’unità del Paese. Non è una questione di più o meno risorse. È una questione politica generale che renderebbe il Sud ancora più debole, ma anche le aree interne del Paese, per intenderci le aree premontane, le aree prealpine rispetto alle zone metropolitane. Quindi è una riforma che indebolisce ancora di più chi è debole e rafforza chi è più forte».

A dirlo, nella centralissima piazza Camagna, è Gianluca Passarelli, professore di Scienza Politica e Politica Comparata all’Università La Sapienza di Roma, ospite dell’iniziativa sul “no” all’autonomia differenziata del movimento La Strada.

Passarelli, che collabora con numerose testate giornalistiche nazionali, è spesso ospite delle maggiori trasmissioni TV e radiofoniche italiane ed europee su argomenti fondamentali della politica. Originario di Cosenza, è considerato uno studioso capace di comunicare con chiarezza ed efficacia contenuti complessi e di grande rilevanza.

Ancora in piazza per dire no all’autonomia è anche Saverio Pazzano, consigliere comunale d’opposizione espressione del movimento che ha chiamato a raccolta l’ampio fronte contro il no: «ancora con lo stesso stile di stare in strada, di stare in piazza, di parlare in mezzo alle persone, di un tema fondamentale che è quello dell’autonomia differenziata, un tema che deve vedere unite tutte le forze politiche, progressiste sicuramente, ma meridionali più in generale perché l’autonomia sarà una vera e propria condanna, una iattura per il Sud Italia, per la Calabria e per Reggio Calabria in particolare».

Concetto ribadito dallo stesso Passarelli secondo cui la Legge Calderoli «è una riforma che, non definendo i livelli essenziali delle prestazioni, cioè i livelli minimi per ogni cittadino, come stabilito dalla Costituzione, riflette, e ripete, le disuguaglianze. Quindi, chi ha di più continua ad avere di più, chi ha di meno, continuerà ad avere di meno, soprattutto, ad esempio, nella sanità. Nei grandi centri ci sarà possibilità di accedere alla sanità; nei centri meno vicini alle aree urbane ci sarà più difficoltà a curarci, quindi la violazione di un diritto costituzionale. Questa è una riforma scellerata che spezza il Paese».

«Avremo ulteriori tagli e impoverimenti sul tema della sanità, dell’istruzione, della mobilità», insiste da parte sua Pazzano. «Ci saranno probabilmente tante problematiche anche connesse al lavoro e al tema ambientale, a quello energetico; insomma, l’autonomia differenziata è un’autonomia voluta dalla Lega e sicuramente non per fare gli interessi del Mezzogiorno».

Campagna referendaria a gonfie vele

L’incontro di Piazza Camagna si inserisce nel percorso di raccolta firme per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. L’iniziativa, promossa da La Strada, è stata organizzata in collaborazione con Cgil, Anpi Area Metropolitana RC, UDI Unione Donne in Italia-RC, AMPA Venticinqueaprile, Territorio e Progresso, Legambiente Reggio Calabria, Circolo del Cinema Zavattini, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Possibile. Proprio nella piazza un banchetto di raccolta firme ha consentito alla cittadinanza di sostenere questa sfida di democrazia per la Costituzione.

«Auspico che ci sia una grande partecipazione non solo in termini di raccolta firme, ma soprattutto in termini di partecipazione al referendum – rimarca Passarelli – per fermare questa riforma perché non si tratta, ripeto, di una scelta di federalismo, di autonomia, ma si tratta semplicemente di una scelta di tipo politico-economico che va a minare le basi dell’unità del Paese».

Per il professore de La Sapienza, quella contro l’autonomia non è una battaglia che si combatte soltanto al Sud, «prova ne è che molti amministratori locali di tutti gli schieramenti politici sono in fermento perché vedono che questa riforma rischierebbe ancora una volta di frantumare la comunità, di allargare le distanze e di non rappresentare quel concetto di unità d’Italia che abbiamo nel Presidente della Repubblica e nel nostro tricolore».

Saverio Pazzano, che percorre in lungo e in largo la piazza, dando una sbirciata anche ai registri delle firme, è convinto che la campagna referendaria stia andando molto bene in tutta Italia, e quindi non soltanto al Sud. E questo, per lui, significa che «anche chi abita al Nord ha capito che impoverire il Mezzogiorno significa impoverire tutta l’Italia, anche quella del Nord, anche se adesso sembra diversamente, ma a lungo andare spaccare il Paese porterà a questo. Il vero argomento sarà poi portare la gente a votare al referendum e raggiungere il quorum. È anche per questo che noi siamo in piazza perché vogliamo mobilitare le persone e dire: stiamo raccogliendo le firme, ce l’abbiamo quasi fatta, ma poi ci sarà la battaglia per andare a votare e raggiungere il quorum per riunificare l’Italia».