A Condofuri il Ferragosto non ha avuto il sapore di festa, ma quello acre di un falò politico acceso nel cuore della crisi. Dopo le dimissioni contestuali di sette consiglieri comunali, che hanno sancito la fine dell’amministrazione guidata da Filippo Paino, la comunità assiste a un confronto pubblico, in cui ciascuno dei protagonisti ha scelto di mettere sul fuoco la propria verità, le proprie ragioni, le proprie ferite.

Le fiamme della politica si sono alzate alte, alimentate da dichiarazioni, lettere e comunicati che hanno trasformato l’agonia amministrativa in uno spettacolo di rese dei conti, mea culpa e accuse incrociate. Più che un epilogo silenzioso, la caduta della giunta Paino è diventata un tribunale di piazza, uno show in prima serata che richiama i falò estivi: lì dove si bruciano le cose vecchie, si confessano gli errori e si fanno promesse di rinascita.

Mai come in questo agosto, Condofuri si ritrova a vivere una stagione sospesa tra delusione e catarsi. Il commissariamento è già realtà, ma ciò che resta è un coro di voci contrastanti che, messe una accanto all’altra, compongono il ritratto di una comunità politica al bivio: da un lato il rancore e la denuncia, dall’altro le “scuse” e il desiderio di ricostruire.

Tra le reazioni più incisive spiccano quelle della minoranza dimissionaria, che ha scelto di lasciare il Consiglio senza risparmiare giudizi severi sull’operato del sindaco e della sua squadra. L’ex sindaco e capogruppo Tommaso Iaria, con un testo lungo e articolato, ha parlato di una «fine disonorevole di un sindaco senza qualità», affermando che l’amministrazione Paino si è trascinata in una «penosa agonia» durata due anni. «Sin dall’inizio avevamo messo in guardia la cittadinanza sui rischi che si correvano nel caso di una sua vittoria – ha scritto – e purtroppo i fatti ci hanno dato ragione».

Iaria non si limita a giudicare il percorso politico come fallimentare, ma punta il dito sulla mancanza di visione e di leadership: «Non esiste vento a favore per il marinaio che non sa verso quale porto vuol approdare», cita evocando Seneca. A suo dire, l’amministrazione Paino non è stata in grado di difendere il peso politico del Comune neppure in contesti cruciali, come la rappresentanza nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, dove Condofuri avrebbe – per Iaria – perso posizioni e opportunità: «Con sangue e sudore avevamo conquistato un posto nel Direttivo e uno nella Giunta esecutiva. Con Paino al comando li abbiamo persi entrambi, senza nemmeno sentire la necessità di chiedere scusa».

Accanto alla sua voce si aggiunge quella di Bruno Maisano, che nelle sue dimissioni ha scelto uno stile istituzionale ma non meno incisivo. «In considerazione degli sviluppi politici degli ultimi mesi e del protrarsi di condizioni poco chiare, con conseguenze inutili e dannose per il nostro paese, rassegno le mie dimissioni irrevocabili», ha scritto. Per Maisano, la decisione è maturata «con senso di responsabilità e profondo rispetto per le istituzioni», ma nasce anche dalla denuncia di un clima segnato da pressioni che hanno «rappresentato un grave ostacolo alla trasparenza e al confronto politico».

Maisano conclude con un messaggio rivolto ai cittadini: «Resto fermamente convinto dell’importanza del ruolo istituzionale che ho ricoperto e continuerò a impegnarmi per la tutela della legalità e della democrazia». Un epilogo amaro che segna anche il suo ringraziamento alla comunità: «Ringrazio infinitamente i cittadini e tutti coloro che mi hanno supportato in questo percorso politico, volto a portare il nostro paese fuori dall’oblio in cui versa».

Se la minoranza ha fatto sentire con forza la propria voce, non meno significative sono state le reazioni degli ex consiglieri di maggioranza ed assessori che hanno contribuito con le loro dimissioni a determinare la fine anticipata dell’amministrazione.

Da un lato, Daniele Latella e Pasquale Rodà, attraverso il gruppo Futuro Comune Condofuri 2040, hanno diffuso un comunicato dal titolo eloquente: «Il silenzio è finito. Ora parliamo noi». In quelle righe si legge la denuncia di un sindaco chiuso, a loro dire, in «una cerchia ristretta e autoreferenziale, incapace di garantire il confronto democratico e di valorizzare il ruolo del Consiglio». «Abbiamo scelto la strada più trasparente e coraggiosa: dimetterci per restituire la parola ai cittadini», scrivono, sottolineando come la loro non sia stata una scelta di opportunismo ma un gesto necessario per interrompere una paralisi istituzionale che stava logorando la comunità.

Diverso il percorso di Giuseppe Barreca, già vicesindaco, che già a giugno aveva preso le distanze dal sindaco Paino con una lunga lettera indirizzata ai cittadini. «Ho preso una decisione importante, maturata dopo un’attenta riflessione e spinto dalla ferma convinzione che sia doveroso agire in coerenza con i principi e i valori che ho sempre difeso», scriveva allora. Dopo aver ricordato di aver sostenuto con lealtà l’amministrazione nei momenti più difficili, Barreca denunciava una volontà politica di estrometterlo: «La proposta di un incarico di assessore, a seguito del rimpasto, è stata percepita da me come una vera e propria bocciatura da parte del sindaco». Un’offerta che ha scelto di rifiutare, per non legittimare una decisione che suonava come una sfiducia nei suoi confronti.

Tra le reazioni più significative ci sono quelle di chi, fino all’arrivo delle dimissioni in blocco, sedeva in giunta e oggi si rivolge ai cittadini con toni che oscillano tra l’autocritica e la gratitudine. L’ex assessora Carmen Iofrida ha scelto un registro insolito nella politica locale: una lettera aperta che parla col cuore di chi avrebbe voluto continuare il percorso amministrativo. «Chiedo scusa alla cittadinanza tutta, per le speranze disattese, per le promesse infrante», ha scritto.

Le sue parole non risparmiano nessuno: sono rivolte ai cittadini, ai dipendenti comunali sottoposti a «un lavoro difficile in questi anni», ma anche alla sua stessa famiglia, segnata dall’impegno totale richiesto dall’amministrazione. In quelle righe c’è il peso di un progetto che si è esaurito troppo presto e la consapevolezza di averci creduto fino all’ultimo. «Questo percorso si è concluso prima del previsto, ma ho l’orgoglio di aver lavorato con tutto l’affetto che mi lega a Condofuri», aggiunge, lasciando uno spiraglio alla speranza che il futuro porti finalmente quel cambiamento rimasto incompiuto.

Su un tono più istituzionale, ma ugualmente improntato alla riconciliazione con la comunità, si colloca l’intervento di Fortunato Nucera, già assessore ed ex presidente del Consiglio comunale.

«Vi chiedo scusa per ciò che non sono riuscito a realizzare: non è mancata la volontà, ma talvolta le circostanze hanno limitato le possibilità», scrive, prima di rivolgere un pensiero ai dipendenti e al segretario comunale Piero Emilio, ringraziato per «il supporto costante e la preziosa collaborazione». Nucera, a differenza di altri, guarda già avanti e consegna un augurio di buon lavoro alla commissaria Antonia Surace, appena insediata: «L’auspicio è che possa portare avanti il cammino di crescita della nostra comunità».

Il sipario sull’amministrazione Paino è calato e il Comune di Condofuri è ufficialmente sciolto. Al suo posto, la guida è affidata alla commissaria Antonia Surace, incaricata dalla Prefettura di Reggio Calabria di traghettare l’ente fino alle prossime elezioni, fissate per la primavera del 2026. Una prospettiva che lascia la comunità in una fase di attesa lunga e carica di interrogativi.

Sul terreno restano le parole: dure, amare, accorate. I dimissionari hanno parlato di arroganza, di silenzi, di regole democratiche svuotate. Gli ex amministratori hanno risposto con scuse e ringraziamenti. È un falò di confronto acceso nel cuore di Ferragosto, in cui ciascuno ha gettato nel fuoco il proprio bilancio: chi con la rabbia, chi con la dignità, chi con la gratitudine. Ora resta la brace, che illumina un futuro ancora incerto ma già carico di attese.