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«Un consiglio comunale aperto alla cittadinanza a mio avviso storico, perché ci saranno i nomi e comunque i senatori della città si determineranno e rimarranno nella storia. Io poi consegnerò le delibere agli storici di Reggio e anche italiani, glieli manderò perché devono essere scritti nei libri di storia perché così se uno dice sì o no, si assume le proprie responsabilità».
Così il consigliere comunale Massimo Ripepi, anche coordinatore regionale di Alternativa popolare, carica di significato il consiglio comunale aperto sul tema del Ponte sullo Stretto calendarizzato per domani pomeriggio a Palazzo San Giorgio.
Per l’esponente di opposizione domani verrà fuori una «triste verità» e cioè che fino ad oggi non c’è stata nessuna interlocuzione del sindaco Falcomatà in questi anni: «Perché purtroppo la sospensione e tutto quello che è successo ha interagito negativamente con tutte le amministrazioni e i ministeri. Cioè noi abbiamo avuto danni enormi. Chi ci fa recuperare i danni che abbiamo subito perché non c’era l’autorevolezza? Quando Brunetti andava a Roma, per quanto sia una brava persona, come pure Versace, non possono avere l’autorevolezza di un sindaco quando vanno a trattare opere. Intanto, comunque, non hanno trattato niente. Quindi noi domani dobbiamo mettere un punto».
Per Ripepi la città arriva all’appuntamento indebolita, anche dalle ultime inchieste esplose attorno alle ormai chiacchieratissime elezioni comunali del 2020. «Chiedo al sindaco, solo per il bene della città, non perché lo ritengo colpevole, visto che io sono garantista fino all’ultimo grado di giudizio, però per amore della città è giusto fare quest’atto perché è un atto dovuto: per rendere la città più forte si deve andare a votare. Certo, se deve esserci un anno e mezzo di commissariamento sarebbe una tragedia nella tragedia, e quindi io spero che questo si possa evitare».
La conferenza stampa convocata per trattare del tema ponte sullo Stretto si trasforma quindi in un commento all’inchiesta giudiziaria che per Ripepi serve a dimostrare la debolezza della città ai tavoli che contano.
Poi si ritorna sul tema principale, ricordando che il Consiglio comunale aperto nasce da una mozione che lo stesso Ripepi ha presentato quasi due anni fa e che è passata già dalla Commissione consiliare competente ed ha l’obiettivo di «focalizzare e di dare la giusta importanza, per tutta la popolazione reggina, a quelli che possono essere i vantaggi di valore inestimabile che la costruzione del ponte potrà portare alla nostra città». Nella mozione si fa riferimento ai posti di lavoro, ai collegamenti, alle infrastrutture collaterali e alle modalità di costruzione del ponte, e si intende dare mandato al sindaco di concerto con la Città metropolitana di Messina e il comune di Villa San Giovanni, di esprimere al governo la loro volontà di procedere speditamente ed in modo coordinato verso il traguardo dell’annullamento della distanza tra Scilla e Cariddi affinché si valuti l’inserimento e la realizzazione del ponte dello stretto come urgente priorità considerando che il progetto del ponte è stato approvato».
Sul punto Ripepi squalifica la politica dalle valutazioni tecniche: «Ovviamente di quest’opera se ne parla da tantissimi anni. Nessuno ci crede che sarà fatto. E infatti io che sono un convinto “pontista” da anni, perché ritengo che il ponte sullo Stretto darà ricchezza infinita alla nostra terra ischemizzata da anni, dico a tutti coloro che dicono che si devono fare prima le opere collaterali, ma perché l’hanno fatti in questi settanta, ottant’anni? La verità è che non gliene frega niente a nessuno né della Calabria né di Reggio Calabria né della Sicilia». Insomma, per Ripepi, che definisce «ipocrita» l’altra mozione sul tavolo della massima assise cittadina, a firma di Saverio Pazzano, l’importante è ripartire subito. «Perché se questo governo durerà, io spero almeno tre anni e mezzo, si faranno quelle opere tali che poi il ponte non si potrà più fermare».

