Non era un’ipotesi campata in aria, né un’esagerazione. Il DRI a Gioia Tauro è stato un progetto concreto, discusso ai tavoli ministeriali, illustrato con presentazioni ufficiali e documenti alla mano.

A guidare la proposta, il ministro Urso, che durante un incontro al Porto di Gioia Tauro — alla presenza del sindaco Aldo Alessio Scarcella, del sindaco di San Ferdinando Luca Gaetano e del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto — aveva esibito il progetto «con enfasi e soddisfazione». Al suo fianco, l’europarlamentare Nesci e l’assessore regionale Giovanni Calabrese.

«Oggi il DRI, forse, resterà a Taranto — dichiarano i consiglieri di minoranza Raso, Pedullà, La Rosa e Schiavone — ma il rigassificatore e altri impianti pesanti restano in agguato, incompatibili con la vocazione e la bellezza della Piana di Gioia Tauro. Altro che terrorismo o allarmismo».

Nel mirino della minoranza i rappresentanti locali di Fratelli d’Italia, accusati di aver mantenuto «un silenzio totale» e di aver «respirato solo quando il Governo ha deciso di soprassedere». «Quella che chiamano prudenza — attaccano — è indifferenza. Non sono stati eletti, non rappresentano nessuno, non progettano nulla e non difendono nulla. Si limitano a fare da megafono per decisioni altrui, pur di mantenere le proprie postazioni».

Il messaggio finale è un monito: «Gioia Tauro non si piega e non dimentica l’incapacità e l’inconsistenza di chi si spaccia per rappresentante della comunità senza averne mai incarnato la voce. Noi, consiglieri di minoranza, non obbediamo a logiche di partito: siamo liberi e al servizio della comunità».