«L’attentato contro Sigfrido Ranucci, simbolo di un giornalismo d’inchiesta coraggioso e libero, ha generato un’ondata di sgomento e di paura nell’intera categoria. Non si tratta solo di un episodio di violenza fisica, ma di un messaggio inquietante rivolto a tutti coloro che scelgono di indagare e raccontare la verità».

Così Domenico Francesco Richichi, della Direzione regionale del Partito Democratico, che in una nota richiama l’attenzione sul clima di tensione che oggi attraversa il mondo dell’informazione.

«In molti, tra i colleghi, si saranno chiesti se valga ancora la pena rischiare la propria vita per denunciare corruzione, malaffare e abusi di potere – scrive Richichi –. Quanti avranno riflettuto sul prezzo altissimo che comporta l’esercizio della libertà di stampa, pensando ai propri affetti, alla propria sicurezza e a quella delle proprie famiglie?».

Il dirigente sottolinea come le querele temerarie e le azioni legali promosse da esponenti politici contro giornalisti e testate rappresentino una minaccia concreta per la libertà di stampa e per la salute democratica del Paese.

«Queste iniziative – aggiunge – spesso diventano strumenti di intimidazione che colpiscono in modo sproporzionato i cronisti indipendenti o le redazioni minori, prive di grandi risorse economiche o del sostegno di gruppi editoriali forti. Di fronte alla potenza di fuoco del potere politico, molti giornalisti rischiano di sentirsi soli e vulnerabili».

Richichi denuncia inoltre il rischio di un cortocircuito tra poteri dello Stato: «La percezione, in parte fondata, che la magistratura mantenga legami di contiguità con la politica mina la fiducia dei cittadini nell’imparzialità della giustizia».

«Il giornalismo italiano – prosegue – sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia recente. Le pressioni politiche e le cause milionarie sono diventate armi per frenare la libertà di informazione. Quando persino figure istituzionali di primo piano reagiscono con durezza o minacciano azioni legali contro giornalisti e trasmissioni scomode, si crea un clima intimidatorio che impoverisce la democrazia».

Richichi conclude con un appello alla responsabilità collettiva: «Il ruolo del giornalista è vigilare e chiedere conto al potere. Un Paese che non tutela chi racconta la verità è un Paese che rischia di perdere il diritto stesso alla verità. È proprio nei momenti di paura e silenzio che la libertà di stampa va difesa con più forza, perché senza un’informazione libera e indipendente nessuna democrazia può dirsi veramente tale».