Non è ancora chiaro se si potrà parlare di “quarto tempo”, ma le ultime notizie che arrivano da Palazzo San Giorgio rischiano di diventare un altro “caso” politico. D’altra parte le dimissioni di Marisa Lanucara da assessore alle Attività produttive, sono arrivate se non come un fulmine a ciel sereno, quantomeno in maniera inaspettata. Lunedì infatti l’ormai ex titolare della delega al commercio aveva partecipato a quella che poi sarà ricordata come la sua ultima giunta. Le sue dimissioni, sono arrivate per «motivi familiari», anche importanti e in qualche maniera hanno spiazzato il sindaco Giuseppe Falcomatà, le cui scelte per ovviare alla defezione in giunta hanno rimesso in moto antiche frizioni e mal di pancia all’interno di alcuni gruppi che lo sostengono a Palazzo San Giorgio.

Secondo i primi rumors, la persona scelta dal primo cittadino sarebbe Ramona Angela Calafiore, già candidata alle Europee con il partito di Azione. La Calafiore ha già avuto confidenza con Palazzo San Giorgio, avendo ricoperto un incarico all’interno di una delle vecchie società miste, ma anche una esperienza maturata in Regione al Dipartimento Infrastrutture e Lavori pubblici. Moglie del già consigliere comunale Tonino Serranò – che si è seduto sugli scranni del Consiglio comunale sotto le insegne del centrodestra di Giuseppe Scopelliti – Ramona Calafiore rimane in attesa dell’ufficialità.

Tuttavia è l’appartenenza ad Azione ad aver agitato gli animi dei compagni di viaggio di Falcomatà. Soprattutto per il fatto che non essendo presenti in Consiglio comunale, rappresentati per buona parte di questa consiliatura da Carmelo Versace, ai calendiani non sarebbe spettato nulla, trattandosi di una sostituzione che vede una “politica” prendere il posto di una “tecnica” quale era Lanucara. Almeno questa la tesi di chi rivendica una postazione in giunta da tempo immemore.

I detrattori del sindaco hanno subito ipotizzato una manovra dal sapore elettorale, capace di allargare il fronte della coalizione in vista delle prossime regionali, per le quali lo stesso Falcomatà ha dato disponibilità a candidarsi alla carica di presidente. Alcuni si sono mostrati increduli intanto perché rifiutano l’idea che il primo cittadino possa sacrificare la città, attraverso le sue scelte “di convenienza”, sull’altare delle proprie ambizioni personali, e poi perché tutti sono convinti che le candidature per le prossime regionali, e i relativi appoggi, non escluso quello di Azione, si decideranno fuori regione nel consueto incastro con le altre regioni che andranno alle urne.

Fatto sta che la scelta del primo cittadino ha risvegliato gli appetiti del gruppo Red (Nino Castorina, Carmelo Versace, Filippo Burrone) e del gruppo dei Democratici e progressisti che fa capo a Nino De Gaetano, che erano rimasti all’asciutto a gennaio del 2024 quando Falcomatà annunciò, a margine di settimane di interlocuzioni infuocate anche con il suo partito, la giunta del cosiddetto “terzo tempo”.
Già questa sera il sindaco ha incontrato i rappresentanti dei due gruppi. Ad entrambi ha chiesto un assessore, “concedendo” la quota rosa ai Democratici e progressisti con il gruppo di De Gaetano a rilanciare, dicendosi pronto a fare il nome di uomo.

Le parti si sono aggiornate a domani, anche perché da una parte il sindaco ha fretta di chiudere questa partita, al massimo entro lunedì, e poi il posto in giunta dell’assessore di sesso maschile sembra averlo già in tasca il gruppo Red che ha subito proposto il consigliere regionale Filippo Burrone. La sensazione è che i giochi siano fatti, con i Democratici e progressisti che domani o al massimo domenica dovranno fornire il nome richiesto.

In tal modo Falcomatà completa il mini rimpasto della giunta obbligatoriamente, per come si sono messe le cose, indirizzato su quelle scelte tecniche che sono ascrivibili proprio alla sua persona. D’altra parte in uscita sono Lanucara, Zoccali e molto probabilmente Costantino.