Il candidato interviene sui suoi social indicando una nuova via per far uscire dalle secche il centrosinistra: «Una politica fatta di dispetti e ipocrisie ha smarrito la città. Serve ripartire dal basso per ricucire il patto con i cittadini»
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Il Partito Democratico reggino vive una delle sue settimane più tese. Dopo le nomine decise dal sindaco Giuseppe Falcomatà senza un confronto interno, la segreteria provinciale ha parlato di «metodo inaccettabile», chiedendo una verifica politica.
Sullo sfondo, il rapporto incrinato tra il primo cittadino e la dirigenza regionale guidata da Nicola Irto, e un centrosinistra che a Reggio — come in tutta la Calabria — sembra faticare a ritrovare un equilibrio.
È in questo scenario che Massimo Canale, già assessore comunale e figura storica della sinistra cittadina, decide di rompere il silenzio. Lo fa con un post, pubblicato poche ore fa sui suoi canali social, dal tono diretto e disincantato, che suona insieme come riflessione e come avvertimento: «Ecco perché è urgente mettersi in gioco, tutti».
Nel suo intervento, Canale contrappone due modi di intendere la politica. Da un lato quella «fatta di ritorsioni, dispetti, contagocce, alambicchi e tanta ipocrisia»; dall’altro, una politica che prova «a cambiare le cose partendo dal basso, nel tentativo di sanare la rottura del patto tra elettori e istituzioni». Un post che riflette la delusione per un partito incapace di parlare ai cittadini e per un’amministrazione che, a suo dire, avrebbe smarrito il senso del proprio mandato.
Canale non si limita a denunciare: indica anche una direzione. Invita la politica a «sintonizzarsi sul fuso orario della gente comune», cioè a tornare a misurarsi con la vita reale della città, con i suoi problemi quotidiani, con le sue attese. È un richiamo alla concretezza e all’ascolto, ma anche un segnale chiaro di insofferenza verso le logiche interne che, da mesi, paralizzano il dibattito nel centrosinistra reggino.
Le sue parole, nel pieno di una crisi di identità del PD locale, suonano come l’inizio di un nuovo posizionamento. Non è un mistero che in molti, dentro e fuori il partito, vedano in Canale una possibile figura di sintesi in vista delle amministrative del 2026: un candidato in grado di unire l’area democratica e quella civica, oggi divise da rivalità e ruggini personali.
Intanto, mentre il partito si interroga sulla linea da seguire e sulle prossime mosse, l’appello di Canale sembra scuotere l’immobilismo: un invito a “mettersi in gioco”, ma soprattutto a tornare a parlare la lingua della città, prima che sia troppo tardi.

