Migliorare la qualità della vita dei cittadini, in termini di benessere psico-fisico, coesione sociale e contrasto alla marginalità, adesso è possibile grazie a «Rigenerare Arghillà, costruire comunità» e grazie al progetto F.A.T.A. che vede insieme il Comune di Reggio Calabria, il Consorzio Ecolandia, la Chiesa Valdese e alcuni partner territoriali come l’associazione Ace Medicina Solidale, Azimut, l’Asd Arghillà, il Coordinamento di Quartiere di Arghillà, l’associazione Fare Eco e la cooperativa sociale Rom 1995.

Questa mattina, nella sala dei Lampadari «Italo Falcomatà» di palazzo San Giorgio, è stato infatti siglato l’accordo di partenariato tra il soggetto capofila (Consorzio Ecolandia), il soggetto finanziatore (la Chiesa Valdese) e il Comune quale partner istituzionale pubblico, alla presenza del sindaco Giuseppe Falcomatà, del Prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, del presidente del Consorzio Ecolandia, Giuseppe Minniti, e dalla moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta, con la moderazione di Laura Cirella.

Il consorzio Ecolandia, dallo scorso mese di aprile, è capofila del Progetto F.A.T.A. (Fuoco, Acqua, Terra, Aria) sostenuto dai fondi dell’8 per mille della Chiesa Valdese, il più grande che abbia mai finanziato in Italia, un progetto imponente che prevede una serie di importanti azioni di rigenerazione sul quartiere di Arghillà, «tra cui l’attivazione di una comunità energetica solidale – ha spiegato Cirella – l’installazione di un ecocompattatore e il rafforzamento di un hub del riuso; la realizzazione di un sistema sperimentale di recupero delle acque piovane e utilizzo per usi non potabili; degli interventi per creare degli spazi anche sportivi sul territorio e tutta una serie di altre azioni di rigenerazione urbana che abbiamo anche avviato in questi mesi».

Falcomatà: «Sinergia per un patto di comunità»

«Come Amministrazione – ha chiarito il sindaco Falcomatà – abbiamo sempre pensato che i problemi non si possono risolvere con soluzioni facili e provvedimenti immediati, ma vanno date soluzioni strutturali che richiedono tempo e programmazione ed un contributo da parte di tutti, a cominciare dalla stessa comunità. Il lavoro di sinergia istituzionale è alla base per arrivare a un patto di comunità e, allo stesso tempo, ci deve essere il coinvolgimento di quelle realtà e associazioni che quel quartiere lo vivono ogni giorno. Quando parlo di soluzioni strutturali penso alle attività che in questi anni l’Amministrazione comunale ha messo in campo a partire dalla strategia dei Pinqua, al Centro di medicina solidale Ace, all’asilo nido che si sta realizzando, alla rimozione delle carcasse che riempivano il campo di calcio che avevamo da poco riqualificato. Penso anche alla realizzazione delle quaranta vie nel quartiere di Arghillà, laddove prima c’erano solo i comparti, oggi non solo le vie hanno un nome ma è ben visibile grazie alle targhe della toponomastica».

Alcune cose sono andate bene, altre meno bene, ha aggiunto il primo cittadino riferendosi al recupero della piazza don Italo Calabrò, in cui l’Amministrazione ha investito diverse migliaia di euro per la bonifica e la riqualificazione e oggi purtroppo è tornata a essere una discarica. «È la dimostrazione che non bisogna mollare la presa. Il protocollo di oggi è il tassello di una strategia più ampia, che trova origine in una delibera di giunta del 2020 una sorta di patto tra gli attori in causa, è la conferma di quanto insieme si possa fare tanto».

Dopo aver ringraziato la Chiesa Valdese che ha deciso di destinare l’8 per mille alla realizzazione delle attività, Falcomatà ha chiarito che adesso parte l’attività esecutiva di dialogo, coinvolgimento, discussione, dibattito con il territorio e «da qui ai prossimi mesi inizieremo a vedere i cambiamenti che stiamo apportando e che sono stati programmati in questi anni».

Vaccaro: «Riportare la scuola? Perché no…»

Il prefetto Clara Vaccaro è voluta essere presente proprio per dare sostanza all’impegno di Palazzo del Governo nei confronti di Arghillà: «Abbiamo cominciato con il sindaco a ragionare su come intervenire su questa realtà complessa, multietnica, multiculturale, sicuramente sfidante ma anche molto problematica. Non ci siamo scoraggiati anche se i risultati non sono immediatamente visibili, perché interventi strutturali di rigenerazione, di riacquisizione di spazi e come dire di capovolgimento della narrazione di un contesto così complesso non sono cose che si risolvono in poco tempo».

Per questo Vaccaro è convinta che quello di oggi è un segnale concreto, come tanti altri segnali che si stanno dando su Arghillà, considerata una priorità dall’Amministrazione comunale e da tutte le istituzioni. «Essendo una realtà complessa, le soluzioni che devono essere studiate devono coinvolgere tutti: la cittadinanza, il volontariato e il mondo del sociale che lavora in quei luoghi». Poi, il prefetto lancia una nuova sfida: «Riportare una scuola? – si domanda – allora noi dobbiamo ragionare su un percorso che vada a convincere poi chi deve farlo. Ci vuole un po’ di pazienza ma io vi ripeto che sono una fondista e sono abituata a faticare sulle lunghe distanze. Piano piano le cose stanno venendo fuori e ci siamo dati dei tempi anche abbastanza stretti per individuare il percorso che da un punto di vista istituzionale legale noi possiamo seguire, e poi coinvolgere tutti voi in questo patto di comunità, chiamiamolo anche così. Che poi, se funziona, si può estendere anche ad altre realtà, anche se ogni realtà poi ha le sue caratteristiche».

Rendere protagonisti i cittadini e la comunità

«Rendere protagonista il cittadino. Rendere protagoniste le associazioni, strutturate o non strutturate, come il comitato di quartiere di Arghillà la cui presenza è stata molto importante perché il processo che abbiamo messo in cantiere vada avanti». Questo è l’elemento fondante per Giuseppe Minniti, che sottolinea con orgoglio come quella di Arghillà sarà anche la prima comunità energetica rinnovabile a Reggio Calabria: «Noi ci poniamo come apripista con tutti i nostri limiti. Però quello che conta è che stiamo ragionando in un’ottica diversa».

La Diacona Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, esprime la sua soddisfazione con l’emozione che accompagna i grandi avvenimenti: «Anche per noi è stata un’esperienza nuova perché è stata un’esperienza di coinvolgimento nella fase della progettazione. Spesso e volentieri, tranne quando finanziamo, i progetti nascono all’interno delle nostre chiese di cui siamo gestori in toto, dall’ideazione fino alla realizzazione, e il più delle volte noi finanziamo progetti che riceviamo, che condividiamo, che intendiamo supportare perché ci riconosciamo nella loro bontà. In questo caso, diciamo che c’è stata una partecipazione già allo sviluppo dell’idea progettuale e per noi è stato anche estremamente significativo. Abbiamo partecipato nel quadro di un più ampio interesse che le nostre chiese hanno dai tempi del covid in qualche modo voluto manifestare, sostenendo più in generale delle iniziative di sviluppo territoriale. Le stiamo sostenendo anche in altre parti d’Italia, non così urgenti. Quindi, rimane il record dell’importo particolarmente significativo, di fondi che stiamo investendo in progetti che sapessero cogliere l’interesse della dimensione sociale, umana, ecologica coinvolta».