La Reggina pareggia, Inzaghi si sfoga: ma Pippo un destinatario non ce l’ha
Terzo utile consecutivo a Benevento, ma è il dopo partita a spostare gli equilibri. E in città c'è chi fa polemica sul viaggio: perchè autosabotarsi così?

Un punto, un po’ di rimpianti, uno sfogo. La Reggina di Pippo Inzaghi matura questo bottino dalla trasferta di Benevento. Una gara non indimenticabile, che lascia l’amarezza in bocca di chi si è visto sfilare i tre punti a cinque minuti dalla fine. Non è la prima volta che accade, seppur in quest’occasione sia arrivato quantomeno un pareggio. Un punto importante per tener dietro il Cagliari e guadagnare qualcosina sul nono posto, anche grazie al Venezia, capace di sbriciolare l’iniziale vantaggio del Palermo al Penzo.
Tutto sommato, comunque, poteva andare peggio: il trittico con Perugia, Venezia e Benevento, terribile in relazione a quelle che potevano essere le conseguenze in caso di debacle, ha portato sette punti in dote, fondamentali per pensare di poter centrare i playoff, nonostante la sentenza sul caso scadenze federali non rispettate, in arrivo domani pomeriggio.
Motivazioni
Qualche editoriale fa si era detto di un aprile decisivo: la prima metà del mese è andata oltre ogni previsione. Tuttavia questo non è bastato per non far deflagrare le polemiche al fischio finale di Benevento-Reggina. E, paradossalmente, ad accendere la miccia ci ha pensato proprio chi avrebbe dovuto essere il più rinfrancato della compagnia, quel Pippo Inzaghi provato da oltre due mesi di crisi di risultati. «A volte mi chiedo se vale la pena fare questo lavoro in questo ambiente – ha professato il mister amaranto – Sento che a volte c’è poco rispetto per il lavoro dell’allenatore, a fine campionato rifletterò». Una coda di conferenza stampa (qui l’integrale) che regala uno sfogo inaspettato, una polemica che, però, manca di una componente fondamentale: il destinatario, perlomeno a livello esplicito.
Inzaghi parla di poco rispetto, senza specificare chi ne abbia avuto tale mancanza. Non certo il tifo, che ha incassato in maniera anche fin troppo leale uno 0-4 interno; difficile che l’allenatore amaranto possa aver rivolto un simile messaggio indirizzandolo alla stampa: avrebbe avuto senso, a questo punto, attendere una gara interna, in arrivo venerdì sera contro il Brescia. E allora, vien logico pensare che i problemi, in casa Reggina, possano essere interni: ma perché, allora, portarli fuori in una conferenza stampa? Cosa si è rotto? La domanda è pesante, anche alla luce del sottolineatissimo progetto triennale, di cui sono protagonisti sia Pippo Inzaghi che il ds Massimo Taibi, che da qualche settimana condividono la comune scadenza del proprio mandato, ovvero giugno 2025.
Senza dubbio, nell’auspicabile conferenza pre-Brescia (giovedì?), a Inzaghi questa domanda verrà posta e non sarebbe accettabile, a quel punto, una non risposta o una che resti vaga: sarebbe stato meglio, a quel punto, non parlare nella pancia (e di pancia) del Vigorito. In primis per non agitare le acque in vista di un finale di stagione cruciale, che potrebbe regalare alla Reggina il ritorno ai playoff per la Serie A, in secondo luogo per evitare di inquinare quella che comunque sarà una settimana già pesante, in virtù dell’attesa per la sopracitata sentenza sul caso scadenze.
Altre polemiche
Che poi, di polemiche, Reggio ne è già piena, soprattutto quando si parla di Reggina, in una tendenza pazzesca al creare questioni quando di questioni non ce ne sono. L’ultima, in ordine cronologico, è quella nata sotto le foto pubblicate dal club amaranto del viaggio in treno per Benevento, con qualcuno che ha messo in relazione la scelta del mezzo di trasporto con una presunta penuria di risorse economiche per optare per un veicolo più performante.
Una teoria semplicemente assurda, se si considera che era proprio il treno il modo più comodo e paradossalmente più veloce per raggiungere il Sannio. Anche qui, come sopra: servirebbe un ambiente sano, che spinga in maniera serena la Reggina verso la possibilità di giocarsi il ritorno in Serie A. Ma pare che, a volte, a nessuno interessi.