La partenza di Bruno Barranco è il risultato di una trattativa non decollata e di un rinnovo non affrontato con il giusto tempismo. Un rischio già segnalato mesi fa, che ora si concretizza con una perdita importante sul piano tecnico e ambientale. La Reggina non può permettersi di inseguire: serve subito una punta all’altezza e una gestione più lucida delle situazioni interne.

L’addio di Bruno Barranco è una scossa per l’ambiente amaranto, un campanello d’allarme che suona forte e chiaro in un momento delicato della programmazione estiva. Il centravanti argentino, autore di 16 reti stagionali tra campionato e Coppa Italia, lascia Reggio Calabria dopo aver dimostrato con continuità, qualità e spirito di appartenenza di essere uno dei profili più affidabili e rappresentativi della stagione appena conclusa.

La sua uscita di scena, maturata a pochi giorni dalla scadenza naturale del contratto, riporta al centro del dibattito una questione già sollevata da tempo e mai realmente affrontata con il giusto peso: quella dei rinnovi. Già nel corso della scorsa stagione si era evidenziata la necessità di pianificare, senza fretta ma con visione, le situazioni legate ai profili chiave dello spogliatoio, per evitare di arrivare a ridosso delle scadenze con il fiato corto e con il rischio concreto di perdere elementi fondamentali senza alternative pronte.

Lo si è detto per Grillo, lo si è scritto a chiare lettere anche per il tecnico Bruno Trocini: non gestire per tempo i rinnovi può generare instabilità e incertezza. Il caso Barranco ne è oggi la prova concreta. C’erano tutte le condizioni per trovare un accordo in tempi non sospetti, per garantire continuità tecnica e rassicurare un gruppo che proprio attorno a figure come l’argentino aveva costruito identità e coesione. Invece, si è arrivati al capolinea, con la conseguenza di un addio pesante che impone ora una reazione rapida e credibile.

Perdere Barranco significa perdere non solo un attaccante da doppia cifra, ma anche un elemento ben inserito nel gruppo, stimato dalla tifoseria e già pienamente adattato all’ambiente. E questo rende ancor più urgente l’individuazione di un sostituto all’altezza: un centravanti di categoria, esperto, pronto, che possa sostenere l’attacco amaranto senza necessità di rodaggio. In un campionato che la società vuole provare a vincere, non si può più attendere, né improvvisare.

Il mercato non ammette pause e il tempo per intervenire stringe. Il rischio di destabilizzare una piazza che aveva ritrovato entusiasmo è concreto, soprattutto se le prossime mosse non saranno rapide e convincenti. L’ambiente pretende ora risposte tangibili, non comunicati generici o promesse a lungo termine. Servono fatti, subito.

Il saluto di Bruno Barranco chiude una pagina bella, intensa, ma forse troppo fragile nella gestione. Se la Reggina vuole davvero fare il salto di qualità, deve imparare dai propri errori, costruire con lungimiranza e blindare i propri uomini chiave al momento giusto. La tifoseria non può più aspettare e nemmeno accettare che un altro Barranco venga perso per inerzia. Serve un attaccante vero, serve una risposta forte.