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Cresciuto nella Piana di Gioia Tauro e protagonista nei vivai amaranto, Nicolas Viola si racconta a cuore aperto. Nel podcast ufficiale del Cagliari Calcio, PodCasteddu, il centrocampista condivide i ricordi dell’infanzia, l’esordio in Serie A con la Reggina, il legame con il fratello e le similitudini tra Calabria e Sardegna: «Mi sono sentito subito a casa».
C’è un filo che unisce le coste della Calabria a quelle della Sardegna e a tracciarlo è proprio la voce di Nicolas Viola, protagonista del secondo episodio del format rossoblù. Una chiacchierata autentica in cui ripercorre la sua crescita, partendo da Taurianova, cuore pulsante della Piana, fino all’approdo tra i grandi con la maglia amaranto.
«Sono cresciuto a Taurianova e calcisticamente i primi calci li ho dati lì. Avevo mio padre che tirava anche lui qualche calcio nelle serie un po’ più basse, però eravamo innamorati, con mio fratello, di sport e quindi siamo cresciuti con questa fissa del calcio».
Una passione nata in famiglia, che per Viola si trasforma presto in qualcosa di più. Entrato giovanissimo nel settore giovanile della Reggina, diventa capitano della Primavera, finché il talento non esplode:
«verso i 17-18 anni si sono resi conto che avevo qualcosa in più rispetto agli altri. Mi ero affacciato in prima squadra, proprio nel periodo in cui era arrivata la mia prima convocazione in una nazionale giovanile».
Il sogno comincia a prendere forma. La Reggina gli dà fiducia, lo fa esordire e arriva uno dei ricordi più intensi della sua carriera:
«ho avuto un esordio in Serie A bellissimo, perché avevo giocato titolare e mio fratello è subentrato a me. Esce Viola, entra Viola. Un ricordo pazzesco. All’inizio un po’ avevo rosicato, avrei voluto giocare insieme a lui, ma è un ricordo che mi porto dietro con grande gioia».
Una rivalità familiare che si rivela motore di crescita:
«penso che la competizione tra fratelli nasca da subito, per quanto tu possa voler bene all’altro. Ma è una rivalità positiva, che aiuta a crescere. Lui mi ha aiutato tantissimo, in tutto. Siamo molto diversi, ma ci siamo ritrovati forse più da adulti che da bambini».
Il percorso verso il calcio professionistico, però, non è mai lineare. Viola lo sa, e non nasconde le difficoltà vissute:
«uscire da un paesino dove sei cresciuto, con tutto l’affetto e il calore che ti dà, in alcuni aspetti è stato anche limitante. Quando ti ritrovi in un mondo nuovo ti rendi conto che devi fare qualcosa in più. Io, per esempio, ho sempre vissuto male l’errore, avevo un senso di colpa grandissimo. E invece col tempo ho imparato a conoscermi proprio attraverso l’errore».
Oggi, con la maglia del Cagliari, Viola ha trovato un nuovo equilibrio. E parla della Sardegna come di una seconda casa:
«Cagliari mi ricorda tantissimo Reggio Calabria. Quando sono arrivato qua la prima volta ho rivisto tante cose del posto dove ero nato. Mi sono trovato subito a mio agio, come se fossi qui da tantissimo tempo. Era la prima sensazione che ho avuto, e mi sono sentito subito a casa».
Una storia di calcio e radici, di fratellanza e crescita, di sudore e appartenenza. Nicolas Viola non ha dimenticato da dove viene: dalla Piana calabrese alla Serie A, passando per una Reggina che lo ha formato dentro e fuori dal campo. Un percorso che, ancora oggi, porta scritto dentro: amaranto.