Dalle difficoltà iniziali alle gioie di un girone di ritorno da protagonista, la Reggina ha ritrovato sé stessa. A guidarla, l’orgoglio di una maglia, la forza di uno spogliatoio e l’amore instancabile di una tifoseria che non conosce confini. Ora il traguardo è lì, a tre passi: basta crederci.

Non è stata una passeggiata. Non lo è mai quando si veste una maglia così pesante, piena di storia e significato. La stagione della Reggina è cominciata in salita, con il passo incerto di chi stava ancora cercando la propria identità. Settembre, ottobre e novembre hanno portato più domande che risposte, tra prestazioni sottotono, sconfitte amare e un cambio in panchina che ha segnato una svolta.

L’arrivo di Trocini ha cambiato tutto. Non solo nella testa dei calciatori, ma anche nel cuore della piazza. Da lì, la Reggina ha iniziato a risalire, una vittoria alla volta, una battaglia alla volta. I chilometri, le innumerevoli trasferte tra cui Vibo, Scafati, Licata, Sambiase, Paternò, Pompei: ogni gara è diventata una tappa di un viaggio che ora guarda dritto verso il traguardo.

Ma la vera forza non è stata solo in campo. È venuta dai chilometri macinati, dagli applausi sotto il settore ospiti, dai cori della Curva Sud che hanno attraversato mezza Italia del Sud. In un girone dove ogni trasferta è una missione, Reggio Calabria ha risposto presente. Sempre. Ovunque. Con la voce, con il cuore, con la fede.

Ora mancano tre partite. Tre finali. E in fondo, qualunque sarà il verdetto, una verità resta: questa curva ha dimostrato di essere di un’altra categoria. Per passione, per storia, per fame di calcio vero.

La Reggina corre verso un sogno, ma non lo fa da sola. Lo fa con una città sulle spalle, con la voce di chi canta anche quando è difficile, con gli occhi di chi non ha mai smesso di crederci.
Tre partite ancora. Poi, la verità. Ma qualunque essa sia, una cosa è certa: Reggio merita di tornare dove conta. E questa stagione resterà negli occhi e nel cuore di chi ha vissuto, passo dopo passo, ogni centimetro di questo cammino.