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La Reggina supera la Vibonese con una prestazione concreta e aggressiva. I ragazzi di Trocini dominano per intensità e organizzazione, in una gara nervosa e segnata da una direzione arbitrale non sempre all’altezza, con decisioni a tratti inconsistenti che hanno alimentato tensione e incertezza. Ancora a segno capitan Barillà. Ora testa alla finale.
Una partita da dentro o fuori e la Reggina ha scelto di stare dentro. Dentro la lotta, dentro l’anima di questo playoff, dentro il suo destino. Contro una Vibonese ben messa in campo e pronta a vendere cara la pelle, gli uomini di Trocini hanno messo sul prato del “Granillo” tutto ciò che serve per vincere questo tipo di gare: intensità, lucidità, equilibrio.
Sin dai primi minuti la Reggina ha mostrato di avere una marcia in più. Pressing alto, centrocampo dominante, esterni serviti con puntualità. Barillà, Porcino, Laribi: prestazioni maiuscole in un contesto che ha esaltato l’organizzazione amaranto. E quando c’è stato da colpire, la Reggina lo ha fatto: ancora una volta con Barillà, che ha trovato il gol decisivo su rigore in una fase delicata del match.
Non è mancata la tensione, anche per via di una direzione arbitrale nuovamente contestata. Cartellini distribuiti in maniera discutibile e tanti episodi al limite, ma la squadra è rimasta sul pezzo, senza cedere alla frustrazione.
La Vibonese ha provato a rispondere, ha avuto un paio di occasioni importanti, ma la solidità difensiva amaranto ha fatto la differenza. Ogni uomo ha eseguito il proprio compito con disciplina e fame.
La Reggina è in finale playoff. Lo ha fatto mostrando un’identità precisa: compatta, affamata, concreta. Ora manca un ultimo sforzo. La sensazione è chiara: questa squadra non è più fatta per la Serie D. Serve l’ultimo passo e la convinzione che questo gruppo ha già messo in campo.

