sabato,Aprile 20 2024

Reggio Calabria piange Franco Barillà, medico di famiglia morto a Vercelli

Aveva 62 anni e da oltre un mese era ricoverato all'ospedale Sant'Andrea. Il ricordo dei colleghi medici di famiglia

Reggio Calabria piange Franco Barillà, medico di famiglia morto a Vercelli

Il coronavirus continua a mietere vittime anche tra i medici e oggi Reggio Calabria piange la scomparsa di Franco Barillà, morto a 62 anni. Un lutto, tra i medici di famiglia, Barillà da oltre un mese era ricoverato all’ospedale Sant’Andrea e lottava contro il virus che lo aveva colpito.

Come riportato da infovercelli24, aveva lavorato alla guardia medica e come medico del carcere e ora era medico di famiglia in diversi centri del vercellese – da Arborio a Oldenico. Barillà aveva prestato servizio anche nella casa di riposo di Caresanablot, come hanno ricordato nei giorni scorsi molti parenti dei ricoverati unendosi, attraverso i social, alle preghiere e ai pensieri verso questo professionista apprezzato e benvoluto.

«Questo anno interminabile si porta via oggi un caro collega e amico – ha scritto in un post il cardiologo Sergio Macciò -. Di Franco Barillà ricordo i sorrisi, la grande disponibilità. Quel saluto sincero anche dopo notti dure in guardia medica. Quel caffè offerto spesso perché viveva con piacere il condividere con amici e colleghi quei momenti di pausa. Quelle telefonate per discutere un caso clinico che poi si finiva a parlare d’altro. Ciao Franco».

Un altro duro colpo per l’Ordine dei Medici vercellesi, che già nelle scorse settimane ha pianto la scomparsa di Luciano Bellan: «Questo maledetto virus si è portato via un altro medico di famiglia – scrive Alessandro Stecco, presidente della commissione Sanità della Regione – le mie più sentite condoglianze ai suoi familiari e all’Ordine dei Medici. Di fronte a questa malattia abbiamo ancora armi spuntate, non ci sono farmaci specifici e mirati infatti e questo acuisce il senso di impotenza di fronte ai casi che si presentano o diventano più gravi, nonostante gli sforzi eroici e l’abnegazione del personale sanitario durante il ricovero».

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