sabato,Aprile 20 2024

Ospedale Oppido, Di Furia: «La lungodegenza non chiuderà»

Il commissario straordinario dell’Asp, accompagnato dal consigliere regionale Giannetta e dalla garante della Salute Stanganelli, ha visitato il presidio ospedaliero dove rimane attivo il sit-in di protesta dei cittadini

Ospedale Oppido, Di Furia: «La lungodegenza non chiuderà»

Il reparto di Lungodegenza dell’ospedale di Oppido Mamertina non chiuderà. Parola del commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia, che nella tarda mattinata di oggi, insieme al consigliere regionale Domenico Giannetta e alla garante della Salute Anna Maria Stanganelli, ha visitato il nosocomio  “Maria Pia di Savoia” dove è in corso, da domenica, un sit-in di protesta dei cittadini, che si sono uniti in un fronte civico spontaneo, per scongiurare la paventata chiusura dell’unità operativa di lungodegenza a causa della carenza di personale medico, che ha causato il trasferimento in un’altra struttura ospedaliera, di sei dei sette pazienti ricoverati.

Accolta dal sindaco Bruno Barillaro, il commissario Di Furia ha voluto rassicurare di persona i cittadini indignati, sostenendo che farà tutto quanto è in suo potere per far continuare a vivere il presidio ospedaliero. Dopo aver visitato la struttura, ha avuto un colloquio privato con il sindaco, Giannetta, Stanganelli, il parroco don Giuseppe Papalia e gli unici due medici ancora in servizio, Aldo Mercuri e Rita Foti, i quali le hanno esposto i problemi che quotidianamente si trovano ad affrontare, in primis quello della reperibilità dettata dalla carenza di personale. Per sopperire a questa difficoltà, il commissario ha avanzato l’ipotesi di far arrivare a Oppido un medico cubano oppure di chiedere ai medici di Polistena e Gioia Tauro la disponibilità. Tra le varie ipotesi, anche quello di garantire nelle ore notturne, la presenza di un medico di guardia, di cui al momento la città è sprovvista. Dopo aver accolto le istanze dei due medici e le proposte avanzate dal primo cittadino, dal parroco e dal consigliere regionale, Di Furia ha quindi incontrato i cittadini per comunicare loro le soluzioni che verranno adottate per prime.

Barillaro: «Grande disponibilità dalla Di Furia»

A parlare per primo è stato il sindaco Barillaro, il quale ha esordito ringraziando il commissario Di Furia per la disponibilità dimostrata accogliendo l’invito «a venirci incontro per non perdere l’unico pezzo di sanità rimastoci e di trovare soluzioni di rafforzo a questa struttura ospedaliera. Abbiamo trovato grande disponibilità, prospettando le varie possibilità in virtù di quanto il piano sanitario consenta. Un vasto territorio di circa 20.000 abitanti, si riversa sulla nostra cittadina per diversi servizi, oltre alla grande popolazione scolastica, circa 1.000 studenti, che ogni giorno frequentano le scuole di Oppido e per questo è importante mantenere l’ospedale e potenziarlo».

Ai cittadini che chiedevano l’apertura del Pronto soccorso, il sindaco ha spiegato che «intanto ci è stato promesso che la lungodegenza non verrà toccata e che si troverà la soluzione adatta per mantenerla. Si è parlato anche di come sopperire in caso di emergenze, a partire da un’ambulanza fissa e reperendo i medici per le urgenze, ma ovviamente non si può andare otre quello che è il piano sanitario regionale. Non è possibile al momento avere un Pronto soccorso ma sarà garantita un’assistenza sanitaria h24».

Di Furia: «Riattiveremo la Radiologia»

La parola è poi passata al commissario Di Furia, la quale ha chiarito di aver voluto visitare la struttura perché aveva bisogno di capire com’è organizzata, «per poter prendere delle decisioni coerenti. Questa è una struttura abbastanza vecchia sulla quale c’è un investimento importante che è quello di ospedale di comunità. I nostri tecnici stanno procedendo per assegnare tutte le specifiche per poter procedere ai lavori. L’ospedale di comunità è un presidio ospedaliero che risponde ai bisogni della comunità, e ora dobbiamo trovare tutte le soluzioni per dare risposte ai cittadini. Intanto la lungodegenza, che costituisce un presidio importante per i cittadini, verrà mantenuta. L’interesse è quello di sviluppare e non portare indietro questa comunità, anche perché risponde al bisogno di cittadini molto numerosi.

Nel mentre che seguiamo le procedure previste dalla norma, nulla ci vieta di fare anche dei percorsi per accelerare l’iter per risistemare la struttura e attivare delle cose in più, come ad esempio mettere in piedi delle Aft (Aggregazione funzionale territoriale, ndr), ossia dei medici di medicina generale presenti almeno h12, che garantiscono una risposta costante per i cittadini; la riattivazione della Radiologia che adesso deve fare tutto il suo percorso perché è stata chiusa per anni, quindi va fatta di nuovo la verifica della funzionalità e collaudata, anche se non è una cosa che si può fare in un giorno, ci stiamo muovendo per poter dare la possibilità di fare delle lastre non solo a chi è ricoverato ma anche a chi ha bisogno; infine, un’altra cosa che ci piacerebbe portare all’interno della struttura sono i poliambulatori, perché ciò creerebbe, in base ai bisogni dei cittadini, una risposta completa».

Di Furia ha sottolineato che «sono tutti percorsi che possiamo attivare e che stanno nella nostra buona volontà di portare a casa il miglioramento dell’assistenza. È una mia responsabilità oggi trovare delle soluzioni ma non ho la bacchetta magica e quindi posso solo fare quello che è nelle mie possibilità. Però intanto evitiamo la chiusura del reparto e poi metteremo in campo tutti gli altri percorsi per migliorare l’assistenza. Io sono abbastanza rapida, per cui sarà mia premura preparare un cronoprogramma e trovare queste soluzioni in tempi abbastanza celeri. Il mio obiettivo è garantire la salute dei cittadini e per questo sono qui oggi – ha concluso – ed è una sfida difficilissima, perché purtroppo esistono tante altre situazioni che sono messe peggio di Oppido».

Don Giuseppe: «La tutela della salute al primo posto»

Il parroco Papalia, ha sostenuto che «non si può continuare a vivere così. Ci troviamo in un territorio molto disagiato e credo che la tutela della salute e della vita sia la prima preoccupazione di ogni uomo. Cerchiamo di superare i colori politici pensando che la vita e il benessere dell’uomo sia la cosa principale, sappiamo bene quali sono le difficoltà che abbiamo però il dialogo ci permette di trovare soluzioni a tutto».

Stanganelli: «Dobbiamo fornire le risposte giuste al territorio»

Il garante della Salute Stanganelli ha sostenuto che «Oppido è una realtà importantissima che va valorizzata perché ci sono tanti comuni limitrofi che hanno la necessità di fare riferimento a questo territorio. Credo che da parte dell’Asp di Reggio Calabria e dal governo regionale ci sia attenzione e io chiedo un’attenzione ancora maggiore per questa città che fonda le sue radici su tre fulcri portanti, che sono la scuola, l’ospedale e la chiesa. Se tutti insieme collaboriamo possiamo fornire le risposte giuste a questo territorio».

Giannetta: «Mi batterò per l’ospedale di montagna»

Anche il consigliere regionale Giannetta ha voluto parlare ai suoi concittadini, sostenendo che il comitato spontaneo «ha cominciato la sua legittima e sacrosanta manifestazione per il diritto alla salute che nasce non solo per Oppido ma per tutto un territorio disagiato. Oppido è baricentrico perché è al centro di tante altre piccole comunità che hanno come punto di riferimento questo ospedale. È punto di incontro di numerosi studenti che frequentano le scuole di ogni ordine e grado, è sede di curia vescovile, e riveste quindi un’importanza strategica. Alla luce di questo, da quando mi sono insediato ho cominciato delle interlocuzioni importanti che oggi culminano in questa manifestazione.

Il governo Occhiuto da quando si è insediato, non ha chiuso ospedali ma ha invertito la rotta cercando di dare delle risposte. Purtroppo paghiamo lo scotto, non solo in Calabria, della carenza di medici e lungimirante è stata la scelta di portare i medici cubani a dare una mano. Intanto oggi abbiamo fatto una grande conquista scongiurando la chiusura della lungodegenza. Inoltre, abbiamo fatto vedere alla commissaria che questo non è un territorio che può essere abbandonato e abbiamo acquisito la disponibilità di avere un’ambulanza medicalizzata, che vuol dire avere un posto fisso che fornisce tutto il territorio, con un medico a bordo che può prestare le prime cure. Abbiamo tre ordini di servizio, con due tecnici e un medico per la Radiologia, che vedrà nei prossimi giorni la manutenzione dei macchinari e quindi la riapertura».

Giannetta ha poi annunciato di aver chiesto al sindaco – in virtù della lettera inviata dalla Regione a tutti i sindaci con la richiesta di individuare aree che permettano l’atterraggio dell’elisoccorso – di segnalare delle aree adiacenti l’ospedale da utilizzare come base per l’elisoccorso. Aree che verranno poi valutate dai tecnici della Regione. Il consigliere regionale, in merito all’assistenza h24 chiesta a gran voce dai cittadini, ha spiegato che «si sta lavorando o per la trasformazione dell’ospedale, grazie al finanziamento di 1.600.000 euro, in Casa della comunità con medici e posti letto che garantiscono le prime cure che in sostanza è la stessa cosa del Ppi che avevamo, oppure, facendo dei ragionamenti di prospettiva, pensarlo – dato che ne ha le caratteristiche – come ospedale di montagna, come era stato inquadrato molti anni fa in un piano regionale sanitario». Detto questo, Giannetta ha promesso di presentare nei prossimi mesi un’interpellanza per proporre, «se le regole ce lo consentono», che l’ospedale di montagna diventi una realtà, oppure «trovare un’alternativa per dare risposte alla gente». In conclusione, Giannetta ha chiesto ai cittadini di smobilitare il presidio.

Mazzeo: «Il sit-in continuerà»

La parola è quindi passata alla portavoce del comitato spontaneo Margherita Mazzaeo, la quale ha precisato di comprendere le difficoltà, «però sono anni che incassiamo solo promesse e adesso non ci possiamo permettere di abbandonare il presidio come ci viene chiesto, perché lo abbiamo fatto negli anni e purtroppo nulla è cambiato. Qui c’è un popolo che ha bisogno di risposte e soprattutto della strumentazione. Qui da noi non si fa un conteggio in km per arrivare al più vicino ospedale ma in minuti, perché per via delle strade che ci ritroviamo per percorrere 10 km ci mettiamo 20 minuti. Non vogliamo fare i sovversivi, vogliamo solo risposte e atti concreti. Riportateci i malati, perché qua c’è un’eccellenza. Infine, chiediamo che ci venga data la possibilità di presentare le nostre proposte».

Mazzullo: «Siamo vittime»

«La rabbia ci sta – ha affermato Mariano Mazzullo, responsabile del comitato “Ci siamo rotti” prendendo la parola – perché dietro questo ospedale c’è un ecomostro, un altro ospedale costruito e abbandonato senza mai entrare in funzione con sperpero di denaro pubblico. Siamo vittime di questa situazione e vogliamo solo avere il minimo sindacale per il nostro diritto alla salute. Spesso, arrivati a Polistena ci si trova davanti il deserto e poi si viene spediti a Reggio Calabria. Un viaggio della speranza col cuore in gola, e per questo chiediamo dopo anni un po’ di attenzione».

Gli studenti: «Non siamo tranquilli»

A concludere l’incontro pubblico la rappresentante degli studenti che ha spiegato come a Oppido giungano alunni da diversi paesi limitrofi, sottolineando che la loro presenza al sit-in vuole «manifestare un disagio che è reale, perché a noi studenti manca la tranquillità perché se dovesse verificarsi un incidente all’interno delle mura scolastiche non abbiamo dove farci soccorrere nell’immediato. Ci manca il diritto alla sicurezza in questo momento». Dal canto loro, i cittadini hanno deciso di mantenere il presidio finché non si avranno le prime risposte alle promesse fatte.

top