martedì,Aprile 30 2024

Reggina, Saladini: «Io un parafulmine, ho fatto tanto per la mia terra»

Le parole di Saladini a Sportitalia: «Potevo fare ancora meglio, ma Gravina e Balata non hanno sfruttato il coraggio di un imprenditore giovane e italiano»

Reggina, Saladini: «Io un parafulmine, ho fatto tanto per la mia terra»

Finalmente Felice Saladini ha deciso di parlare e ha raccontato la sua versione dei fatti sulla gestione della Reggina negli ultimi mesi. L’imprenditore lametino ha presenziato negli studi di Sportitalia e, dopo essere sfuggito a una contestazione all’esterno della struttura, ha raccontato la sua versione dei fatti alla trasmissione condotta da Michele Criscitiello.

Quattro milioni per la salvezza dello scorso anno

«L’anno scorso ho versato 4 milioni per iscrivere la Reggina in Serie B. L’ho fatto perché sono un calabrese e non sono stato fermo a guardare, ne mi sono limitato a scrivere sui social come qualcuno ha fatto. La situazione è complessa e i tifosi chiaramente hanno tutte le ragioni del mondo per contestare. La Reggina non è una semplice squadra di calcio, ma è storia, tradizione. Quanto sta accadendo è incomprensibile, di fronte ad una legge dello Stato mi trovo a dover battagliare ancora e trovo assurdo essere arrivati al Consiglio di Stato. C’è chi contesta, ma ci sono anche coloro che mi sostengono, che conoscono le leggi e quindi sono al mio fianco».

«Ho venduto perché ero il parafulmine»

«Un anno fa c’era una Reggina fallita con 20 milioni di debito – ha ricordato Saladini – Io mi accollo quel debito, la salvo, verso quattro milioni per iscriverla e viene iscritta nonostante ripeto quel grosso debito. Questi ultimi continuano ad aumentare. In dieci mesi ho messo 15 milioni: ovviamente lo posso dimostrare. Ho deciso di vendere la società perchè ho capito che ero il parafulmine di tutti questi problemi. Con Cardona c’è ancora dialogo. La società è stata ceduta ad un fondo inglese che ha messo come figura di riferimento il signor Manuele Ilari. Il suo nome l’ho scoperto 24 ore prima di procedere. Gli investitori ci sono e si sono seduti al tavolo con me. Se il 29 agosto andrà bene al Consiglio di Stato, si allargherà la platea degli investitori».

Chi paga i dipendenti

«I dipendenti li paga la Reggina – ha affermato Saladini – oggi la società ha un socio ed un amministratore. Sono vicino a chi durante l’anno hanno lavorato per la società e mi dispiace molto di quanto stia accadendo. Ho venduto la Reggina ad un fondo di investitori credibili. Quando si doveva fare l’atto dal notaio, è stato nominato Manuele Ilari, è molto semplice, non dovevo decidere io: l’ho saputo ventiquattrore prima».

La querelle Tribunale

«Il Tribunale di Reggio Calabria mi consentiva di poter pagare quanto dovuto (i famosi 757mila euro) entro il 12 luglio e nessuno ha mai messo in discussione che quella cifra dovesse essere pagata entro il 20 giugno, lo dicono proprio i comunicati della Figc. Io al Consiglio di Stato vado più fiducioso e più motivato che mai con tutti i miei avvocati. Anzi vi dico che il Consiglio di Stato mi darà ragione, io sono rimasto vittima di un sistema che mi ha messo spalle al muro e che non ha voluto sfruttare il coraggio di un imprenditore giovane e italiano. Ho molto rispetto sia di Gravina che di Balata, ma andava sfruttato chi ha voluto investire nella sua terra e nel calcio».

«Sono ancora protagonista»

«Sono ancora oggi protagonista della difesa della Reggina – continua Saladini – mi sono accollato tutta la trafila difensiva e se è opportuno vado anche oltre. Ho fatto tanto, potevo fare meglio e di più, il motivo per il quale ho venduto è perchè sono stato messo in un angolo da questo sistema e per liberarla l’unico gesto era quello. A Taibi bisognerebbe fare una statua, vi dico che non mollo e certamente questa situazione mi dispiace, gente che deve prendere gli stipendi e tutto il resto, certo che sono dispiaciuto».

Su Inzaghi

«Io sono sempre quello che è andato a prendere Inzaghi a Formentera. Anzi, colgo l’occasione di ringraziarlo tutt’oggi per quanto ha fatto sul campo».

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