venerdì,Aprile 19 2024

Reggio, nell’inerzia assoluta permangono degrado e rifiuti pericolosi a San Giorgio Extra – VIDEO

Il terreno, di oltre due ettari, da oltre vent’anni senza nuove prospettive

Reggio, nell’inerzia assoluta permangono degrado e rifiuti pericolosi a San Giorgio Extra – VIDEO

Rifiuti speciali e anche pericolosi in pieno contesto urbano, a un tiro di schioppo da una parrocchia molto attiva nella comunità, dal Cedir, che ospita Procura e Uffici comunali, e dal costruendo nuovo Palazzo di Giustizia. Un degrado e un abbandono che si dovrebbero raccontare da soli eppure tutto pare fermo attorno a questa area di oltre due ettari dove un tempo sorgeva la fabbrica di Bergamotto della famiglia Vilardi, dismessa già alla fine degli anni Novanta, nel quartiere di San Giorgio Extra nel cuore della zona Sud di Reggio Calabria.

Una zona che è una ferita ancora aperta, in questi venti anni infettatasi al punto da essere stata sottoposta a curatela giudiziaria e, nel 2018, a sequestro penale eseguito nel 2018 dai militari del Nucleo Investigativo del gruppo dei Carabinieri Forestali di Reggio Calabria che hanno accertato la presenza di rifiuti miscelati in modo incontrollato, urbani e industriali, quindi speciali e alcuni dei quali anche pericolosi.

Lì nonostante il sequestro penale, nonostante l’amministrazione giudiziaria, nonostante gli obblighi di rimozione e ripristino dello stato dei luoghi in capo al Sindaco, autorità sanitaria locale (ordinanza in caso di inadempienza di chi abbia inquinato), nonostante il rischio ambientale e sanitario ormai notorio a tutti i livelli istituzionali.

Quali interessi, da ritenersi leciti, potrebbero mai relegare quest’area ad un abbandono così tollerato e indisturbato e continuare ad esporre la comunità a questo pericolo ambientale e sanitario?

Questa domanda resta in attesa di risposta come restano lì quei fusti, nelle adiacenze di due pozzi di acqua pubblica con tubi che da quell’area compromessa raggiungono e servono le case della zona di San Giorgio Extra e quelle di parte del centro storico.

Restano lì, circondati da abitazioni dalle quali famiglie si affacciano quotidianamente con i loro figli adolescenti che non hanno visto altro che questi scheletri circondati da degrado da quando sono nati. Restano lì nelle adiacenze di una delle poche aree gioco disponibili per i bambini.

Nel tempo non sono mancati segnalazioni, proposte e incontri con le istituzioni, sollecitati da residenti e dalla parrocchia di San Giorgio Extra. Cittadella dell’arte, parcheggio del nuovo palazzo di Giustizia, centro commerciale (ipotesi in passato al centro di un filone di indagine per l’omicidio dell’assicuratore Giovanni Filianoti, ucciso nel febbraio del 2008 a Reggio), tante le idee lanciate in questo anni, alle quali nessuno crede più. In sostanza in questi due decenni rimosso soltanto l’amianto dai tetti dei capannoni, alcuni anni dopo la dismissione della fabbrica.

Resta invece una stasi pressoché totale e con essa uno scempio, che basta un muro di cinta a rendere invisibile ai più, frutto di anni di incuria, depredazioni e incursioni illegali, con sversamento notte tempo di rifiuti speciali e anche pericolosi e con annesso rischio ambientale e sanitario crescente.

È necessario accendere un nuovo riflettore su tale decadimento, e sull’indifferenza nel quale prolifera, e sollecitare una risposta su cosa si sia e, soprattutto, non si sia fatto in questi vent’anni, su cosa si stia facendo per giungere ad una bonifica seria che, sottraendo l’area a questo colpevole e irresponsabile abbandono, tracci finalmente le premesse di una prospettiva diversa che in concreto restituisca questa zona alla Città e quindi alla Civiltà.

Il sequestro del 2018

Nel 2018, i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria, unitamente a personale in servizio alla Stazione Carabinieri Forestale di Reggio Calabria, a seguito di ricognizione avevano accertato la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti miscelati in modo incontrollato, sia di natura urbana (rifiuti solidi urbani, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, elettrodomestici vari) che industriale (quali materiali di risulta edile, pneumatici fuori uso, quantitativi copiosi di fusti metallici in stato di deterioramento alcuni dei quali contrassegnati da avviso di alta infiammabilità e di tossicità). Avevano accertato, altresì, la presenza di rifiuti pericolosi quali solventi, lastre di cemento amianto e copiose quantità di materiale verosimilmente riconducibile a soda caustica. Peraltro, parte dei rifiuti riscontrati in loco si presentavano anche combusti. Contestualmente avevano accertato anche il forte stato di degrado dell’area liberamente accessibile a chiunque.

“Configurandosi le ipotesi di reato di cui agli artt. 452 bis c.p. (inquinamento ambientale) ed art. 256 D.Lgs. 152/2006 (gestione di rifiuti non autorizzata), valutato il pericolo che la libera disponibilità dell’area potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati ivi perpetrati, ovvero agevolare la commissione di altri reati, avvisato il P.M. di turno, la P.G. operante ha proceduto ad eseguire il sequestro preventivo ex art. 321 c. 3 bis c.p.p. dell’intera area e dei rifiuti in essa insistenti”, si legge sulla nota stampa diramata all’epoca dall’Arma.

I saccheggi continuano

Lo scorso gennaio la zona in cui insistono i pozzi di fondo Vilardi è stata raggiunta da ignoti che hanno rubato e danneggiato diverse attrezzature, causando un grave disservizio idrico in Città. Negli anni scorsi non sono mancati gli incendi che, data la presenza di quei rifiuti pericolosi, avrebbero potuto avere conseguenze molto più gravi e devastanti. Resta, dunque, anche un clima di grande insicurezza.

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