domenica,Ottobre 6 2024

Carceri Reggio, la fotografia di Rita Bernardini: «Istituti in sofferenza tra lavoro carente e criticità sanitarie» – VIDEO

La presidente di Nessuno Tocchi Caino fa tappa anche nella città dello Stretto nell’ambito del viaggio della speranza nei luoghi di pena avviato anche nella nostra regione in collaborazione con le Camere penali

Carceri Reggio, la fotografia di Rita Bernardini: «Istituti in sofferenza tra lavoro carente e criticità sanitarie» – VIDEO

«Percorsi trattamentali carenti e poco lavoro. C’è poi il dato del sovraffollamento e della carenza di personale ma soprattutto registriamo il serio problema sanitario. I detenuti denunciano difficoltà nell’essere seguiti nelle loro patologie». È un quadro segnato da numerose e serie criticità quello tracciato di Rita Bernardini, presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino.

Nei luoghi della pena

La lega internazionale impegnata nell’abolizione universale della pena di morte e nella promozione di una detenzione volta all’effettiva rieducazione, sta facendo tappa anche in Calabria. La delegazione ha già incontrato la popolazione detenuta a Castrovillari, Rossano, Catanzaro.

In questi giorni, in collaborazione con la Camera Penale reggina, sta proseguendo il suo Viaggio della speranza nei luoghi di pena anche in riva allo Stretto. A seguito delle visite a Locri, Laureana di Borrello e Palmi, in questi giorni le tappe presso gli istituti Giuseppe Panzera e Arghillà di Reggio Calabria.

Il salone dei lampadari Italo Falcomatà di palazzo San Giorgio ha fatto da cornice alla conferenza dal titolo “Carcere e misure alternative: reinserire conviene”, moderata da Pasquale Foti, presidente della Camera Penale di Reggio Calabria.

La conferenza è stata promossa anche con la partecipazione dell’ordine degli avvocati, del movimento forense e dell’ufficio del Garante delle Persone private della libertà personale del Comune di Reggio Calabria.

I saluti sono stati affidati a Rosario Maria Infantino, presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Reggio Calabria, e a Daniela Tortorella, presidente del tribunale di Sorveglianza reggino. Con Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, sono intervenuti, tra gli altri, Luca Muglia, garante dei detenuti regione Calabria, e Giovanna Russo, garante dei detenuti del comune di Reggio Calabra.

Il nodo della sanità penitenziaria

«Il titolo “Carcere e misure alternative: reinserire conviene” scelto per questa conferenza si propone di focalizzare l’attenzione sulla centralità dei percorsi rieducativi. Essi costituiscono il viatico per garantire che la pena risponda ai dettami costituzionali. La riflessione – ha spiegato Pasquale Foti, presidente della camera penale Gaetano Sardiello di Reggio Calabria – si inquadra nell’ambito della visita svolta da Rita Bernardini e della delegazione di Nessuno Tocchi Caino. In questi giorni hanno avuto modo di incontrare e ascoltare la popolazione detenuta di Reggio e di Arghillà.

C’è un sovraffollamento, con 200 detenuti Reggio e 350 ad Arghillà. Il nodo principale, tuttavia, è rappresentato dalle carenze sanitarie, in termini di strutture, di risorse e di disponibilità orarie. C’è poi la questione strutturale del carcere Panzera, costruito nel 1930, dunque senza la previsione di spazi per le attività trattamentali e rieducative. Un esempio su tutti è quello della biblioteca, allestita in un corridoio, senza una postazione adeguata alla lettura». Lo ha evidenziato Pasquale Foti, presidente della Camera Penale di Reggio Calabria.

Troppe ore in cella e poche attività rieducative

Le carenze dal punto di vista trattamentale, con le ricadute dirette sulla dimensione effettivamente rieducativa della detenzione, sono state rilevate anche da Rita Bernardini.

«Nel carcere Panzera, nonostante il buon rapporto tra detenuti e personale carcerario, abbiamo registrato una condizione di isolamento rappresentata da giornate trascorse in celle con pochissime attività. C’è anche l’aggravante di essere anche lontani dalla famiglia. Si tratta di detenuti di alta sicurezza, la maggior parte dei quali, almeno tra quelli da noi incontrati, proviene da Campania, Puglia, Sicilia. Dunque le visite dei familiari non sono frequenti.

Nella sezione femminile, anch’essa sovraffollata, mi sembra che solo 7 donne su 38 lavorino, riuscendo non solo a guardare oltre la condizione carceraria, che è quello che deve avvenire, ma anche ad aiutare la famiglia fuori. Almeno per loro esiste questa possibilità.

L’offerta scolastica rispecchia queste carenze, con detenuti fermi al biennio e che non sono posti nelle condizioni di conseguire il diploma. Stesso dicasi nel carcere di Arghillà, per raggiungere il quale abbiamo dovuto attraversare un quartiere che è un enorme discarica a cielo aperto», ha evidenziato ancora Rita Bernardini.

L’eccellenza di Laureana di Borrello

«Le opportunità di lavoro dovrebbero essere potenziate come quelle rieducative. Solo un carcere da 10 e lode: il Luigi Daga di Laureana di Borrello con una cinquantina di detenuti che lavorano, dunque tutti immersi in una prospettiva di futuro e di riscatto», ha proseguito la presidente di Nessuno Tocchi Caino che si è poi soffermata su un altro aspetto essenziale.

«Come nel resto del paese esistono anche difficoltà nell’accesso alle misure alternative al carcere. Sono dovute anche alle carenze di personale nella magistratura di sorveglianza. In Italia a fronte di una popolazione carceraria di 58600 persone, vi sono soltanto 240 magistrati di sorveglianza. Ennesima mancanza che certamente non favorisce l’attuazione di quel percorso rieducativo che per altro dovrebbe essere individualizzato», ha sottolineato ancora Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino.

Problemi strutturali tra vetustà e inadeguatezza

Le carenze emerse su Reggio in parte discendono anche, dunque, dalla vetustà dell’istituto Giuseppe Panzera. Fu costruito negli anni Trenta, secondo una concezione non polarizzata, come poi con l’avvento della Costituzione lo sarebbe stata, sulla funzione rieducativa della pena.

«Queste visite nelle carceri calabresi di Nessuno Tocchi Caino – ha sottolineato il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia – sono dal punto di vista del mio Ufficio importanti. La carenza di organici di polizia penitenziaria è una costante anche in Calabria. Poi ci sono le particolarità che nel reggino sono strutturali e quindi anche sanitarie e trattamentali con la carenza di spazi per la socialità.

La funzione rieducativa richiede, infatti, spazi adeguati che di fatto nel carcere Panzera non sono presenti per la vetustà della costruzione e che nel carcere di Arghillà mancano, nonostante la costruzione sia più recente. Ad Arghillà, per esempio, è difficile applicare la circolare del dipartimento di Applicazione della pena che dispone il regime differenziato a seconda della provenienza dei detenuti di media sicurezza.

Nel carcere Panzera, si sta pensando di mutare la destinazione dei locali risultati inidonei al reparto di osservazione psichiatrica, che verrà trasferito altrove, ad attività ricreative. Ma si tratta sempre di misure non risolutive. Gli spazi dovrebbero essere di più e adeguati. La questione si pone anche per le attività scolastiche e anche per il polo universitario di recente attivazione». Lo ha evidenziato il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia.

Pochi spazi per la socialità

Sulla carenza di spazi si sofferma anche la garante comunale dei diritti delle persone detenute, Giovanna Russo.

«Un solo campo da calcio per ogni sezione, le palestre allocate nell’area passeggio, riferendoci solo dello sport che può essere deflattivo di umori e tensioni oltre che aggregativo e rieducativo. Si deve fare di più sul fronte trattamentale e lavorativo.

Ci sono poi il sovraffollamento, l’inadeguatezza del numero degli agenti di polizia penitenziaria e la necessità di trovare soluzione per il reparto di osservazione psichiatrica ancora chiuso. Ne ho dato conto in occasione della presentazione della relazione annuale lo scorso luglio.

Sul fronte sanitario, presso l’istituto Giuseppe Panzera sono stati segnalati ritardi nelle visite e criticità nell’ambito specialistico. Valuteremo la situazione anche alla luce di alcune problematiche strutturali per affrontare le quali già si sta lavorando con la direttrice generale dell’asp reggina, Lucia Di Furia.

Negli ultimi due mesi sembrano essere emerse delle criticità sanitarie anche ad Arghillà dove si erano raggiunti dei risultati importanti. Siamo impegnati a capire cosa sia accaduto. Durante l’estate, inoltre, la copertura h24 è stata sospesa per carenza dei medici. Intervenire nel delicato settore sanitario nelle carceri comporta un’azione e un’attenzione costanti e pronte a doversi misurare con molteplici difficoltà». Così ha concluso la garante dei diritti delle persone detenute del comune di Reggio Calabria, Giovanna Russo.

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