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«Un appuntamento ormai consolidato che ci offre una occasione di incontro e confronto in tema della legalità». Come di consueto è stato il presidente della Pro loco di Cardeto, Santo Morabito, ad aprire la Giornata della Legalità a Cardeto.

La manifestazione, giunta alla quinta edizione, è stata patrocinata dall’ente Pro loco italiane Calabria, dall’amministrazione comunale di Cardeto e dalla Regione Calabria. Dopo la questione ambientale e i minori, quest’anno l’incontro è stato orientato a riflettere sul ruolo della donna nella società calabrese. Questo il tema scelto dalla pro loco di Cardeto che da quest’anno si avvale anche del contributo di una gruppo di giovani del Servizio civile universale. Un evento di comunità sempre molto atteso e partecipato. A confermarlo la gremita piazza Felice Romeo del comune alle pendici dell’Aspromonte, in ascolto di esperienze di storie di donne.
In cammino verso la parità
Tra queste anche quella della sindaca, Daniela Arfuso, al suo secondo mandato alla guida dell’amministrazione, che ha esordito con un ringraziamento alla Pro loco. «Siamo ormai affezionati a questo appuntamento che ci propone sempre riflessioni su temi di stringente attualità. Conciliare lavoro e famiglia è ancora una sfida ardua per le donne nella nostra società. Anche e soprattutto in Calabria, dunque, siamo ancora in cammino per raggiungere traguardi di parità effettiva. Per raggiungere una parità che sia davvero normalità».
Si dichiara soddisfatto di questo tradizionale appuntamento a Cardeto, il consigliere del regionale e presidente della commissione speciale di Vigilanza del consiglio regionale della Calabria, Domenico Giannetta che sottolinea l’importanza del tema «anche rispetto al fenomeno della violenza di genere e all’impegno della stessa Regione che con Aterp, ad esempio, per offrire sostegno alle donne che sono riuscite a liberarsi».
Donne sindache
Le donne calabresi celebrate e raccontate sono state anche «le donne pioniere e determinate che si candidarono, venendo elette sindache tra le prime in Italia nel 1946», ha ricordato Giuseppina Ierace, presidente regionale dell’Epli. Furono Caterina Tufarelli Palumbo Pisani, Lydia Toraldo Serra e Ines Nervi Carratelli, rispettivamente sindache di San Sosti, Tropea e San Pietro in Amantea.
Donna che educa e di prende cura
Custodi del focolare domestico nella nostra tradizione, troppe madri, figlie e sorelle hanno visto vestire questo ruolo di subalternità. «Non dobbiamo dimenticare, però, il ruolo essenziale delle madri nell’educazione e nella cura e quanto la famiglia come la scuola siano i presidi ineludibili per insegnare i valori di libertà e legalità. Pensiamo alle donne e alle madri calabresi che hanno sacrificato la loro vita per dare ai figli un futuro libero dalla ‘ndrangheta», ha ricordato l’assessore regionale, Maria Stefania Caracciolo, che ha esordito ricordando la sua infanzia proprio a Cardeto, luogo natio del padre e dei nonni paterni.
Sguardi e storie di donne
Spazio poi all’esperienze sui territori con l’operatrice sociale Laura Cirella. Raccontando la sua esperienza di restanza in Calabria e la sua scelta di impegno in Calabria per la legalità, ha sottolineato come in «Calabria la legalità esiste se c’è giustizia sociale. Tengo sempre a mente l’insegnamento di Eleanor Roosevelt, contribuì a scrivere la dichiarazione de Diritti Umani, secondo la quale “i diritti umani universali iniziano nei piccoli posti vicino casa, così piccoli da essere visibili su nessuna mappa del mondo. Sono il mondo di ogni singola persona“. Così ho vissuto e continuo a vivere esperienze piene incrociando gli sguardi e le storie di tante donne che nel quartiere di Arghillà sfidano il degrado e la miseria o delle donne della nostra bottega solidale Liberi per Natura o della sartoria sociale Sole Insieme che attraverso il lavoro si sono autodeterminate e hanno riscattato un’esistenza difficile».
Consapevolezza dei diritti
Un percorso che necessita di consapevolezza e «noi non possiamo sottovalutare il retaggio patriarcale che segna la nostra storia, la storia di una società che soltanto nel 1946 ha visto la donna andare al voto e soltanto nel 1981 ha visto abolire il delitto d’onore e del matrimonio riparatore e che solo nel 1996 ha visto considerare dalla legge penale lo stupro come delitto contro la persona e non contro la morale», ha sottolineato l’avvocata Stefania Polimeni, in rappresentanza dell’Unione Donne in Italia.
Le donne in Polizia
Tracce di questo retaggio patriarcale e di questo riscatto ormai in atto si rinvengono anche delle nostre forze dell’ordine. La commissaria della Polizia di Stato Rita Pizzonia, reggina doc, ha raccontato la sua esperienza di donna calabrese nelle istituzioni, impegnata nella’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura, che lei definisce il «pronto soccorso della Polizia».
Nel suo intervento ha ricordato come «soltanto nel 1961, con l’istituzione del Corpo della polizia Femminile, stato consentito l’ingresso delle donne in polizia ma con attività limitate, carriera dirigenziale preclusa come precluso era anche l’uso delle armi. Soltanto nel 1981, con l’abolizione del Corpo di polizia femminile, si sono aperte prospettive di carriera paritaria almeno sul piano formale. Sul piano sostanziale siamo ancora in cammino. C’è un grande impegno e ci sono anche risultati».
Il finale
Gli interventi di don Luca, della signora Caterina e del signor Giuseppe e gli accenti posti rispettivamente sul matriarcato anche molto presente nella nostra cultura, sull’importanza della famiglia e della scuola e dell’incoraggiamento di papà Pietro e sul “sorprendente” ruolo guida della donna nella danza tradizione della tarantella hanno chiuso la riflessione collettiva. Ciò ha preceduto il momento della consegna di un omaggio ai relatori da parte dei giovani della comunità, Samuele, Pietro, Caterina, Ilaria, Martina, Domenico e Francesco: uno svuota tasche con la raffigurazione la pianta del cardo, da cui deriva il nome del paese.

