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«Se non mi avessero arrestato e se non mi avessero affidato a Casa di Benedetta non avrei trovato la mia strada. Qui sono stato ascoltato e guidato. Ora so cosa voglio. Ho recuperato due anni di scuola serale all’istituto tecnico-informatico che avevo perso e adesso sto facendo un tirocinio retribuito in qualità di programmatore informatico. Sto prendendo la patente e pratico sport. Oggi la mia vita è piena. Ringrazio Casa di Benedetta e voi di ascoltarci e di apprezzare il nostro lavoro».
In questa testimonianza è racchiuso il profondo senso che anima la comunità penale che oggi è Casa di Benedetta a Reggio Calabria. Un luogo dove rinascere e in cui ricominciare, anche da una canzone. Presentata nella sala Perri di palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, la canzone rap “Sole sulla pelle” scritta e interpretata dai giovani provenienti dai circuiti della giustizia minorile di tutta Italia e accolti a Casa di Benedetta. La canzone, di cui è stato proiettato anche il video, è il frutto di una settimana di laboratorio con il rapper e scrittore, Francesco “Kento” Carlo, da anni impegnato a promuovere percorsi musicali nelle comunità penali e negli istituti penali minorili e a raccontare con il suo talento la sua città natale, Reggio Calabria.
La presentazione è stata patrocinata dalla Città Metropolitana. L’incontro, al quale sono stati presenti anche i ragazzi, è stato scandito dagli interventi del rapper e scrittore Francesco “Kento” Carlo, del presidente dell’associazione Abakhi che gestisce Casa di Benedetta, Alessandro Cartisano, e di Ciro Cirillo e Cristina Maccone dell’associazione Eccomi onlus che ha sostenuto il progetto.
La “libertà” di raccontarsi

Anuar, Mattia, Momo, Moatez, Alessio, Joshua, Lorenzo, Andrea, Davide e Zied ecco i giovani che hanno dato voce alla loro storia attraverso la canzone. Una grande voglia di libertà che passa anche per questa urgenza di raccontarsi, di comunicare quanto esista in loro e di loro oltre la loro condizione attuale e l’errore che l’ha determinata. I loro occhi anticipano le loro parole. «È stata un’esperienza molto bella. Nessuno si aspettava di riuscire e a tirare fuori il proprio vissuto e le proprie emozioni in questo modo, cantando una canzone. Abbiamo provato tanta felicità e, se ripensiamo alla nostra situazione, ciò non era scontato. Nonostante il poco tempo abbiamo potuto avere anche noi una voce rispetto alla nostra situazione sulla quale si pensa di sapere già tutto. Invece anche noi abbiamo qualcosa da dire. È stato molto importante poter raccontare quello che si vive lontani famiglia e da tutto ciò che era familiare per noi, raccontare le difficoltà che affrontiamo a chi non le ha mai vissute.
Veniamo da nord e abbiamo tutte storie diverse ma qui siamo insieme, siamo una comunità. Lavorare con Kento – hanno raccontato ancora i ragazzi – è stato molto stimolante e speriamo di poter proseguire. Intanto siamo contenti di essere qui e di aver avuto una voce per dire che è possibile pensare, riflettere un attimo in più prima di agire e così evitare di sbagliare di nuovo e che c’è sempre una speranza anche nel momento più buio, da una caduta ci si può rialzare. Importante è crederci e si può fare tutto».
“Sole sulla pelle”
«Il rap è uno strumento di comunicazione immediato, democratico e incredibilmente accessibile per questi ragazzi. Li aiuta a parlare della strada e della sua negatività, ma li aiuta anche a sublimarla in qualcosa di più positivo, di più introspettivo e probabilmente anche di più autentico.
Questo impegno – ha raccontato Kento – nasce ormai una quindicina d’anni fa. Sicuramente questa esperienza è speciale perché si svolge nella mia città, Reggio Calabria, molto spesso agli onori tristi delle cronache per motivi non edificanti. Invece qui c’è una realtà veramente eccezionale e degna di nota, come la Casa di Benedetta che abbiamo il dovere di raccontare e di far conoscere. Un modello da replicare.
L’esperienza con i ragazzi di Casa di Benedetta – ha raccontato ancora Kento – ha travolto ogni mia aspettativa, superandola in maniera incredibile. Adesso francamente non vediamo l’ora che la canzone arrivi al pubblico e che sia ascoltata da quante più persone possibili. Il brano dal titolo “Sole sulla pelle” è divertente e spensierato che apre a momenti di riflessione. Il video di questa canzone è già su YouTube e c’è tutta la volontà di farla suonare forte, forte, forte per tutta l’estate».
Leggerezza e profondità
«Una canzone che sa di leggerezza in cui i ragazzi sono stati liberi di esprimersi senza una tematica che lì invece limitasse a fare qualcosa di predefinito. Un approccio efficace che ha portato degli ottimi risultati. Kento – ha sottolineato il presidente dell’associazione Abakhi che gestisce Casa di Benedetta, Alessandro Cartisano – è stato affiancato dall’équipe multidisciplinare e tutto questo è stato possibile grazie alla organizzazione onlus, Eccomi che ha sostenuto questo progetto e che da anni, in realtà, sostiene l‘associazione Abakhi e Casa di Benedetta fin dalla sua fin dalla sua nascita».
Eccomi onlus
«Abbiamo diversi progetti sia in Italia che in Africa. Un giorno siamo stati invitati da Bruna Mangiola componente del Masci e volontaria molto apprezzata e conosciuta a sostenere Abakhi prima nell’accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati e oggi di questi giovani. Un’altra nobile missione nella quale crediamo anche noi e che siamo contenti di aver sostenuto», ha concluso Ciro Cirillo, presidente di Eccomi Onlus.

