«Un’intera vita non mi sarebbe bastata neanche per immaginare le esperienze che ho fatto in questi 20 anni. A 28 anni ho perso le gambe e ho dovuto ricominciare. Con le mie gambe finte mi sono rialzata, sono tornata al mare, sono tornata a guidare, sono tornata a vivere da sola a Milano, sono tornata a lavorare. Ho provato rabbia, paura e tanto dolore ma ho scelto di vivere la vita che non avevo perduto. Così ho ricominciato da capo, reinventandomi. Oggi sono una donna di 48 anni, ho abbandonato la Giusy di prima per scoprirne una che mi somiglia di più e che sa molte più cose. So che una tragedia può nascondere una nuova opportunità di vita».

20 anni di nuova vita

Giusy Versace ha portato il suo sorriso, la sua forza e la sua energia positiva anche negli studi del Reggino.it., raccontandosi nel format IlReggino.it a poche settimane dal grande evento in cui nell’arena dello Stretto “Ciccio Franco” della sua città di origine e del cuore, Reggio Calabria, ha voluto “festeggiare” la sua seconda vita, nel ventesimo anniversario del suo incidente, avvenuto nel tratto calabrese della Salerno-Reggio il 22 agosto 2005.

Ha festeggiato con la sua famiglia che lei definisce allargata: non solo gli straordinari genitori, Alfredo e Liliana, e l’amatissimo fratello Domenico, ma anche i tanti amici e compagni di viaggio con i quali, come lei ama dire «abbiamo camminato insieme in questi vent’anni. Loro sono stati la mia vera forza aiutandomi a trovare la determinazione necessaria per non abbattermi e ricominciare».

Ogni sfida, una scommessa

Riacquisire l’autonomia senza più le gambe e con le protesi è stato il primo passo ma anche quello decisivo perchè poi Giusy non si è più fermata. Il dolore, al quale non ha permesso di isolarla e annichilirla, l’ha temprata. «Ricordo tutto dell’incidente. Non saprei descrivere quel dolore anche fisico che ho provato. Ma avevo ancora una testa per pensare, progettare, decidere e un cuore per amare e per sentire».

E, come recita il titolo della sua autobiografia, “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, Giusy è davvero andata ovunque. Al fianco dell’allenatore Andrea Giannini, prima atleta paralimpica con doppia amputazione a gareggiare, con tante gare vinte e anche tante delusioni, record che portano ancora il suo nome, 11 titoli italiani, un argento, un bronzo, tre Europei, due Mondiali e la finale sui 200 metri alle Olimpiadi di Rio De Janeiro. Esperienze in tv e poi il teatro con il regista Edoardo Sylos Labini, sfidando la pendenza del palco. E ancora la vittoria “sui tacchi” del programma “Ballando con le stelle”, accanto a Raimondo Todaro, l’ingresso in Parlamento dove ancora oggi siede con la carica di Senatrice.

«Perché non a me?»

«Ho camminato, ho corso, ho ballato, sono entrata in punta di piedi, seppure in carbonio, in Parlamento, ho persino “volato” al Carnevale di Venezia. Di tutte queste sfide, io non avevo certezza della riuscita ma sono curiosa, caparbia e calabrese. Ogni cosa è stata una sfida. Nulla di tutto questo è stato programmato ogni sfida è stata una scommessa.

Ogni volta ci ho creduto fortemente. Ci ho lavorato. Ho pianto, mi sono guardata allo specchio e poi ho sempre ricominciato da capo, forte anche di una Fede che ho sempre avuto e per la quale sono riuscita ad essere grata per essere ancora in vita. Ho tirato fuori una tremenda voglia di vivere proprio nel momento in cui ho rischiato di perdere la vita. C’è stato il momento in cui con rabbia ho domandato: “Perché a me?”. Proprio in occasione di un viaggio al Lourdes, con gli amici dell’Unitalsi, sono riuscita a ribaltare quella domanda: “Perché non a me?”. Ho sempre creduto che ieri fosse il passato, e di certo non lo puoi cambiare e io non lo cambierei, domani è il mistero, non sai cosa accadrà. Oggi è un dono e come tale è un grande regalo, sempre».

L’associazione Disabili no limits

Un dono che Giusy ha posto al servizio degli altri fondando la onlus Disabili no limits e promuovendo iniziative anche a Reggio Calabria. «L’associazione non regala braccia e gambe ma nuove opportunità di vita attraverso una protesi evoluta, una carrozzina di ultima generazione, un dispositivo di tecnologia avanzata che può migliorare l’autonomia. Iniziative necessarie visto che purtroppo lo Stato ancora non copre totalmente queste ingenti spese. È anche un modo per avvicinare i ragazzi allo sport, un preziosissimo strumento di inclusione sociale, di crescita ed educazione. Il grande potere dello sport che ci ha aiutato a bucare i teleschermi e a portare la disabilità anche a casa della gente con normalità».

Sport, disabilità e pari opportunità

Un impegno per la disabilità, e dunque per le pari opportunità, che Giusy Versace ha portato anche in Parlamento. Anche se la legge non porta il suo nome, sono sue l’anima e la fatica di avere fatto diventare legge la parificazione tra gli atleti paralimpici e quelli olimpici, garantendo che anche gli atleti con disabilità, dunque non di sana e robusta costituzione, potessero sottoscrivere contratti, ed avere dunque le conseguenti tutele, con i gruppi militari e della Polizia di Stato. Una battaglia di giustizia che lei ha fatto diventare di tutti. «Un’esperienza che mi ha insegnato che quando fai qualcosa di buono e lo metti disposizione degli altri, quella cosa assume più valore».

Mai smettere di sognare

Grande intraprendenza, tempra forte, una trascinante e incontenibile voglia di vivere e anche tanta ironia: «Non ho più le gambe ma ne ho un paio per ogni occasione», dice ancora Giusy.

«Non ho mai creduto di essere eccezionale. Sono certamente testarda, volitiva, calabrese e ho avuto davvero tanti angeli custodi e non ho mai smesso di sognare. Lo faccio anche adesso immaginando di essere la prima persona con disabilità ad appoggiare il piedino in carbonio sulla luna». E per Giusy Versace davvero nulla è impossibile.