23 luglio 2023: un devastante incendio avvolge tutto l’abitato di Mosorrofa. Nel rogo vengono coinvolte, oltre a abitazioni e vegetazione, anche tre discariche a cielo aperto presenti da anni sul territorio. Spaventati dalle nubi tossiche rimaste sospese per giorni, i cittadini si rivolgono alla Prof.ssa Anna Maria Stanganelli, Garante Regionale per la Salute, per chiedere un intervento.

«Quelle discariche – scrive Pasquale Andidero, già presidente del Comitato di Quartiere – insieme ad altri cumuli di rifiuti lungo la strada principale, bruciano periodicamente da anni. E da anni, il Comune — più volte sollecitato per un intervento di bonifica — si è limitato a qualche sopralluogo sporadico, senza alcun risultato concreto».

La Garante prende in carico le paure della popolazione, legate al rischio di tumori e malattie gravi. Con il contributo gratuito del Dr. Giovanni Tripepi, epidemiologo del CNR, viene avviato uno Studio Epidemiologico per valutare se tra Mosorrofa e altri quartieri reggini vi sia stato un aumento di ricoveri per specifiche patologie, legato all’esposizione a roghi e rifiuti tossici. Il CNR risponde in tempi rapidi, e con il supporto di un esperto pisano viene elaborato un protocollo di studio, presentato al Grande Ospedale Metropolitano.

«Oggi, 23 luglio 2025, a due anni dall’incendio, nessuna bonifica è stata effettuata. Il GOM, inizialmente disponibile, non ha fornito i dati sui ricoveri utili allo studio. Il motivo? Problemi di privacy.

Il passaggio di consegne dalla direzione del Dr. Scaffidi alla D.ssa Tiziana Frittelli, e soprattutto il cambio all’ufficio privacy (dove il mandato del Dr. Gullì è terminato nell’estate 2024), ha di fatto azzerato l’iter. Solo recentemente l’ufficio privacy è stato ricostituito, ma i dati continuano a non essere disponibili.

«Auspico che il GOM si faccia parte attiva nella vicenda contattando il Dr. Tripepi al fine di riprendere le fila della questione che, ricordo, non è un problema di ricerca scientifica ma un interesse di sanità pubblica».

A ricordarlo è lo stesso Andidero, che richiama la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha condannato lo Stato italiano per la gestione della “Terra dei fuochi”: una condotta ritenuta inadeguata e tardiva, a fronte di un rischio considerato «sufficientemente serio, reale, accertabile e imminente».

Il dott. Tripepi ha dichiarato pubblicamente che, nonostante i limiti nella raccolta dei dati, Reggio Calabria risulta attualmente nella media nazionale per quanto riguarda l’incidenza delle neoplasie più comuni.

Ma l’allarme resta:
«Non dobbiamo solo chiederci se esista oggi una correlazione tra discariche, roghi e salute, perché è accertato che tutti i roghi sono dannosi per la salute e che la combustione dei rifiuti è altamente pericolosa. La vera domanda è quando si manifesterà il danno su chi è stato esposto oggi agli inquinanti liberati».

Secondo il ricercatore, il tempo di latenza del danno è di circa 15 anni. Questo significa che gli effetti sulla salute si vedranno in futuro. E, se così fosse, l’amministrazione comunale di Reggio Calabria potrebbe essere chiamata a rispondere per le conseguenze di una mancata bonifica.

Infine, a rendere ancora più drammatico l’anniversario del rogo, la denuncia: gli idranti presenti a Mosorrofa non funzionarono. Erano a secco. E oggi, due anni dopo, nulla è cambiato.

L’idrante in Piazza San Demetrio non è mai stato revisionato. Quello in via San Giovanni, accanto alla scuola, è stato rimosso per un incidente e non è mai stato reinstallato, nonostante le continue sollecitazioni».