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C’è un filo che unisce le colline di Reggio Calabria e i borghi della Vallata dell’Amendolea, che lega l’Odissea alla lingua di Omero ancora viva in Aspromonte, che attraversa secoli di storia e si fa traccia di futuro. Quel filo, oggi, passa anche da Giuseppe Bombino, da alcune settimane presidente del GAL Area Grecanica, già alla guida del Parco Nazionale dell’Aspromonte e profondo conoscitore di questo territorio.
Lo incontriamo sul truck di LaC, in Piazza Indipendenza. La sua è una visione che affonda le radici nelle pluristratificazioni storiche, antropologiche, linguistiche dell’Area Grecanica, ma che guarda avanti, al ruolo che questo strumento può e deve avere: «Il GAL è un gruppo di azione locale, cioè un insieme di attori che intendono muovere azioni comuni per la promozione del territorio. In un’area come la nostra, questo significa riattivare i legami profondi tra città e periferia, tra cultura e impresa, tra identità e sviluppo».
Identità, appunto. Nell’area grecanica vive ancora oggi l’enclave ellenofona, una lingua arcaica che riconnette l’Italia alla civiltà classica e che potrebbe diventare «un richiamo strutturato, parte di una visione unitaria per lo sviluppo metropolitano». Eppure, finora, troppe potenzialità sono rimaste inespresse: «Non siamo mai riusciti davvero a rendere questa forza evocativa protagonista dell’agenda di sviluppo della città metropolitana. Il GAL può diventare l’interlocutore privilegiato, perché certi linguaggi, certe intuizioni, certi sogni possono nascere solo da qui».
La sua elezione è stata accolta con entusiasmo da molte realtà del territorio. Bombino non lo nasconde, e lo legge come un riconoscimento per il lavoro svolto in precedenza, ma anche come una sfida: «Non so se sarò capace di rilanciare, ma di certo sarò capace di metterci tutta la mia passione e la mia competenza. Questo territorio merita una nuova stagione, e non possiamo perderla».
Il GAL si compone di una componente pubblica e una privata: Comuni, cooperative, associazioni, imprenditori. E proprio da lì Bombino vuole ripartire, da una nuova alleanza strategica che metta insieme risorse, idee e visione. Ma non mancano le criticità: «All’arrivo ho trovato una certa inerzia, figlia anche di fattori oggettivi. Ma non è il tempo dei bilanci, è il tempo della ricognizione. Il mio compito ora è capire ciò che non ha funzionato e costruire nuovi passi su ciò che di buono è rimasto».
Cultura e natura saranno i due pilastri su cui poggerà il rilancio. Un binomio che ha già guidato la sua esperienza al Parco dell’Aspromonte e che oggi torna centrale: «Dobbiamo pensare al territorio come a un racconto da vivere. Quello che leggiamo nel Museo, nei testi, nella nostra storia, deve poter essere contestualizzato, percorso, sentito. Solo così possiamo costruire un turismo consapevole, sostenibile, identitario».
E poi c’è l’impresa, la capacità delle realtà locali di trasformare risorse in valore. Dalle aziende agricole ai presidi culturali, dalle cooperative giovanili alle start-up turistiche. Bombino cita il bergamotto – «a volte ci brucia tra le mani, ma non possiamo tirarci indietro» – per spiegare la necessità di rendere operativi i simboli, di legare le parole alle azioni, di «parlare all’Europa e al Mediterraneo non con slogan, ma con progetti».
Alla fine dell’intervista, l’impegno è chiaro. Nessuna promessa roboante, ma una chiamata alla corresponsabilità: «Tra qualche mese voglio sedermi di nuovo qui e fare un bilancio leale, anche sugli errori. Solo così si migliora. Solo così si riparte».