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Nel cuore della Sila, dove i paesi rischiano di spegnersi nel silenzio dello spopolamento, esiste un luogo che ha scelto di accendersi. Di fare rumore. Ma non con le parole, con i gesti della cura, con la dignità dei piccoli riti quotidiani, con la forza disarmante dell’umanità condivisa.
È qui, a Cicala, che nasce CasaPaese, il primo borgo amico delle demenze in Italia, oggi modello studiato e replicato anche oltre i confini nazionali. Un progetto unico, coraggioso, visionario, ideato e realizzato da Elena Sodano, presidente della Fondazione Ra.Gi. . Una donna che ha scelto di restare e investire in Calabria. E di dimostrare – con i fatti – che anche da qui si può riscrivere il modo in cui il mondo si prende cura dei più fragili.
«CasaPaese è un luogo dove le persone con demenza possono vivere l’espressione della loro malattia, libere di essere sé stesse, senza orari imposti né rituali forzati», spiega Sodano, ospite sul truck del Network LaC durante una edizione speciale di “A tu per tu”.
«Abbiamo trasformato una ex scuola in una comunità alloggio vera, dove ci si sveglia quando si ha voglia, si fa colazione al Bar Italia, si pranza al Ristorante Dottor Peppino, si cammina nel borgo… si vive».
A CasaPaese non si impone il silenzio. Si accoglie la memoria che resiste, si ascolta il corpo che ricorda anche quando la mente sfuma. Qui, il malato non è più oggetto passivo di assistenza, ma soggetto attivo di relazione. Una persona, non un paziente. Una storia che continua, non che finisce.
«Abbiamo creato un perimetro di protezione, non una gabbia. Non è una comunità chiusa, ma una comunità aperta al territorio, perché è il territorio stesso il primo presidio terapeutico – sottolinea -. La comunità che resta, che si relaziona, che accoglie, diventa essa stessa medicina».
E non è solo un’esperienza sanitaria. È una rigenerazione sociale. È una battaglia culturale. È, soprattutto, una scelta politica. «CasaPaese è nata da un crowdfunding che ha unito tutta l’Italia. Oggi diamo lavoro a 31 persone in un’area interna della Calabria. E ogni nuovo borgo che nascerà, potrà restituire futuro anche sotto il profilo occupazionale».
Perché la cura, quando è comunitaria, diventa volano di sviluppo. Ed è proprio questa la grande forza del progetto: unire le persone, in un tempo in cui tutto divide. «Chi dice che una persona con demenza non possa trasmettere ancora bellezza, valore, affetto, si sbaglia. È un pregiudizio. Quelle persone hanno ancora tanto da dare. E noi abbiamo bisogno di emozioni, in un mondo così sterile».
Non è retorica, è visione concreta. Tanto concreta che dal Veneto – il 3 e 4 ottobre – arriverà una delegazione per studiare da vicino l’esperienza di Cicala. E che la Fondazione Ra.Gi. è ormai un punto di riferimento europeo per il trattamento non farmacologico delle demenze.
«Mi sento grata, orgogliosa, ma soprattutto ricca di forza. A chi mi chiede perché CasaPaese non nasca altrove, rispondo che io sono calabrese. Ed è in questa terra che voglio crescere». E proprio la Calabria, spesso raccontata per assenza, qui diventa laboratorio di presenza, di possibilità, di resilienza.
Anche Reggio Calabria, per Elena Sodano, è una seconda casa. Qui ha vissuto dieci anni, qui torna ogni volta con piacere, e qui ha ricevuto – nel corso della giornata organizzata da Rete Sociale e Lions Club – una maglia della Reggina che ha indossato con orgoglio. «Oggi è stata una giornata vera, fatta di relazioni autentiche, non di promesse. E questo è bellissimo».
Sostenere CasaPaese, allora, significa sostenere un nuovo modo di vedere la fragilità. Significa dire che le persone non si scartano, si abbracciano. E che anche il dolore, se condiviso, può diventare valore per tutti. «CasaPaese è la prova che un altro modo di curare è possibile. E che la Calabria può essere, finalmente, esempio».