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«Avevo 11 anni quando ho cominciato a guardare i film horror. Li ho talmente interiorizzati da capire che sarebbero stati la mia grande passione. Oggi spero possano essere il mio lavoro». Giuseppe Marino, classe 2003, con i suoi 22 anni e con la laurea in Cinema presso l’accademia Rufa, pronto a studiare cinema alla Vancouver Film School, si è ha raccontato sul truck LaC, ospite del format A Tu per tu del Reggino.it.
«Già all’età di 11 anni – prosegue Giuseppe Marino – ho iniziato a scrivere i miei primi soggetti. La scoperta di Dario Argento mi ha poi già accesso dentro il desiderio di diventare regista di film horror. Racconto storie e pezzi di anima attraverso un killer che fa a fette un gruppo di persone, un fantasma dentro una casa o una persona che impazzisce e uccide. Credo che la paura esorcizzi il dolore».
Il suo primo corto professionale “Dolcetti”, di cui è regista e sceneggiatore, è stato premiato a Los Angeles ed è stato proiettato fuori concorso in occasione della recente 19^ edizione del Reggio Calabria Film fest. Ma non è l’unico suo lavoro.
Hanera, Vulnere e Siblings
«Dolcetti è la mia opera prima a livello professionale. Ho realizzato altri tre cortometraggi prima. A 17 anni ho scritto e diretto il mio primo cortometraggio slasher amatoriale intitolato “Hanera” che racconta di un gruppo di ragazze che richiamando una leggenda fanno rivivere un assassino del posto che poi scoprono essere reale. Nel 2021, a 18 anni, dopo essermi diplomato ho scritto e diretto “Vulnere”, un giallo thriller con protagonista una ragazza che dopo una violenza sessuale inizia a credere che il suo stupratore che la perseguiti. E intanto intorno a lei diversi omicidi. Nel periodo universitario è arrivato Siblings, un horror psicologico con elementi soprannaturali, sul tema dell’identità di genere. Racconta di un ragazzo che per diventare sua sorella fa un patto con un demone».
Dolcetti
Realizzato da giovani professionisti di Reggio e Roma, la prima opera più compiuta di Giuseppe Marino è il corto “Dolcetti”, girato a Gallina, zona collinare di Reggio Calabria. La trama è ambientata nell’Aspromonte dei primi anni Cinquanta.
«Il nostro protagonista è l’adolescente Nino, un ragazzo schizofrenico che, appena stato dimesso dal manicomio, torna a casa. Ma invece di riprendere in mano la sua vita, subisce le attenzioni morbose della madre Angela, estremamente protettiva che a un certo punto, nonostante le raccomandazioni del medico, gli nasconde le medicine. Lui ricade nella malattia fino a quando non assumerà decisioni estreme per liberarsi. C’è un amore morboso e un evidente impossibilità di Nino di rinascere fino all’epilogo.
Nel cast Matteo Ferrara, un ragazzo di 17 anni che all’epoca in cui abbiamo girato ne aveva 16. Un attore brillante che si è distinto sicuramente per la sua spontaneità. Accanto a lui mamma Angela è interpretata da Alessandra Aulicino, subito entrata nella complessità del personaggio, nonostante non fosse avvezza al genere horror. Un lavoro di cui sono soddisfatto e che mi ha dato molte soddisfazioni».
Alessandra Aulicino è mamma Angela
Alessandra Aulicino classe 1980 (Rapiscimi 2018, The Good Mothers 2023), è anche lei una figlia della nostra terra, laureatasi a Palmi presso l’Accademia di Arte Drammatica.
«Interpretare mamma Angela, il suo lato umano e quello manipolatore, è stata per me una grande sfida. È stato un set impegnativo ma anche molto stimolante. Per me la terza volta nei panni della madre di un figlio interpretato da Matteo Ferrara, giovane ma già brillante attore. Spero, anzi sono certa perché ci siamo riconosciuti subito reciprocamente come spiriti professionalmente molto affini, di lavorare ancora con Giuseppe, un regista giovane e anche lui già molto, molto bravo. Visionario e pronto, secondo me, per lavorare a un lungometraggio», sottolinea l’attrice Alessandra Aulicino.
“Dolcetti” ha ottenuto un Premio al miglior corto horror conseguito all’Indie Short Fest di Los Angeles, un festival che si occupa di premiare il cinema indipendente da tutto il mondo e che tra i suoi precedenti vincitori vanta nomi noti dell’industria quali Jamie Lee Curtis, Robert Zemeckis e Chris Pine. Adesso continuerà a viaggiare e a essere visto e apprezzato.
Il talento e la memoria familiare
C’è anche una storia familiare da raccontare. L’omonimo nonno Giuseppe Marino, un intellettuale, una persona di grande cultura e un noto psichiatra, tra i primi, ad essersi battuto per l’umanizzazione della cura delle malattie mentali. Dunque questo lavoro è anche un omaggio, un tributo, anche alla sua memoria dell’omonimo nonno di cui lo scorso anno sono stati celebrati dall’omonima fondazione, presieduta dal figlio Antonio padre del giovane regista, i 100 anni della nascita con una serie di iniziative.
«Io non l’ho mai conosciuto, perché è venuto a mancare tre anni prima che io nascessi. Ma in famiglia il suo ricordo è vivo. C’è un’eredità importante di documenti, di storie, di testimonianze e anche di arredi della sua epoca. Abbiamo girato due scene proprio nella vecchia clinica la villa Sant’Agata di Gallina, per ricreare l’atmosfera».
Il lungometraggio e un horror gotico
Giuseppe Marino ha anche progetti futuri tra body horror e commedia horror e anche un lungometraggio che sarà il primo.
«Sarà uno slasher ambientato proprio qui in Calabria alla fine degli anni ‘70, quindi in concomitanza con la chiusura dei manicomi. Tema che ritorna unitamente a quello dell’identità di genere. Inoltre io e la mia migliore amica, Giulia Ribuffo, attrice bolognese – conclude il giovane regista reggino Giuseppe Marino – abbiamo in progetto un horror gotico che gireremo sempre qui in Calabria, dove siamo cresciuti, esplorando il folklore calabrese».