Dal 1946 l’Italia è una Repubblica. Una scelta che fu anche delle donne, al primo voto politico del 2 giugno in occasione del Referendum Monarchia – Repubblica. Il primo corale atto di Democrazia dopo la lacerante dittatura, la Seconda guerra mondiale e la dura Liberazione dal nazifascismo.  

Il voto che cambiò il destino dell’Italia

Con un’affluenza che per un soffio non toccò il 90 %, in Italia scelsero la Donna Turrita oltre 12 milioni (12 717 923) di cittadine e cittadini. Per la Monarchia, a sbarrare sulla scheda elettorale lo Stemma sabaudo furono poco più di 10 milioni (10 719 284) di italiane e italiani. Furono poco meno di 13 milioni su quasi 25 milioni di votanti, gli uomini e le donne che, chiamati a scegliere tra Monarchia o Repubblica, scelsero quest’ultima. 

E in quello scarto di circa due milioni di voti affondano le radici la nostra Repubblicaspesso fragile e claudicante come la nostra democrazia. Anche la radici della nostra Costituzione tanto lungimirante quanto troppo spesso inattuata. In quel momento l’Italia, ancora profondamente ferita, invocava un altro destino. Si apriva un nuovo capitolo della sua storia.

Il 10 giugno 1946, dopo 85 anni di Regno d’Italia (Umberto II di Savoia fu l’ultimo monarca), la corte di Cassazione dichiarò la nascita della Repubblica Italiana. Il 2 giugno 1946 elettori ed elettrici indicarono anche i 556 componenti dell’Assemblea Costituente, tra loro 21 donne (soltanto poco più del 3%), di cui però nessuna calabrese. Loro scrissero la Costituzione la legge superprimaria e scrigno dei valori fondanti della nascente democrazia.

Ad elezioni libere e democratiche erano stati già chiamati oltre 5720 comuni nel corso delle prime cinque tornate amministrative (svoltesi tra il 10 marzo e il 7 aprile 1946). Il secondo periodo di elezioni si snodò tra l’ottobre e il novembre 1946, coinvolgendo 1.383 comuni in otto tornate.

In occasione di queste prime libere elezioni protagoniste furono anche le donne, elettrici ed eleggibili come consigliere comunali e poi anche sindache. Furono 11 le donne prime cittadine dopo quelle storiche consultazioni, di cui ben tre calabresi e tutte e tre democristiane: Caterina Tufarelli Palumbo Pisani, Lydia Toraldo Serra e Ines Nervi Carratelli.

Donne al voto anche nel Reggino

Anche nel reggino le donne iniziarono a popolare le liste elettorali. Avvenne per esempio a Palmi, a Gioiosa Ionica e a Reggio Calabria. Qui Maria Mariotti venne eletta come consigliera comunale nella lista della Democrazia Cristiana. Fu la prima nella storia repubblicana del Comune di Reggio Calabria.

Otto furono le donne candidate nella provincia reggina in questa storica tornata elettorale in cui la donna per la prima volta votò e fu votata. Eletta nelle fila della Democrazia Cristiana, Maria Mariotti restò in carica fino al 1953. Presso l’archivio di Stato di Reggio Calabria è custodita la documentazione che attesta le prime elezioni amministrative dell’epoca (a Reggio Calabria si votò il 7 aprile 1946) e l’elezione di Maria Mariotti. Con 16.582 fu la seconda eletta nella Democrazia Cristiana.

Preludio del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, furono quelle prime elezioni espletate con il suffragio universale, dunque con la partecipazione di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, finalmente senza esclusioni e senza discriminazioni. Con 18 mila preferenze, per poco Maria Mariotti non venne eletta anche all’assemblea Costituente.

Fede, filosofia, impegno sociale e attività politica

Fervente anima del Movimento cattolico femminile in Calabria, dell’Azione Cattolica nelle sezioni della Fuci e del Meic. Fu attiva anche nel Centro italiano femminile, nato a Reggio nel 1945 con la prima presidente Maria Cappelleri. Si è spenta nel  2019, all’età di 103 anni.

Filosofia e Fede, impegno sociale e attività politica. Maria Mariotti classe 1915 visse tra i suoi libri impreziositi dalla sua elegante calligrafia, toccando la vita di tanti giovani ai quali insegnò la filosofia. Animò la sezione calabrese della Deputazione di Storia Patria che diresse a lungo. Fu direttrice onoraria della Rivista Storica Calabrese.

Contribuì, con la stesura di alcune biografie, al Dizionario storico del movimento cattolico italiano. Nel 1969 pubblicò, con i caratteri dell’Editrice Antenore di Padova, l’opera Forme di collaborazione tra vescovi e laici in Calabria negli ultimi cento anni.

Rigore morale e intellettuale

«Attesa e operosità – aveva detto di lei nel 2019 l’allora arcivescovo di Reggio Bova Giuseppe Fiorini Morosini  – hanno caratterizzato il cammino di Fede di Maria Mariotti. Rigore morale e intellettuale hanno permeato ogni suo pensiero ed ogni sua azione, fino al momento della fine della sua vita ultracentenaria, fino al momento della morte che non ha mai temuto, alla quale non ha mai guardato con paura ma alla quale è andata incontro con Fiducia. Una Gioia e una serenità che la sofferenza e le prove della vita non hanno scalfito ma rafforzato. Segno dell‘Amore che ha donato intorno a sè sono state l’affetto e la stima che l’hanno sempre circondata».

Lo storico e politico Gaetano Cingari di lei scrisse: «Tra autorità fasciste e Azione Cattolica non era mancato qualche screzio (…), ma la presenza del nuovo arcivescovo Enrico Montalbetti aveva suscitato una più intensa attività cattolica, pur mantenuta “nell’ambito delle leggi”.

Nulla di esplicitamente antifascista, beninteso, e tuttavia un lavoro organizzativo che nei metodi e nelle finalità cozzava col sistema egemone e nel quale si irrobustivano quadri dirigenti del posteriore rilancio del movimento cattolico democratico reggino. In particolare Domenico Lodovico Raschellà, già presidente diocesano della gioventù di Azione Cattolica, e Maria Mariotti, allora ai primi passi del suo lungo impegno».

Esercizio severo della ragione ed etica della responsabilità

Schiva, sobria e profonda, dai suoi interventi, apparsi in larga parte su Avvenire di Calabria, si evinceva la sua formazione nutrita dall’esercizio severo della ragione amica della fede e dall’etica della responsabilità  personale maturati nella scuola filosofica dell’Università  Cattolica di Milano dove si era laureata.

Il suo attivismo religioso consistette anche nel mettere a disposizione, nella sua casa fucina di cenacoli per intere generazioni cattoliche e presso la biblioteca arcivescovile monsignor Antonio Lanza, Salteri, Bibbie, Concordanze, Padri, dizionari e commentari. Sempre pronta a “costruire” con don Domenico Farias, don Lillo Spinelli e don Italo Calabrò. Per la sua intensa religiosità mariana, della Cattedrale reggina, si consacrò nell’Ordo Virginum diocesano.

Così ricostruisce Gaetano Federico nel dizionario biografico della Calabria Contemporanea dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (Icsaic).