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      Giornata della Memoria e dell'impegno, Gurnari: «Quel nome pronunciato ad alta voce che semina speranza»

      La referente di Libera Memoria Reggio a Trapani con la nutrita delegazione di familiari partiti ieri dalla Calabria. Intanto oggi a Locri la commemorazione nella casa circondariale e in riva allo Stretto il concorso rivolto alle scuole dedicato alla storia di Angelo Versaci, vigile urbano ucciso a Calanna nel 1990
      Anna Foti
      21 marzo 202506:30
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      Giornata della Memoria e dell'impegno, Gurnari: «Quel nome pronunciato ad alta voce che semina speranza»

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      Giornata della Memoria e dell'impegno, Gurnari: «Quel nome pronunciato ad alta voce che semina speranza»

      «Anno dopo anno, i familiari aspettano questa giornata. L’ha aspettano sempre. Ognuno di loro ricorda in privato, in famiglia. Con una messa in suffragio commemora il congiunto. Poi il silenzio avvolge queste storie di distacco violento e dolore. Dunque l’appuntamento del 21 marzo, in cui il nome e cognome di figlie, figli, mariti, mogli, madri e padri, fratelli e sorelle viene pronunciato ad alta voce, è importante. È il segno di una memoria che è orgoglio, che è consapevolezza che insieme a loro ricorda quel sacrificio estremo tutto il Paese. È un forte segno di Speranza».

      Spiega così l‘attesa del 21 marzo Stefania Gurnari, madre di Antonino Laganà, sopravvissuto al ferimento alla testa a soli 3 anni da un proiettile il 6 giugno del 2008 a Melito Porto Salvo, oggi referente di Libera Memoria Reggio Calabria Anche quest’anno ha coordinato il folto gruppo di familiari reggini che ieri mattina sono partiti con il resto della delegazione calabrese verso Trapani, in vista dell’odierna XXX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico. Un appuntamento che dal 1996 coincide con il primo giorno di primavera, dal significato fortemente simbolico di rinascita e di rinnovo dell’impegno per l’affermazione dei principi di legalità. Una giornata che dal 2017 è riconosciuta dallo Stato con legge.

      Già ieri l’arrivo a Trapani di oltre 500 familiari provenienti da Campania, Calabria e Sicilia in rappresentanza di centinaia delle 1101 vittime innocenti delle mafie di cui oggi saranno letti ad alta voce nomi in piazza Vittorio Emanuele a Trapani alle ore 11.

      Francesco Floramo

      Tra gli ultimi 20 nomi di vittime innocenti inseriti, di cui 11 donne e 5 minori, ci sono molte storie avvenute tra gli anni ’80 e ’90. Tra queste anche quella di Francesco Floramo. Agricoltore, padre di cinque figli, aveva denunciato di aver subito minacce e richieste estorsive, facendo arrestare e condannare i suoi estortori. Otto anni dopo, il 20 giugno 1990, fu ucciso a colpi di lupara mentre stava tornando a casa, alla guida del suo trattore.

      Oltre 1100 vite spezzate dalla violenza mafiosa di cui l’80% senza verità e giustizia. Il monito di questa edizione della giornata è “Il vento della memoria semina Giustizia”, per sottolineare un’urgenza che non è solo quella di ricordare ma anche quella di conoscere, di accertare le responsabilità, di fare chiarezza e di assicurare alla giustizia e alla storia i responsabili.

      Ieri l’assemblea dei familiari presso il cine-teatro Ariston a Trapani, seguita dalla consueta veglia ecumenica di preghiera presso la Cattedrale di San Lorenzo. Oggi il ritrovo in piazza Garibaldi e l’arrivo del corteo in piazza Vittorio Emanuele a Trapani per la lettura, alle ore 11, dei nomi delle vittime innocenti delle mafie. La manifestazione, conclusa da don Luigi Ciotti, sarà seguita nel pomeriggio da seminari di approfondimento. Contemporaneamente i nomi saranno letti ad alta voce anche in altri territori.

      Il 21 marzo nel reggino

      Il primo 21 marzo fu a Roma nel 1996, esattamente 30 anni fa, in piazza del Campidoglio. Poi la marcia non si è più fermata. Ancora oggi attraversa tutta l’Italia in una sorta di memoria itinerante. Ha scritto le sue pagine di memoria anche la Calabria, che con centinaia di nomi alimenta quello scrigno di storie. Anche in Calabria sono arrivati familiari da tutta Italia per non dimenticare. È accaduto a Reggio, terza città dopo Roma e Niscemi ad avere ospitato la Giornata nel 1998. Poi la grande manifestazione di Polistena il 21 marzo 2007 con una significativa partecipazione di giovani, emblema di una “Calabria in movimento per la giustizia sociale”. E infine Locri nel 2017 con i “luoghi di speranza e testimoni di bellezza”.

      Il vento della memoria nel reggino

      Nel reggino, si tornerà a leggere i nomi delle vi me innocenti delle mafie all’interno della Casa Circondariale di Locri, grazie al coordinamento di Libera Locride in collaborazione con la Casa Circondariale di Locri e la Caritas Diocesana di Locri Gerace.

      «A Reggio Calabria i nostri 100 passi verso il 21 marzo sono stati compiuti nelle scuole dove i familiari hanno raccontato la storia di vittime innocenti. C’è inoltre ancora qualche giorno di tempo per partecipare alla seconda edizione del concorso Libera la Memoria che quest’anno ha proposto alle scuole di riflettere sulla storia di Angelo Versaci, il vigile urbano ucciso a Calanna nel 1990. Formazione ed educazione restano gli elementi fondamentali per costruire una società basata sui valori di legalità e giustizia». È quanto dichiara Marica Brinzi, referente Formazione di Libera Reggio Calabria.

      Angelo Versaci

      «Un vigile urbano viene ammazzato anche a Calanna, un piccolo comune aspromontano a due passi dalla città di Reggio Calabria. È la sera del 3 settembre 1990 e Angelo Versaci, quarantatre anni, dopo avere passato il pomeriggio con la moglie Annamaria Catalano, dipendente dell’ufficio postale, torna in paese. Ha voglia di spensieratezza, va al bar dove ci sono gli amici. Gioca al biliardo, poi ne approfitta per una partita a carte come spesso si fa nei paesi. All’ora di cena torna verso casa. suona il citofono, Annamaria gli risponde, va ad aprire. Proprio in quel momento un killer si avvicina e gli spara contro tre colpi di fucile: uno va a segno sulla spalla, gli altri due lo centrano alla testa», così scrivono Danilo Chirico e Alessio Magro nel loro libro “Dimenticati. Vittime della ‘Ndrangheta”.

      Quando Angelo Versaci venne freddato sotto casa, era da pochi mesi diventato padre anche di Valentina. Quasi due anni prima era nata Isabella. Oggi quella piccola Valentina che teneva teneramente in braccia nelle poche foto che le sono rimaste del papà, ha quasi 35 anni ma del padre non ha potuto conservare neppure il ricordo della voce. La sua testimonianza sarà al centro dell’odierna puntata di A Tu per Tu, pubblicata oggi alle ore 18.

      Neppure il tempo di fermare qualche ricordo

      La primogenita, Isabella, non aveva ancora compiuto due anni quando il padre le fu strappato, da mano ancora ignota. Anche Angelo Versaci è, infatti, tra le centinaia di vittime innocenti che non ha ancora avuto giustizia. Accanto a mamma Annamaria e alle due bimbe si misero subito il fratello di Angelo, Domenico, e la moglie Liliana. Angelo amava anche andare a caccia e aveva condiviso con il fratello l’altra sua grande passione: il calcio. Militavano nella Gallicese dove erano conosciuti come i valenti fratelli Versaci.

      «L’immagine che tuttora rimane incancellabile nella mia mente riguarda le mie nipotine, Isabella e Valentina, subito dopo l’omicidio. Bambine e già private dell’affetto e della protezione del papà. Angelo – racconta il fratello Domenico – era una persona affettuosa con tutti, leale, corretta e integerrima nel lavoro e nella vita quotidiana. Coraggioso al punto da affrontare qualunque situazione in modo netto e deciso, non sopportando atteggiamenti di soprusi da parte di chicchessia. Disposto a difendere questi valori e questa libertà, non ha mai avuto esitazioni o dubbi nello schierarsi dalla parte giusta. Cosa niente affatto semplice nell’ambito della sua professione di Vigile Urbano nel comune di Calanna.

      Il suo atteggiamento nettamente ostile – denuncia ancora il fratello Domenico – nei confronti della ‘ndrangheta è stata la causa per la quale Angelo venne barbaramente ucciso. Ancora oggi non è stata fatta luce su questo evento tragico. Nonostante la pista seguita fosse quella giusta, molti indizi seri sono stati trascurati». Per quale ragione Angelo Versaci fu ucciso? In questa giornata in cui spira il vento della Memoria per seminare Giustizia questo interrogativo, che segna centinaia di storie calabresi, risuona con forza.

      L’appello della figlia Isabella

      «In occasione della XXX giornata della memoria il mio pensiero e la mia profonda solidarietà sono rivolti a tutti coloro che come mio padre non hanno ancora ottenuto verità e giustizia. E anche a tutti coloro che, invece, ce l’hanno fatta abbattendo il muro di omertà e silenzio che molto spesso ostacola il percorso.
      La mia riflessione quest’anno è rivolta soprattutto ai giovani ai quali sento di lanciare un appello: non arrendetevi al silenzio, all’omertà, alla mediocrità mafiosa.
      La strada verso la legalità non è priva di ostacoli ma è senza dubbio quella che un domani farà di voi grandi donne e grandi uomini. Portate avanti i valori dell’onestà, della lealtà e del rispetto reciproco.
      Siate persone di valore, così come lo sono stati tutti i nostri cari e tutti coloro che hanno perso la propria vita in nome di quei valori.
      Siate caparbi, astuti, incorruttibili. Lottate per i vostri diritti e non arrendetevi alle prime difficoltà.

      Siate persone di valore, così come lo sono stati tutti i nostri cari e tutti coloro che hanno perso la propria vita in nome di quegli ideali.
      Siate l’eco di ciò che i nostri cari ci hanno tramandato.
      Per questo mi rivolgo ai genitori, agli insegnanti e a tutti coloro che hanno a cuore la vostra crescita e la vostra formazione.
      Indirizzate fin da piccoli i ragazzi alla bellezza delle cose.
      Un animo puro che si appresta alla vita con orgoglio, stupore e che sa cogliere fin dal principio la bellezza di tutto ciò che lo circonda sarà da adulto, la guida che tutti vorremmo avere al nostro fianco.
      Così come per noi lo è stato il nostro amato papà.
      Lui non è più tra noi, ma è comunque presente e indirizza costantemente i nostri passi. Possiate dunque voi essere “portatori di memoria” e punto di riferimento per le generazioni che verranno».

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      'Ndrangheta · reggio calabria

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