Tutti gli articoli di Società
PHOTO
«Voi qui vivete in un posto pazzesco. Ma come fate voi che avete questo mare e questo Stretto meravigliosi, quei ficus centenari, ma come si fa a non orientare da lì la ricerca della bellezza di qualcosa che ti fa anche tribolare probabilmente ma che è straordinario. È da questo mare che bisognerebbe partire metaforicamente parlando ma non solo per diventare dei cacciatori di orizzonti».
Il teatro Cilea di Reggio Calabria ha ospitato uno spettacolo straordinario che ha registrato il tutto esaurito, con il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet come protagonista. Un evento che ha attratto un pubblico eterogeneo, desideroso di riflessioni profonde e stimolanti su temi di grande attualità.
Nel corso della serata, Crepet ha deliziato i presenti con un’interessante dissertazione sulla bellezza in senso filosofico, descrivendo quest’ultima non solo come un elemento estetico, ma anche come una fonte di ispirazione e crescita personale. La bellezza, secondo Crepet, ha il potere di aprire le menti e i cuori, di connettere le persone tra loro e di arricchire l’esperienza umana. Attraverso il suo linguaggio evocativo e le numerose citazioni da opere letterarie e filosofiche, ha invitato il pubblico a riscoprire il valore della bellezza nella vita quotidiana e come strumento per affrontare le difficoltà.

«Come fate voi che avete i Bronzi di Riace che sono tra le sculture più straordinarie mai partorite dall’umanità a non usare quelle per spiegare che a quello bisogna tendere, ovvero, non solo bellezza infinita ma vuol dire anche capacità perché chi le ha fatte non era qualcuno che aveva imparato qualcosa on line. Per fare quelle statue sai quanti ne avranno buttati via prima che venisse quello buono. E allora mi domanda perché loro potevano fare cose straordinarie e noi dobbiamo stare sul divano a fare un accidente di niente? Perché l’ignavia è diventata una possibilità?».
Uno dei punti salienti del suo intervento è stata la critica all’educazione contemporanea dei giovani, troppo spesso oppressa dalla presenza iperattiva di genitori che, con le migliori intenzioni, tendono a viziare e coccolare i propri figli. Crepet ha sottolineato come questa forma di protezione eccessiva possa portare a una mancanza di resilienza nei ragazzi, ostacolando lo sviluppo di competenze fondamentali per affrontare le sfide della vita. Ha esortato i genitori a riflettere sul loro ruolo e a favorire un’educazione che stimoli l’autonomia e la capacità di affrontare le difficoltà.
«I genitori devono stare fuori dalla scuola». Nel suo intervento, Crepet ha dedicato un’importante riflessione anche al ruolo della scuola. Ha evidenziato come l’istruzione debba evolvere per rispondere alle nuove esigenze della società moderna, promuovendo non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche lo sviluppo del pensiero critico e della creatività. La scuola, secondo il sociologo, deve essere un luogo dove i giovani possano esplorare le proprie passioni e talenti, ma anche essere educati alla vita normale. «Non cerco il vostro consenso», ha ribadito Crepet che ha anche affrontato un tema di grande rilevanza: i rischi legati all’intelligenza artificiale. Ha sottolineato come, sebbene la tecnologia possa offrire opportunità straordinarie, ci sono anche insidie da non sottovalutare. La pedagogia digitale e la formazione devono essere ripensate in un contesto in cui l’umanità deve sempre rimanere al centro della propria evoluzione, evitando che le macchine e l’IA possano farci perdere di vista la nostra essenza e la nostra capacità di relazionarci.
L’evento al Teatro Cilea si è concluso con un caloroso applauso e una riflessione collettiva. «Bisogna smettere di sognare solo dopo morti». Paolo Crepet ha saputo catturare l’attenzione del pubblico, stimolando un dibattito su temi cruciali e lasciando un’impronta profonda nelle menti e nei cuori di tutti i presenti. Un’esperienza che ha dimostrato quanto sia importante interrogarsi sulla bellezza, sull’educazione e sul futuro in un’epoca di rapidi cambiamenti.

